C'ho pensato parecchino prima di scrivere questo pezzo, come sempre quando mi capita di parlare del dolore dell'essere umano.
Ma poi ha prevalso un senso di protezione verso una persona buona che conosco e che nessuno sta difendendo, per cui volentieri mi espongo.
A tutti noi è capitato di guardare la morte. Non di vederla, ma di guardarla. Spaventosa, senza dubbio. "Pura, inaccessibile, avvolta in una eterna ombra solitaria, oscurità impenetrabile, intensa, impervia, immensa", per citare le parole di Battiato.
Le reazioni delle persone alla sua vista possono essere le più diverse: c'è chi fugge, chi piange, oppure chi si strappa i capelli. Insomma, siamo molto abituati a riconoscere la disperazione che accompagna la morte, forse anche come artefatta reazione per averla da anni metabolizzata in senso deviato dai telefilm americani, dai serial con il sangue finto che scorre a fiotti, dalle scene apocalittiche divenute ormai realtà da videogame.
Finisce quindi per non essere accettabile la constatazione della morte sotto forma di freddezza o quasi di indifferenza, causata dalla paura e dal dolore, dallo spavento supremo; no, ciò proprio non lo possiamo vedere, non rientrando nelle nostre conscie aspettative.
Giancarlo quella sera voleva forse staccare la spina, pensare ai cazzi propri, alla propria famiglia ed al mondo che lo circondava. La telefonata e poi l'avventura nuova, con l'ultimo saluto all'amico di una vita e collega di lavoro inchiodato sulla pietra serena, lo sguardo verso il basso, la testa probabilmente vuota, il cuore fermo. E quella reazione anomala, secondo i canoni dettati da ciò che noi definiamo "normale" e che vorremmo sdoganare per tutto e per tutti. No, in questo caso Giancarlo non piange, non si muove, non fa niente. Accettatelo.
A Siena ormai è difficile trovare un bandolo nella testa della gente, me ne sono accorto in questi giorni. Un fotogramma di un finto scoop giornalistico inizia vorticosamente a girare in rete, dove tutti noi siamo abilitati ad esporre il proprio pensiero, legittimo e logico, tranciante e libero, ma privo di contesto, di memoria, di raziocinio o di volontà di approfondimento. Il vortice gira, gira, gira. Poi si ferma. La tempesta è passata, l'eco rimane, la banca silente non favella. Manca qualcuno che riesca a raccogliere i cocci, rimetterli insieme e ragionare.
A Siena questo qualcuno prende spesso l'immagine di Daniele Magrini, che con pochi tocchi di penna riesce sul proprio blog a riportare l'attenzione verso la logica delle cose: "Utile dunque il video "ammerigano", che ha però omesso di mostrare altre immagini di altre presenze, dentro il vicolo, non spiegabili e non riconducibili a due funzionari di banca, che pure sono state mandate in onda già due anni e mezzo fa".
Eh già... il Problemone è proprio questo... Forse per incuria, forse per fare i fenomeni, o forse chissà per quale altro motivo i giornalistissimi americani non hanno capito la questione di base. Citando ancora Magrini: "Il tema non sono quelle due persone sotto il Monte dei Paschi, ma quelle due eventuali persone sopra, dentro la banca, che secondo le documentate perizie dei legali della moglie Antonella Tognazzi e della famiglia, hanno provocato la morte di David".
Ragione per cui, datemi retta: lasciamo gestire ad un uomo il proprio dolore e concentriamoci sull'aspetto più oscuro della vicenda:
QUELLE
DUE
EVENTUALI
PERSONE
SOPRA

In questi giorni nei quali si è detto/scritto praticamente di tutto trovo il suo articolo di un buon senso sconfinato.
RispondiEliminaGrazie
Luca
Prego. Starò invecchiando per avere tutto questo buon senso?
EliminaDa qualche parte ho letto che la giovinezza finisce quando il tuo calciatore preferito ha meno anni di te. Io infatti spero che Kiraly ed il suo pigiama continuino a giocare per almeno altri 10 anni..
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