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venerdì 15 settembre 2017

Domani comincia la scuola

Domani comincia la scuola, quindi questa sera poche storie e a letto presto. Niente tv, niente telefono, niente playstation. Il foglio bianco di fronte a me, illuminato soltanto da un filo di luce soffusa, sfuggita ad un sole calante ed entrata di soppiatto dalla serranda ammezzata.
Pronta a scontrarsi con minuscole particelle di polvere gialla per diffondere nell’ambiente quell’impalpabile nebulosità surreale.

Settembre: annuale crocevia fra estate e autunno, ci regala ancora qualche scampolo di serenità. Giocavamo con il Gavorrano in Serie D e iniziavi le medie. Giocheremo con il Gavorrano in Lega Pro e varcherai la soglia di un istituto tecnico. Sei tre anni più grande. Sono tre anni più vecchio. Niente si crea, niente si distrugge: tutto si trasforma.
La scuola superiore è arrivata: soltanto il nome mi fa paura. Ma forse intimorisce più me che te. Come tutte le cose viste da fuori. Eppure la fine delle medie sembrava lontanissima nel 2003, durante quelle lunghe serate di aprile, passate in ospedale fra pannolini e biberon, mentre lentamente i tuoi occhi si abituavano al mondo ed il Siena volava in testa alla classifica della Serie B. Dimmi, cosa si prova a nascere e andare in Serie A? Cosa si prova a girare per l’Italia e poter rispondere a tutti “tifo per il Siena”, senza ricevere in cambio soltanto sguardi perplessi e sorrisi di circostanza? Domani mattina, spegnendo la sveglia, capirai come ci sente ad addormentarsi alunno e svegliarsi studente (toh, guarda che rima, sembro quel Fedez che piace tanto a te). Finalmente andrai a scuola con il tram e il bacio me lo manderai sull’uscio di casa. In auto da solo, mi mancherai. Non è più tempo di coccole in pubblico, l’ho capito da tempo, sai? Un ombra di baffi sopra alla bocca mi ricorda che le lancette dell’orologio girano sempre veloci. Orologio che rimettevo di continuo, quando dovevi mangiare ogni quattro ore e giorno e notte si mischiavano in un’unica corsa a ostacoli senza fine.
Nascendo non mi hai reso migliore e forse nemmeno felice. Nascendo mi hai semplicemente salvato, indicandomi una via da seguire dopo tanto girovagare. Per questo te ne sarà sempre grato.
Non ricordo di preciso quando sei stato concepito. Posso solo immaginare il come. Non so dirti se quella sera con tua madre finimmo per fare del buon sesso o invece fu una cosa rapida nel bagno di un locale. Eravamo giovani ed era estate. Forse fu soltanto un modo di fare “la pace” dopo una litigata oppure una coccola finita male. Non lo so, so soltanto che dopo nove mesi sei arrivato te. E adesso che fai? Non arrossisci più, nemmeno se parlo di sesso. Domani uscendo di casa capirai che è giunto il momento di saltare il fosso e abbandonare per sempre quel mondo che finora ti ha coccolato, protetto e difeso. Forse, scavalcandolo, ti sentirai solo per un attimo. E guardandoti intorno non mi vedrai seduto accanto a te come quel giorno in prima elementare. No, domani non mi faranno entrare: sembrerei un bidello. Anche se sarebbe un sogno venire a suonarti la campanella dell’ultimo giorno di scuola, soltanto per vedere la felicità dipinta sul tuo volto. Volto che per fortuna, non ha preso niente del mio.
Con l’inizio della scuola ti farai dei nuovi amici. Alcuni li chiamerai per nome, altri per cognome. Io ho sempre odiato chiamare per cognome: se puoi, cerca di evitarlo anche tu. E i compagni delle superiori ti rimarranno dentro per tutta la vita. A tal punto che a quarant’anni ti ricorderai ancora i loro nomi in ordine alfabetico, come nell’elenco del registro. E lo ripeterai a tuo figlio tipo una filastrocca o una formazione della Robur: Fortin, Martinelli, Radice… Proverai a fumare. Oh sì che lo farai e, ti prego, non lo negare adesso. Tanto lo sai anche te che è così. Altrimenti ti filmo, per fartelo rivedere magari quando ti sorprenderò in bagno a lavarti i denti alle 5 di pomeriggio. E dopo aver provato starà a te scegliere se smettere o continuare. Perché le mie parole all’improvviso ti sembreranno pesanti e severe, come un cartellino rosso al secondo minuto del primo tempo. Col tempo incontrerai un sacco di gente. Amici, ragazze, infami. E un mucchio di situazioni. Bacco, tabacco e venere. A volte ti sentirai invincibile, pensando al suo sguardo, al suo sorriso o al suo profumo. E magari passando in corridoio avvertirai uno strano formicolio alla pancia guardando la moretta di seconda B. Non sarà influenza quella. Si chiama in un altro modo; ma lo scoprirai da solo. Altre invece lo stomaco sarà così pesante e la testa così vuota, che tutto sembrerà sfuocato e senza senso. Il battito del cuore ti parrà flebile e stonato e lei non ci sarà più vicino a te. Saranno quelli i giorni in cui sarà più difficile comprenderti. E te ne rimarrai chiuso in camera da solo ad ascoltare la musica con le tue cuffie nere. Convinto per un instante di poter sconfiggere la tristezza con le canzoni e chiudere fuori quel mondo amaro e ostile.
Mi dissero un giorno che vivere è come andare in bicicletta: occorre muoversi per rimanere in equilibrio. Ricordo ancora i tuoi occhi quando ricevesti la prima bici. Perché il futuro sembra tanto distante quanto sei felice? Adesso so che, prima o poi, busserai alla porta di camera per chiedermi qualcosa. E le parole ti moriranno in bocca. Ne avrai già parlato con tua madre, ma, guardandomi negli occhi, ti sembrerà lo stesso impossibile staccare le labbra. E strusciando i piedi nudi sul pavimento freddo, raccoglierai dentro di te tutte quelle forze necessarie per chiedermi: “Mi compri il motorino?”. E tua madre dalla cucina tratterrà il respiro, in attesa di una risposta (che avrà concordato con me da settimane, ma questo tu non dovresti saperlo). Arriverà la discoteca e la voglia di libertà. I libri ti sembreranno soltanto un inutile freno alle tue smanie di trasgressione.
Domani mattina varcando quella soglia capirai cosa significa diventare grande. E a me si inumidiranno gli occhi osservandoti camminare lungo il marciapiede. Ma forse sarà soltanto un po’ di allergia... Al tempo che passa.

Gavorrano - Siena: lanciati nella folle corsa della ricerca della felicità, giungiamo alla quarta tappa del nostro cammino con cuore gonfio di orgoglio e lo spirito fiero dei secondi in classifica. Nella settimana della riapertura della scuole, un augurio sincero a tutti i ragazzi di Siena nati nel 2003, che domani, senza preavviso o istruzioni, entreranno nell’adolescenza. E dovranno escogitare con il babbo una scusa ragionevole per estorcere alla mamma il permesso di andare a Grosseto domenica sera, a tifare come sempre la Robur! Adesso più forte che mai.

Tutti insieme uniti avanzeremo.


Mirko

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