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mercoledì 22 febbraio 2017

La cassa automatica

Il cielo sulla strada del ritorno è una coperta di velluto scuro gettata sul mondo, impreziosita qua e là da piccoli ricami dorati a forma di stella.
Appena oltre i finestrini, la terra pare inghiottita da un’oscurità famelica, che avvolge le cose rubandole i contorni. Da qualche parte, là in alto, una mezzaluna svogliata illumina fiocamente l’impalpabilità dell’orizzonte, fatto della stessa materia dei sogni infranti.

In mezzo alla campagna invasa da mille specie di alberi in fila, il cono di luce azzurrognola dei fari di un’auto squarcia per qualche istante il buio immobile della notte, il quale, come offeso da tanta impertinenza, cerca di ghermirle le ruote posteriori, richiudendosi su di lei come una ghigliottina. A testimonianza dell’affronto, tuttavia, due piccole lucine rosse brillano sfocate per diversi secondi, mentre la domenica piano piano sfiorisce e una nuova settimana si appresta a cominciare, nell’interminabile ripetersi del tempo che passa.
Dentro la testa dell’uomo al volante il suono fastidioso del triplice fischio con il quale l’arbitro ha posto fine all’odierna partita della Robur ronza indisturbato, come api sopra ad un prato di margherite. Nonostante la gola secca e lo stomaco vuoto, non ha nessuna voglia di fermarsi a mangiare. L’unico obiettivo è arrivare a casa nel più breve tempo possibile e chiuderla una volta per sempre con il calcio, la Robur e le trasferte; almeno per oggi. Il telefonino lampeggia ma forse è meglio ignorarlo; almeno per il momento.
D’improvviso la certezza che da qualche secondo premeva per uscire, viene finalmente a galla, disegnando una lunga serie di cerchi concentrici sulla superficie liscia e opaca della sua coscienza: "Il Siena è morto. W il Siena". Il pensiero prende forma e, quasi fosse fatto di materia, inizia a pesare. Nello scandire quelle sette parole, il conducente dell’auto si scopre improvvisamente stanco. Con lo sguardo fisso sul niente, immerso in un silenzio terapeutico, costruito con il solo scopo di non pensare, l’uomo al volante lascia che sia il rumore ovattato del motore ad accompagnare i suoi ragionamenti.
Non ci sono canzoni questa sera a fargli compagnia. Partendo da Pistoia subito dopo il novantesimo, ha provato a lasciarsi alle spalle una sconfitta bruciante, l’ennesima, che in cuor suo sa già, farà male soltanto ai tifosi. Adesso, ancora scosso dall’ennesimo tonfo, punta dritto verso casa con il morale a terra e l’animo graffiato. La mutazione della frustrazione in rassegnazione è repentina, ma passa necessariamente dalla rabbia. L’uomo si conosce e sa che presto la calma apparente con la quale sta cerando di nascondere la delusione provata lascerà il posto ad un qualcosa di più intenso. Sa anche che, per fortuna, la collera durerà soltanto qualche secondo. Giusto il tempo magari di mandare un paio di sms velenosi ad un amico. Come se condividere una sofferenza potesse in qualche modo alleviarla. Poi svanirà, per far spazio alla rassegnazione di ciò che pare inevitabile.
All’altezza dell’uscita di Scandicci, l’uomo al volante aziona gli indicatori di direzione e anziché tirare dritto verso Siena, nascosta da qualche parte dietro al nero della notte, abbandona l’autostrada, avviandosi verso la stazione di pedaggio. La voce metallica della cassa automatica lo saluta col suo freddo accento da automa, ricordandogli di "inserire il denaro o la tessera", mentre sul display lampeggia la cifra da corrispondere. Ennesimo furto di un’Italia alla canna del gas.
L’uomo al volante ha voglia di parcheggiare l’auto e perdersi nella notte fiorentina. Potrebbe magari salire sulla tranvia e farsi un giro per la città, cercando di sbollire la rabbia leggendo i nomi delle fermate o osservando le facce di qualche tifoso viola deluso – anche lui – dalla sconfitta della propria squadra, quella Fiorentina tanto odiata, che adesso sembra lontana come la Terra vista da Giove. E magari per una volta mal comune potrebbe essere mezzo gaudio. Perdersi per Firenze potrebbe essere un buon sistema per non pensare al Siena. La tentazione è forte, pensa fra sé.
Dopo qualche secondo invece, rivolgendosi alla cassa automatica l’uomo, sperduto nella quiete della periferia rotta soltanto dalle sirene di un’ambulanza, inizia a parlare, accorgendosi immediatamente che farlo gli dà soddisfazione. E più parla, più si sente libero. Come uno studente al terzo shottino di rum e pera, avverte crescere dentro di sé una strana eccitazione. Calda e inebriante. Le altre macchine gli sfilano accanto senza degnarlo di uno sguardo. L’uomo aggrappato alla sua sciarpa bianconera, quasi grigia per via dell’età, stretta con violenza fino a farsi sbiancare le nocche, si sfoga...
"A Siena, del Siena non frega niente a nessuno", dice tutto d’un fiato, liberandosi finalmente di un peso, come se stesse parlando con una spogliarellista dopo essere stato mollato dalla citta. "I tifosi, quelli veri, trasversali alle mode e alle apericene, se ne stanno lì, anno dopo anno, in piedi su quei gradoni di ferro ad aspettare un treno che non ripasserà mai più. Si arrabbiano, spendono, si abbonano. Tutti gli anni ci credono. Sperano. Si convincono di far parte di un qualcosa di normale. I tifosi del Siena sono gente strana, molti di loro non hanno mai contato donne, anni o debiti. I tifosi del Siena non hanno mai contato niente. E il sistema cittadino li ha sempre trattati come tossici da contenere, con la differenza che al loro Sert il metadone si chiamava Serie C1. Quello era (ed è di nuovo, purtroppo) il loro spazio. A nulla sono valsi quindici anni di lucida follia. A nulla è valsa la Serie A, il Milan, la Juve e la Fiorentina. A nulla è valsa la Sampdoria. A nulla è valsa la ventata di libeccio portata da De Luca, che se tornasse adesso, li caccerebbe via tutti a pedate del sedere. A nulla. A nulla".
Annulla. Il sistema annulla la voglia di calcio, che era e sarà sempre confinata in un angolo della città, compresso fra sogni abbozzati e promesse disattese. Stadio, centro sportivo, programmi. Bla bla bla. La società latita e pecca di errori gravi. Nessuno parla più da mesi. Nessuno ci dice come stanno effettivamente le cose. E nel frattempo ci prende per il culo anche il giudice sportivo. La proprietà latita paurosamente, dimostrando ancora una volta di non avere la benchè minima idea di cosa sia venuta a fare a Siena. La gente si affanna a difenderla a priori, come se dovesse tutelare un qualche interesse personale.
Sabato prossimo, in uno stadio vuoto e desolato - triste come la gradinata laterale dello stadio di Pistoia - saremo costretti a giocarci una semi specie di spareggio contro una delle squadre più scarse mai viste in Lega Pro. E magari ci sta anche di non vincere! Il magone dilaga e regna sovrano. Ma i tifosi del Siena, in tutto ciò, che colpa hanno? Loro, oltre a tifare, che cos’altro dovrebbero fare?
Sulle ultime parole, una voce roca attutita dal microfono, interrompe il monologo: "Scusi, serve aiuto?", esclama l’operatore, calcando le parole con tono leggermente acido. "Sì", risponde l’uomo, sicuro: "Aiutateci! Rivogliamo il nostro caro, vecchio Siena".

