Classifica ricca e morale in aumento. Come l’alta pressione dopo un temporale. E pensando alla scorsa annata, altro che fulmini e saette mi vengono in mente. Comunque, per adesso la nottata parrebbe trascorsa. Non dico che è proprio questo il mondo che vorrei, ma credo ci assomigli molto.
Nel frattempo, finite le ferie e spento anche il loro ultimo ricordo, la malinconia ha invaso nuovamente i nostri pomeriggi mentre la vita è tornata pian pianino alla normalità. E puntualissima è ricomparsa anche la voglia di essere "altrove". Voglia che piano piano si era un po’ sopita nelle lunghe giornate estive. O forse era soltanto la nostra coscienza che tentava di auto-convincersene. Adesso niente più "sprizzi" al Campari in riva al mare, niente più foto in costume da pubblicare su Instagram, niente più colletti di polo tirati su a barbagianni. Nel naso, brutte scorie di raffreddori hanno già preso il posto dell’odore delle creme solari. Abbiamo smesso anche di controllare le previsione del tempo: tanto, piova o sia bello, sempre al lavoro dobbiamo stare. Finita l’estate, ricominciano le rogne: la macchina da cambiare, il sopralluogo della caldaia, i libri di scuola. Ho proprio paura che le ferie non servano per riposarci dalle fatiche dall’anno appena trascorso, ma solo a prepararci un po’ alla meglio a ciò che ci aspetterà dopo. Tipo una specie di pagamento anticipato, o roba del genere. Ottobre non è ancora arrivato ma la riga del costume non si vede già quasi più, segno che quella bel colorito marroncino chiaro "protezione zero", acquisito con grandi fatiche sotto il sole di agosto, sta velocemente scomparendo. Così come le magliette a mezze maniche dai nostri cassetti. Che questa mattina c’erano e adesso non ci sono più. Imprigionate in brutte scatole di plastica colorata o dentro sterili sacchetti sottovuoto e sostituite da maglioncini di lana e felpe col cappuccio, che al solo pensiero mi viene di girare a manetta la manovella del climatizzatore dell’auto (che, essendo da cambiare, non funziona). La nebbia al mattino è tornata a ricoprire le campagne, dividendo il cielo tra il "mondo di sopra" ed il "mondo di sotto". E nel mare bianco e vaporoso del giorno che nasce, cucuzzoli di colline colme di uva e cacciatori tentano disperatamente di emergere, come a voler respirare un po’ di aria pura prima di affogare. Nelle case, le finestre tornano a chiudersi un po’ prima di cena e la luce di cucina sta accesa qualche ora in più.
Comincia inesorabile il rito del cambio di panni, con la solita, noiosa, sacralità. Normalmente l’operazione comincia di sabato. Subito dopo il suono della sveglia. Che è suonata soltanto perché è stata programmata male. D’altra parte, quando la tecnologia cade nelle mani sbagliate (vedi Arabi e Nord Coreani), i danni sono terrificanti. Decidi di uscire a fare due passi nell’aria fresca dell’alba, momento nel quale i dubbi prendono il sopravvento sulle certezze del tramonto, perché da qualche parte hai letto che muoversi a digiuno fa dimagrire (e pensandoci bene non mi pare poi una così grande scoperta) ma una volta in strada ti ritrovi solo come Will Smith in "Io sono leggenda". Scuoti la testa e rientri in fretta con la sensazione di essere inseguito da uno zombie. Appena chiusa la porta di casa però, comincia il balletto. Pensi: "Prima faccio colazione e poi comincio il cambio dell’armadio". Ma al settimo taralluccio hai già cambiato idea sette volte (una per biscotto). Improvvisi con te stesso: "Dai, arrivo un minuto alla Coop, metto la benzina e poi comincio davvero". E sei talmente convinto della tua intenzione che, incrociando il vicino sul pianerottolo, avverti immediatamente il bisogno di confidargli il tuo intento, come a voler cercare nella sua voce un minimo di conforto o approvazione. E immancabilmente lui risponde: -!Io l’ho fatto ieri". E tu vorresti strozzarlo.
