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mercoledì 25 maggio 2016
Cazzotti e memoria
Ovvia, alla fine sono arrivati gli avvisi di garanzia ai contradaioli che nel caldo dopo palio dell'agosto scorso si erano fronteggiati nel Campo!
Wiatutti lo prevedeva, e purtroppo non sbagliava.
Oddio, la tempistica del loro invio ai diretti interessati stona parecchio e forse questi avvertimenti ad un mese dalla prossima carriera non possono essere semplicemente catalogati alla voce “casualità”... Si poteva e si doveva evitare, o davvero dobbiamo credere che per identificare un centinaio di persone sia stato necessario quasi un anno di lavoro?
Ma al di là di questa nota dissonante, Wiatutti non è sorpreso, tutt'altro.
Intanto perché la gestione dei due palii del 2015 da parte della macchina comunale è stata quantomeno discutibile. Ed ancora peggiore è stato l'inverno delle sanzioni disciplinari, con i contradaioli affaccendati a far di conto per capire se, tra somme di deplorazioni ed ammonizioni, la squalifica sarebbe loro toccata, oppure se si fosse salvi, con un giudice di primo grado un po' cattivello - ma neppure troppo - e quello di secondo assai più magnanimo e accondiscendente. Di fronte ad un “arbitro” così poco lucido e determinato, che sembrava non muoversi a proprio agio nel regolamento del palio, era ampiamente prevedibile, almeno per noi, che la Procura della Repubblica avvertisse la necessità di sostituirsi, quasi avocando a sé una funzione non assolta appieno dal legittimo titolare dell'irrogazione delle sanzioni paliesche.
Wiatutti, però, era certo che si arrivasse ad avvertire i singoli contradaioli coinvolti soprattutto per un altro motivo, meno legato alle contingenze delle carriere corse nel 2015. Ne era convinto perché già l'estate scorsa aveva dedicato una serie di articoli in certo qual modo premonitori, in cui aveva cercato di lanciare l'allarme (l'ennesimo) sui pericoli che corre la nostra festa, tra cui, appunto, una magistratura ordinaria sempre più protagonista ed “invasiva” nelle questioni paliesche. Che rappresenta la logica conseguenza dell'ormai compiuta (e non ancora in divenire, come ottimisticamente ritiene qualcuno) operazione di ingabbiamento di una comunità e di un rito non allineati ai dogmi della globalizzazione moderna ed alle regole calate dall'alto. Un rito, pertanto, da normalizzare e, se possibile, banalizzare il più possibile. Un rito antico, quello del palio, che è ormai antistorico per questi tempi “moderni”. Un rito da vendere e commercializzare, dove vedere qualche decina di persone che si fronteggiano e per qualche minuto si scazzottano non è più tollerabile.
E poco importa se anche quella scazzottata (non “rissa” per favore, come ormai anche i giornali senesi la definiscono, la “rissa” è proprio un'altra cosa) fa parte del rito, è ritualizzata essa stessa. E poco importa se è l'accesa passione, l'attaccamento per la propria contrada che da secoli, prima ancora che nascesse il palio nella forma attuale, “prescrive un nutrito repertorio di violenze tra gruppi contendenti, quasi funzioni rituali che fungono da elemento di coesione popolare e di naturale richiamo ad un passato tuttora condizionante”. E poco importa che questa scazzottata sia ben altro di una volgare rissa, ad eccezione forse di qualche rarissima occasione, proprio perché di prassi ha un'elevata capacità di auto-regolamentarsi, tant'è che quasi mai le conseguenze per i contendenti sono quelle della rissa vera.
No, tutte queste considerazioni non sono sufficienti. E allora eccolo servito il palio di plastica, il palio finto e addomesticato, dove certe cose non si possono fare più!
