
Una settimana fa ci lasciava Massimo, detto Il Santopadre (et alii).
Lo potrei definire un folle buono, ma tale definizione non basta assolutamente a racchiudere le tante sfaccettature del suo carattere.
Arguto, dissacrante, volutamente border line, scanzonato, ci aveva abituato sempre a pesare nel giusto modo la realtà.
Inserisco qui una lettera, del 2004, che inviò al Presidente De Luca, che più di tante parole ci mostra ciò che era.
Ciao Massimo
Mio
caro Presidente,
Mi
perdoni se Le ometto il titolo di Ingegnere (che nel mondo ce ne sono
tanti) e mi permetta di chiamarla Presidente (che della Robur ce n’è
uno solo).
Mi
ha fatto molto piacere leggere le sue calde parole di incoraggiamento
che mi ha inviato in un momento nel quale certi problemi di salute mi
impongono una sosta forzata.
Così,
gradirei che potesse venire a conoscenza di alcune mie personali
considerazioni.
Come
Lei saprà, io faccio parte di quelle atipiche persone che animano il
cosiddetto “Muro”,
con le quali condivido quella “passionaccia” che è l’amore per
la Robur,
una passione che noi viviamo 24 ore al giorno, senza soluzione di
continuità tra il giorno e la notte, una passione che per noi
battere una qualsiasi Lazio e come fare Natale e Pasqua messe insieme
e che Natale e Pasqua sono solo inutili domeniche senza Robur.
Per
gravi motivi di salute sopraggiunti all’inizio di Settembre non ho
potuto partecipare ai convivi
del Muro
cui Lei è stato presente, come non ho potuto essere presente altro
che alla partita Siena-Sampdoria
(fino ad oggi unica partita vinta dalla Robur in casa, allo stadio
del Rastrello):
sono in via di lenta guarigione e cercherò di “rimediare”
cercando di essere presente nelle prossime occasioni. Ho avuto spesso
la sensazione di portare fortuna alla nostra squadra e forse i
“ragazzi in calzoncini corti” aspettano me per tornare a vincere
ancora nella nostra terra.
Sempre
personalmente, ho già avuto gradita occasione di poterla conoscere
alcuni anni addietro, nella quale Lei già ampiamente dimostrò tutta
la sua grandezza d’animo scendendo
a brindare con noi “ragazzi della curva” dopo la decisiva ed in
certo modo anche in parte dolorosa vittoria con il “suo”
Napoli (Siena-Napoli = 2-0). In cento anni di storia mai avevo visto
in faccia un presidente del Siena, mai ero stato a fare un brindisi
insieme, e certe impressioni positive, per chi non ha più una verde
età (infatti io ho da tempo superato le 52 primavere) rimangono nel
tempo.
Da
allora tanta acqua sotto i ponti è passata, tante vicende si sono
successe, ma la mia positiva impressione di allora si è rafforzata.
Tutto
questo perché
sotto le vesti di un grande Presidente si celavano prima di tutto
quelle di un grande uomo,
perché si può anche, a fari spenti, “casualmente” (visto che il
calcio è una “azienda
atipica”
né una scienza esatta) vincere, ma il difficile è fare pubbliche
promesse e queste puntualmente mantenute prendendosi dei rischi anche
di immagine ma non solo, in momenti dove Lei e solo Lei, credeva di
poter realizzare: come la salvezza in serie B, la promozione in serie
A e la successiva permanenza nella massima serie.
Ciò,
oltre la mia personale massima stima (che può contare
relativamente), resterà non solo nella centenaria storia della Robur
ma nella storia di tutta questa mia città, Siena, della quale ne è
particolarmente ricca: così che il nome Paolo De Luca rimarrà per
sempre.
Ciò
che ci unisce è la sincera passione per questa Robur, per questo La
ringrazio personalmente di avermi fatto parte poter condividere con
Lei questo Suo nobile sogno, questo Suo progetto, che tante forti
emozioni indelebili nel tempo rimarranno nella nostra “… piccola
vita e il nostro grande cuore” come nella canzone a Lei dedicata
nel cd che spero abbia gradito.