Chissà perché, parlando di queste cose, si scopre sempre che gli altri l’hanno già fatte. Come cavarsi il dente del giudizio, rinnovare la patente di guida o stropicciare quella dell’ultimo piano. "Ma cosa hai già fatto?", ti chiedi. Se fino a ieri c’erano 40 gradi e ci dava noia anche la pelle? Ma poi ricordi che hai troppe cose da fare e che il lunedì arriva in fretta, quindi saluti e te ne vai, verso quella che ha tutto l’aria di essere l’ultima mezz’ora di libertà del condannato. Di ritorno dal giro di compere, durante le quali ti sei persino fermato a guardare la vetrina del macellaio, osservi il quadrante dell’orologio e decreti che essendo già le 10.30, prima sarà bene fare pranzo (…). Soddisfatto ed in pace con te stesso, ti butti sul divano tipo giacchetto e scorri tutti i mille canali di Sky, impallandoti a riguardare per la 16° volta "Il ciclone", nel punto in cui Levante, accorrendo alla stazione, si ritrova a pregare un anziano di non partire. Ricevendo in tutta risposta: "Va ia va ia, tu sei tutto scemo". Quasi scosso da quelle parole, decidi che non puoi più rimandare. Pena non poter andare a Carrara l’indomani. Entri in camera con passo svelto e raggiungi rapidamente l’armadio, fermandoti a fissare l’interno con i pugni sui fianchi: sembri Mussolini sul balcone di Piazza Venezia. "Me ne frego. O sia fa il cambio o si muore!", gridi al gatto che sonnecchia sul tappeto. Anche perché, se disgraziatamente torna l’altra metà del letto e vede che non hai ancora fatto niente, si trasforma in qualcosa di brutto brutto che i licantropi di Twilight le fanno un baffo (non che i vampiri siano meglio, ma questa similitudine la conserverei per quando ti chiederà il bancomat). Come un freddo calcolatore, decidi di operare con metodo: a) butto via la roba vecchia; B) libero le scatole dai panni pesanti; c) butto via la roba invernale che non ho avuto il coraggio (o la voglia) di gettare la scorsa primavera; d) libero le scatole; e) le riempio con la roba estiva; F) ripongo i maglioni nei cassetti; G) esco a comprare il biglietto per Carrara. Tutto ti pare perfetto. Cominci a lavorare, ma alla seconda maglietta capisci che la voce della lettera G ha già cominciato a scalare la classifica, e, in men che non si dica, ha già raggiunto la vetta. Lesto lesto rovesci il contenuto della scatola dei golf sul letto, prima di sversarci dentro a casaccio i panni del cassetto, in modo da velocizzare al massimo i punti A, B e C. Poi, saltandoci sopra come con le valige a fine vacanza, tenti di comprimere all’interno del cassetto anni e anni di maglioni di lana, arrivando a stiparci panni per tre o quattro volte il suo volume. Soddisfatto, ti guardi in giro e ti senti finalmente appagato. Ignorando il fatto che prima o tardi quel cassetto esploderà, spargendo brandelli di stoffa per tutta la camera. Ma tu non hai tempo per pensare. E poi perché fasciarsi la testa prima di rompersela? Anche se a questo giro sai già che te la romperai. Oh sì, caro bello. Anzi, te la romperà lei non appena se ne accorge.
Domani è un altro giorno, pensi. Si vedrà. E ti fiondi ad acquistare il biglietto, perché domenica sta arrivando e i sogni non aspettano.
Carrarese - Siena: sarebbe l’ora di vendicare le figuracce degli ultimi anni e tornare ad espugnare uno stadio, il cui pensiero mi riporta a maxischermi e partite su Rai Sport. Perché non so bene come fece tanti anni fa la Robur ad arrivare in Serie B, ma sicuramente vincere a Carrara fu il primo segnale di un vento che stava finalmente iniziando a soffiare dalla parte giusta.
Tutti insieme uniti avanzeremo.
Mirko
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