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venerdì 21 ottobre 2016

Il cambio dell'armadio

Ottobre: tempo di funghi, castagne e vino nuovo. Il vento riprende a soffiare un po’ più fresco tra le foglie ingiallite degli alberi, che aspettano soltanto il momento di potersi staccare dai rami e planare verso terra, prigioniere della più triste e abusata allegoria autunnale.


E pensare che soltanto fino a qualche settimana fa, il loro verde pareva immortale. Le giornata si fanno sempre più corte e la nebbia mattutina arriva a lambire anche i punti più alti del “balzanico a assai balzano” borgo senese. Ci sono albe dove dai bastioni di fortezza pare di essere sospesi sulle nuvole o arroccati su di uno scoglio, mentre la campagna giace sepolta sotto un denso strato di vapore acqueo montato a neve e i raggi del sole sembrano offuscati dal bianco del cielo, basso come il soffitto di una mansarda.
Dentro le mura domestiche, protetti dal mondo esterno da un sottile strato di vetro, è arrivata l’ora del cambio dell’armadio, inutile e dannosa operazione biennale, tanto cara alle donne quanto odiata dagli uomini. Nella hit parade delle cose noiose da fare in casa essa occupa sicuramente una posizioni di tutto rispetto nella top five, dietro solo a “passare l’aspirapolvere” e a “montare i mobili dell’Ikea il giorno stesso dell’acquisto” e a pari merito ex aequo con “svuotare la lavastoviglie”, ma solo per la sistematica quotidianità con la quale quest’ultima rottura di coglioni deve essere espletata, mentre l'unico giorno disponibile per fare il cambio è la domenica: mattina. 

La sveglia non è ancora suonata che le finestre di casa sono tutte spalancate. Non si è mai capito perché durante il cambio dei panni nell’armadio, normalmente posteggiato in camera, occorra aprire qualsiasi pertugio in grado di comunicare con l’esterno (ad eccezione del portone e dopo vedremo perché…). L’aria acerba dell’alba, trafiggendo l’appartamento da parte a parte, disegna sul lenzuolo del letto strane onde: sembra di stare nella galleria del vento di Maranello. Il naso, unica parte del corpo che fuoriesce dal caldo nido, annusa puzza di guai, mentre la coperta viene strappata via lontana da mani decise.
Al maschio alfa, sconfitto nello spirito e rassegnato nell’animo, non rimane altro che capitolare e chiudersi in bagno, unico angolino “temperato” di tutto l’appartamento. E pensare che tanti prima, sognando la vita da adulto, immaginava solo “due cuori e una capanna”. Il portone che dà sul pianerottolo delle scale, unica via per la libertà, è sprangato a dieci mandate e l’asfalto del piazzale è troppo duro per tentare il salto dalla terrazza. L’uomo di casa si sente in trappola, mentre osserva il divano del soggiorno totalmente occupato da scatole e sacchi neri: più che in casa gli pare di stare alla Caritas.
"Ma poi tutta questa roba fino a ieri, dov’era?", si lamenta a voce un po' troppo alta.
In tutta risposta, come se provenisse dal punto più buio dell’inferno, un tuono sordo e imperioso colpisce i suoi timpani: "Cheddì, dov'era! Stai a senti', oggi mi aiuti tutto il giorno a fare il cambio, tanto il Siena gioca fuori, no?".
"Una bella segona", verrebbe da rispondere all’uomo rude e forte. Ma si guarda bene dal farlo, non potendo vedere bene cosa passa per le mani della sua dolce metà (e che potrebbe arrivargli nella schiena da un momento all’altro).
"Non me lo ricordo. Ora controllo", mente, certo del fatto che la Robur giocherà nuovamente in casa.
E dopo qualche secondo di silenzio, durante il quale fa finta di cercare qualcosa su Safari, esclama: "No, gioca a Siena. Alle 18.30 col Piacenza. Ce lo fo anche a vederla, tanto da qui a stasera…".
Nemmeno il tempo di finire la frase che la replica arriva gelida e diretta: "Vediamo!".
E la questione finisce lì.
Preso da uno strano raptus di energica speranza, l’uomo barbuto e puzzolente decide di collaborare, ma lo fa come un camorrista al quale gli scissionisti hanno ucciso tutti i familiari: con astio vendicativo. "Prima o poi me la pagherai", pensa. A farne subito le spese sono le ciabatte prefertite della compagna, lasciate sbadatamente nella sua parte di armadio: gesto da prestigiatore e canestro da tre punti nel sacco nero dell'immondizia. "Tiè", pensa soddisfatto, mimando il gesto dell’ombrello davanti allo specchio. In piena euforia prestazionale esclama: "Musica, adesso occorre un po’ di musica". Sul fondo di un cassetto del comò trova un vecchio cd tutto rigato. Chissà se questo funziona, si chiede mentre aggeggia con lo stereo. Dopo qualche strano fruscio, la voce allegra del cantante dei Counting Crows attacca “Accidentally in Love”. Bene, adesso può iniziare a lavorare.
Come prima cosa, occorre spostare le magliette a manica corta per far posto a quelle a manica lunga. Osservando tutti quei capi d’abbigliamento sparsi sul letto, si sofferma a pensare che in fondo in fondo il lento passare dei mesi è sempre scandito dalle maniche, che vanno e vengono a seconda del tempo. E guardate, "ce n’è per tutte le stagioni". D’estate spariscono e il torso nudo (opzione utilizzabile dal 5 % della popolazione locale) viene coperto da orride canottiere con le spalline fine fine. Col caldo per qualche settimana nessuno si ricorda più di coprire le braccia. D’autunno si ritorna ad indossare le mezze maniche, ottime anche con la pancetta ed il pomodoro. Man di mano che il freddo avanza poi, esse si fanno lunghe lunghe, lambite da gilèt smanicati prima e coperte da piumini spessi dopo, per tornare al punto di partenza all’arrivo della primavera. Epoca nella quale il capobranco dovrà tirarsi su le maniche e riscombinare da capo tutto i cassetti, prima che il caldo opprimente lo riduca in maniche di camicia. E se durante l’inverno la sorte sarà stata benevola e di manica larga, gli ci scapperà anche di buttare via qualcosa di vecchio e spendere due soldini per rinnovare il guardaroba. Ma questo sarà un altro par di maniche.

Siena – Piacenza: a cosa nuocerà la partita di domenica prossima? Al Piacenza, speriamo! Dopo la sbornia di domenica scorsa, durante la quale abbiamo riassaporato le dolci emozioni del tempo andato, è arrivato il tempo di riprendere il cammino: a testa alta e a billo ritto, senza calcoli nè proclami. Avanti piccola Robur, adesso che ti sei ritrovata, dimostra a tutti di cosa sei capace.
 

Tutti uniti insieme avanzeremo!

Ps. Ma nel Piacenza c’è Titone? E soprattutto: ma quante Piacenze ci sono nel nostro girone?



Mirko

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