Esperienza
di vita ci ha fatto ormai capire che esistono ormai partite che si
giocano sul campo e fuori dal campo, che non tutti hanno la nostra
stessa sincera passione della Robur, molti intorno a noi hanno
“interessi contrastanti”, che non sempre coincidono con quelli
della Robur, molti di loro soggiornano all’ombra delle loro “logge”
e non sempre vengono alla luce, ma questi hanno già perso perché
solo chi ha condiviso al 100% con Lei ha veramente vinto sul campo
della vita.
Lei
comunque vada, ci ha lasciato alcuni valori: tra questi, due tra i
più importanti: il
non avere rimpianti ed il mantenere le promesse date.
Chi
ha creduto nel suo operato ha vinto la stessa partita: come non
dimenticare ad esempio le vicende successe a giugno, quando
tutt’Italia (e tutta la
Siena che conta)
Le dava maltorto e dava la Robur già per spacciata. In quel momento
difficile, nella sua solitudine, prerogativa
del grande e del giusto,
solo Lei pubblicamente ha proclamato la sua totale innocenza poi
puntualmente confermata ed acclarata dalle autorità competenti.
Altro che mobbing,
quale danno materiale e morale avrebbe mai meritato più ampio
risarcimento?
Certo
che c’è libertà di opinione, ma chi oggi mugugna all’ombra
delle “logge”, avrebbe il sacrosanto dovere di avere memoria meno
corta e portarLe tutto il rispetto cui Lei sicuramente merita.
Concludendo,
mio caro Presidente, tenga duro e vada dritto secondo quanto le
suggerisce il suo grande cuore che comunque vada, Le farà sempre
dormire il
sonno del giusto.
_Sempre Forza Robur!_
Siena, 22 Novembre 2004
In
fede, Massimo Sicuranza
(Il
Santopadre)
non lo conoscevo, ma mi ha sempre suscitato un interesse particolare, vista la sua finezza e la sapienza nel discorrere del più e del meno. poi nutro e nutrirò sempre affetto per chi sostiene i bistrattati colori della Robur, indipendentemente dalle differenze di sesso, età, opinione, ...
RispondiEliminati sia lieve la terra, e salutaci il Presidente!
Bozzon Bridge
Rileggendo dopo tanti anni queste righe mi ritrovo con gli occgi lustri.
RispondiEliminaIrish
Avevo già questa lettera, l'amico tdf, ha provveduto quasi subito dopo la sua morte a mandarmene copia, e non posso che dargli ragione su quello che mi ha detto quando me l'ha descritta.
RispondiEliminaGrande personaggio Massimo, genio e sregolatezza, un pò orso per tanti, forse altro personaggio quando si affacciava a quella sua finestra sul mondo ma sopratutto sulla Robur.
Il rammarico mi pervade ancora e forse non mi lascerà mai, l'aver scoperto che quella persona che conoscevo da 30 anni, essendo io entrato a far parte della sua famiglia avendo sposato la cugina, si celava sotto il nome di Santopadre. Forse mi avrebbe permesso di accedere al suo mondo da quella finestra sulla Robur che lui volutamente fino in fondo ha lasciato aperta, quel suo mondo che però alla famiglia in parte aveva chiuso, e quando parlo di famiglia non mi riferisco certo a me, figura marginale di questa, ma agli altri componenti.
Oggi mi rendo conto che nessuno lo aveva capito fino in fondo, solo io potevo forse farlo, passando però da una strada diversa........sarebbe stato un modo per aiutarlo, sopratutto a non buttarsi via e non finire in semi-solitudine come poi ha fatto........SOLO IL GIORNO CHE SE N'E' ANDATO L'HO SCOPERTO (e direi quasi per caso), MA ERA TROPPO TARDI.
CIAO GENIO, SE CI STAI VEDENDO POTRAI DI CERTO VEDERE CHE STO' FACENDO DI TUTTO PER RISPETTARE QUELLO CHE VOLEVI.........ALMENO QUESTO TE LO DEVO.
Un abbraccio anche da Cinzia e dai ragazzi.
Ciao Massimo
Braccio da Montone