Pistoiese – Siena 1 a 0: zero tiri in porta contro due traverse e rotti, una rete annullata e diverse occasioni da goal sprecate e ancora si sta a parlare dell’arbitro? Suvvia, fatemi il piacere. Il rigore non c’era? Anche il fuorigioco del Prato forse non c’era. E allora? Siamo onesti, abbiamo fatto schifo. Ancora una volta. Con l’unica certezza... che purtroppo non sarà l’ultima. Il giorno che chiederete scusa ai tifosi sarà comunque sempre troppo tardi.

Tutti insieme uniti avanzeremo.


Mirko

1 commento:

  1. Rondanini ha detto che si crea un sacco di occasioni da gol ed io credo a Rondanini.Basta con queste polemiche , Anna ha messo due milioni , se non c'era anna , anna è brava anche in cucina , questo è il calcio che piace a noi . Brava Anna ! Bravo Fede !A Barletta le cose sono andate male perchè non c'erano loro in prima persona , Brava Anna . A Recco le cose vanno male per sfortuna sennò erano primi . Me lo ha detto uno che ci capisce . Anna , anna , anna tza tza tza.A Rapallo hanno chiuso perchè l'amministrazione non voleva risistemare il campo . Brava Anna ! Questo è il calcio che piace a noi . Bravo Dolci ! Dolci ha già fatto uno squadrone per il prossimo anno . Si vincono tutte il prossimo anno , con Anna . Fede è maturato . Bravo Fede ! Sono arrivati da poci mesi diamole tempo ad Anna . Anche Pisacane il procuratore di Marotta e D'Ambrosio ha detto che Anna è brava . Brava Anna !Da quando Marotta ha avuto il ritocchino gioca meglio me lo ha detto un ex campione del mondo . Bravi tutti !

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