Un palio, però, sia chiaro, che proprio noi Senesi e contradaioli abbiamo supinamente accettato, quasi fosse una deriva ineluttabile. Proprio in questi giorni una voce autorevole ha affermato che i fronteggiamenti tra contrade sono da evitare al massimo, perché conferiscono all'esterno una visione distorta della festa! E allora l'intervento della magistratura ordinaria non solo è la logica conseguenza di una mentalità del genere, ma per qualcuno è forse addirittura auspicabile. Anche perché, si argomenta, la magistratura si è sempre storicamente occupata dei cazzotti palieschi. Nell'Ottocento, ad esempio, le ben più gravi zuffe dell'epoca si concludevano con processi, condanne esemplari e giorni di carcere. Ed avvisi di garanzia sono stati recapitati anche in tempi recentissimi, non appena si era andati un po' oltre. Certo, tutto ciò è vero, ma ad essere diverso, allora, era il sistema-Siena, la solidarietà tra Comune e contrade, tra le contrade stesse (consorelle?), soprattutto quando era opportuno far fronte comune, in certi momenti e su certe tematiche; e di gran lunga superiore era anche la capacità di rapportarsi con i poteri e i rappresentanti dello Stato a Siena. Ora, al più, ci si trincera dietro trite frasi del tipo: “Abbiamo piena fiducia nella magistratura, tanto il palio ha superato nei secoli qualunque avversità, di che avete paura”. Wiatutti, invece, non è così ottimista, come detto a più riprese, e invita tutti i Senesi ad alzare la testa, a non subire più certe situazioni. Perché abbiamo il timore che, dopo aver appiattito un rito antico e vivo, ma troppo poco politically correct, e quindi indigeribile per i canoni di oggi, si tenti un'operazione ancor più devastante, quella di intaccare e manipolare la memoria, il ricordo di ciò che fu, temendo che a qualche pazzo venga voglia di tornare indietro, di riavvolgere il nastro. Danno noia questi Senesi nostalgici che formano gruppi sui social, che pubblicano fotografie d'epoca e filmati del passato, che si ritrovano in contrada per vedere (o meglio rivedere per la centesima volta, ma sempre come fosse la prima) vecchi palii e spezzoni di una Siena che non esiste più, piangendoci sopra come cittini.
Ecco, anche questa operazione di cancellazione della memoria non possiamo e vogliamo accettarla. Almeno quella, lasciatecela! E siccome chi di dovere pare inadeguato a tutelarla, che siano le contrade o, forse meglio, i singoli contradaioli trasversalmente a muoversi, a farsi sentire. Magari chiedendo essi stessi la riscrittura di regole condivise, e se necessario a contribuirvi fattivamente, che delimitino meglio di oggi i confini da non superare, con sanzioni certe, oggettive e non mutevoli secondo le contingenze del momento, per chi le dovesse sgarrare. Possibilmente evitando il disturbo dei Tribunali penali...
Wiatutti, come abbiamo detto più volte chiaramente, è abbastanza pessimista sulla capacità di reazione dei Senesi del XXI° secolo, ormai assuefatti a qualunque nefandezza operata nei loro confronti. Ma se esiste ancora una possibilità, muoviamoci tutti assieme, convintamente, dimostrando quello stesso amore e passione che ci uniscono quando rievochiamo il palio e la Siena che furono. Proviamoci davvero, subito, perché forse è già troppo tardi. Con un ultimo avvertimento: la soluzione non può essere “fermiamoci un anno” come paventato in questi giorni da più parti. Perché per molti una soluzione del genere sarebbe autentica manna dal cielo; non serviamo loro su un piatto d'argento anche la giustificazione per chiudere davvero baracca e burattini.
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Non solo noi senesi siamo supini a tale normalizzazione della nostra Festa, ma siamo noi stessi che abbiamo creato tale sistema, mettendo le gestione delle cose nelle mani di fantini e cavallai ed esportando le nostre tradizioni in paliotti e feste paesane, ormai da anni, seguite da centinaia di senesi, per la voglia di apparire e di insegnare, il tutto a favore del guadagno del dio denaro del solito circuito equino- equestre... Purtroppo ormai è tardi per chiudere i cancelli, i bovi sono già scappati, e li abbiamo fatti scappare noi consapevolmente !
RispondiEliminaT & N
I Priori invece di aprire bocca dichiarando fiducia nella Magistratura o cazzate del tipo "non si può ingabbiare la festa"........dovrebbero cominciare a recepire, per poi aprire bocca e dirlo a tutti gli altri, prese di posizione nette e decise da parte delle assemblee delle Contrade.
RispondiEliminaDove si affrontino certi argomenti su cui la penso come in questo articolo.
Il Palio lo fanno le Contrade; il Comune deve essere solo l'organo imparziale che decide su alcune questioni in base alle regole che la Festa si è data da secoli.
E se il Palio lo fanno le Contrade allora lo fanno i vari popoli delle Contrade stesse che devono dire la loro in modo democratico nelle assemblee.
A quel punto la voce del Priore sarà davvero rappresentativa di un popolo e dell'opinione dello stesso; ad oggi invece molti di questi Priori quando aprono bocca mi sembrano solo tanti Ministri del Palio che dicono ciò che più conviene a chi è ben contento che certe persone occupino certi ruoli.
E così invece di rispondere alle esigenze del popolo........fanno altro.
La vera rivoluzione deve partire in ciò che è l'espressione democratica del volere del popolo.......l'ASSEMPBLEA di Contrada.
Gianluca