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giovedì 21 aprile 2016

Siamo in C1, diobbuoja


Dal cassetto della memoria oggi tiro fuori un ricordo di qualche anno fa, uno scritto che il mio amico Romolo Maggi produsse sul Muro dei tifosi, al termine di uno dei momenti più alti della nostra storia, la vittoria col Milan per 2-1, anno 2005.
Pezzo che mi fa sbellicare dalle risate ogni volta che lo rileggo. Spero capiti anche a voi.
Comunque non potrò dimenticare mai l'anno che retrocedemmo in C2 (stagione '92-'93, se non erro).
Dopo quel disastroso campionato con Vescovi alla guida, ero andato a fine luglio in vacanza in Portogallo insieme ai miei amici di università Ado e Jimbo. Eravamo poco più che ragazzini, casinisti e dediti all'alcolismo.
Ricordo che era una domenica pomeriggio afosissima e stavamo seduti sulle scale della chiesa di un paesino che si chiamava Azambuja, famoso per la produzione di poponi. Parlavamo dei dolori continui che il Siena ci dava e che al Rastrello non avremmo mai visto altro se non C2 di basso livello.
Poi entrammo in un bar per bere qualcosa e vedemmo che all'edicola accanto vendevano una Gazzetta dello Sport di 4 giorni prima.
La comprammo più per avere qualche notizia dell'Italia in generale che di altro.
A un certo punto Ado cominciò a bofonchiare bestemmie con aria eccitata e battendo i piedi tartagliava:"No no diobbuoja, no no diobbuoja". 

Poi tirò la Gazzetta per aria nel bar e corse fuori in piazza urlando a squarciagola come un matto del manicomio: "SIAMO IN C1, DIOBBUOJA SIAMO IN C1 !!!!!!!!".
Presi la Gazzetta per terra e in un trafiletto a pagina 18 lessi che il Siena era stato ripescato in C1 per il fallimento della (mi sembra) Sanremese.
Uscii anch'io urlando dal bar di Azambuja e ci abbracciammo coll'altro menomato mentale in piena piazza, sotto lo sguardo allibito di alcuni autoctoni portoghesi in canotta e sandali.
"SIAMO IN C1, SIAMO IN C1", continuavamo a ripetere saltando e urlando.
 

Domenica scorsa, dopo il gol di Cozza al Milan, ho visto Ado molte file sotto di me che urlava. Ho travolto venti persone e l'ho abbracciato.
Una volta calmatici per un attimo, solo per un attimo, il nostro sguardo s'è incrociato.
Sono convinto che anche lui avrà ripensato a quell'abbraccio di dodici anni orsono per festeggiare il fallimento della Sanremese.

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