Ad ogni passo le tavole del pavimento si piegano sotto il mio peso, mentre dalla finestra parzialmente oscurata filtra un artiglio di luce che illumina la polvere, suddividendola in milioni di particelle. Qua dentro è facile perdere la cognizione del tempo: che ore saranno nel mondo reale? E la Robur? Tra settimini sfondati e panni lisi, capita che salti fuori un portasigarette in argento che fa tanto banda della Magliana, un paio di cappotti cammello che nemmeno De Andrè potrebbe immaginare e una scarpiera zeppa di scarpe a punta. Rimango scettico a vedere oggetti appartenuti ad un'altra epoca: eppure a qualcuno saranno piaciuti, mi dico, se sono qua! Rovistare senza un vero motivo aiuta a far trascorrere il tempo, lenisce il malumore e rilassa i nervi, alleviando quell’orribile pressione del dubbio: ma la Robur ce la farà anche oggi? Me lo chiedo e contemporaneamente lo domando ai piccioni che popolano il sottotetto, ai tarli dei cassetti e a quella coppia di topini che abitano sul fondo di una vecchia cassapanca e che ogni volta il Siena gioca in casa tornano a rosicchiare le mie certezze. La Robur scende in campo e io mi nascondo quassù, come se scoprire il risultato soltanto alla fine fosse meno stancante che vederlo crescere minuto dopo minuto.
Centinaia di chilometri mi separano da Alessandria eppure è come fossi lassù anch’io. La luce ballerina di una candela fioca, sferzata dagli spifferi di un inverno ansioso di prendere il comando delle stagioni, illumina a fatica il palmo del mio naso. Non riesco a vedere niente, ma questo buio è così rassicurante che verrebbe voglia di tuffarcisi. Da fuori arrivano i rumori di un fine settimana al tramonto, ma sembrano provenire da un'altra dimensione, come se le cose umane non mi appartenessero più. Improvvisamente, una serie di starnuti rompono il silenzio: prima o poi dovrò decidere di entrare quassù con ramazza e spazzolone e far pulito di tutto questo ciarpame. In fondo alla stanza, nel punto in cui il tetto scende ripido verso il pavimento, un vecchio baule di noce mi guarda dall’alto delle sue serrature in ottone, quasi volesse invitarmi a sollevare il coperchio per sbirciare all’interno. Forse là dentro ci sono tutte le risposte alle domande che da troppo tempo mi ripeto. E la Robur? La Robur? La Robur? Come unito da un invisibile filo di lana, so che lassù al nord i bianconeri stanno vincendo. Non conosco il motivo della mia certezza: lo so e basta. Ma è un consapevolezza effimera, sospesa fra illusione e speranza. Eppure basta questo a farmi salire dai bassifondi dello stomaco una ventata di calda euforia. Non è molto, ma per adesso mi basta e poi "fintanto che sei qui posso dirmi vivo" cantava qualcuno.
Riesumo questa frase da un punto indefinito della mia memoria, mentre sollevo il pesante coperchio della cassapanca. All’interno, libri sgualciti, vecchi vinili e musicassette. Ne afferro una e leggo con stupore i titoli delle canzoni ordinatamente riportati con una diligente calligrafia blu, mentre sulla costola la scritta "Italiane Varie" ne anticipa il contenuto. Su di un lato un artista, sull’altro una serie di canzoni registrate dalla radio. La prima è "Tutti i miei sbagli" dei Subsonica. Sorrido. Sì, la Robur sta veramente vincendo, adesso ne sono certo. I problemi però sono e rimarranno tutti gli sbagli commessi in casa! E quelli - come un tatuaggio fatto da ubriaco - mica li puoi cancellare.
Belli quei pomeriggi passati sul letto con lo stereo a cassette sulle gambe ad aspettare che mettessero quel pezzo nuovo che piaceva a tutti. E chi se ne frega se sopra alla canzone ci veniva anche un po’ di pubblicità e la voce del dj. La musica prima di google e you tube andava aspettata, e i testi delle canzoni per essere ricantate ai concerti dovevano essere imparati rigorosamente a memoria, ad eccezione di quelli riportati sulle pagine finali del TV Sorrisi e Canzoni. Pagine che ritagliavo e appiccicavo sul mio diario, che dovrebbe essere quassù da qualche parte, tra elettrodomestici rotti e secchi di vernice ormai secca.
Riemergo a fatica dai miei pensieri e nella penombra osservo le lancette dell’orologio. Chissà se nei sogni il tempo scorre con la stessa velocità. Fuori è notte e la partita dovrebbe essere finita da un pezzo. La cassetta è ancora saldamente stretta fra le mie dita. Il Lato A ed il Lato B. Anche la Robur quest’anno mi sembra una musicassetta. Nel Lato A ci sono le 7 vittorie esterne, figlie di bel gioco e voglia di vincere, accompagnate da 22 punti raccolti. Relegate in quello B invece, albergano le delusioni parenti delle troppo partite casalinghe prive di senso, nelle quali ansia, paura e rabbia troppe volte hanno preso il sopravvento, riportandoci all’avvilente dimensione di squadra mediocre. 7 giorni per sperare e 7 giorni per disperarci. Incredibilmente, la mano che crea è sempre la stessa che distrugge e che una settimana esalta e quella dopo schiaccia. Fermo in mezzo alla soffitta, aspetto che una vecchia radio scassata gracchi il risultato della Robur, per registrare questa ennesima scorribanda esterna. Dubbioso, mi chiedo perché lontano da Siena sia tutto così facile. Il Siena ha vinto. E facendolo, mi trovo naturalmente a pensare a questa nuova vittoria coniugando la frase in prima persona plurale, perché le vittorie hanno sempre il potere di unire, mentre le sconfitte dividono. Vorrei poter fermare il tempo e restare sempre quassù, tra ricordi e lati A. Vorrei dimenticare i lati B di questa assurda stagione, ancora così giovane eppure già troppo viziata da situazioni assurde ed emozioni contrastanti. Vorrei prendermela con il cielo, con la sfortuna e con gli avversari. Ma so che non sarebbe nè giusto nè corretto. Come la tela di Penelope, quello che costruiamo di giorno, lo distruggiamo la notte, permettendo che la melodia del Lato A venga sistematicamente ammutolita dal fastidioso rumore di quello B. Eppure per una sera mi sento felice lo stesso: che volete fare, se il Siena vince anche di un lunedì è possibile trovare il lato positivo.
Alessandria - Robur Siena: 1 a 3. Che meraviglia! Fuori casa non ci fermano nemmeno i caschi blu dell’ONU! Diamo a Cesarini quel che è di Cesarini e a Guidone quel che è di Guidone: bravi ragazzi! Ora ve lo posso dire: vi vogliamo così! Ma farne due di fila fuori, mai? Non voglio più giocare a Siena per tutta la stagione: sono anche pronto a sacrificare il mio abbonamento! Arrigoni titolare inamovibile, nei secoli dei secoli!
Che bello è, quando esco di casa (per andare in trasferta…).
Alessandria - Robur Siena: 1 a 3. Che meraviglia! Fuori casa non ci fermano nemmeno i caschi blu dell’ONU! Diamo a Cesarini quel che è di Cesarini e a Guidone quel che è di Guidone: bravi ragazzi! Ora ve lo posso dire: vi vogliamo così! Ma farne due di fila fuori, mai? Non voglio più giocare a Siena per tutta la stagione: sono anche pronto a sacrificare il mio abbonamento! Arrigoni titolare inamovibile, nei secoli dei secoli!
Che bello è, quando esco di casa (per andare in trasferta…).
Mirko
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