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martedì 25 settembre 2018

L'affare Antonveneta? Il "delitto perfetto" del Monte dei Paschi di Siena

Riceviamo e pubblichiamo.
Al-Mutanabbi ha più che opportunamente riportato all'attenzione dell'opinione pubblica l'affaire Antonveneta, il cavallo di Troia utilizzato per destrutturare il Monte dei Paschi, il gioiello di Siena.
L'inchiesta della Procura senese, annunciata da perquisizioni a tappeto a destra e a manca e proseguita con interrogatori fiume di una marea di indagati eccellenti, prometteva uno sconquasso del Sistema che aveva sgovernato il Monte. Amaramente, invece, dobbiamo constatare che a quasi undici anni da quell'acquisizione la mole enorme della montagna accusatoria ha partorito il classico topolino, lasciando insoluta una miriade di punti interrogativi. 
I giornali di tutto il mondo per per giorni e giorni hanno pubblicato titoloni a nove colonne sul dramma Monte e su Siena, la bella addormentata nei grovigli del potere, ma la stragrande maggioranza dei media ha sorvolato sulle responsabilità di alcuni attori che il fascicolo penale metteva in evidenza. 
Passato il momento degli strilli di cronaca è subentrato un silenzio cifrato, ideale custode dei segreti inconfessabili della banca di Siena, che presto verranno definitivamene sepolti dal grande "benefattore" che raccoglierà, gratis o poco di più, quel poco che resterà delle spoglie di Rocca Salimbeni una volta terminate "Le Grandi Purghe Senesi" in corso. 
Eppure le macerie provocate al Monte da quel terremoto sono ancora sotto gli occhi di tutti. 18 miliardi di euro buttati via per l'acquisto di Antonveneta, oltre 20 miliardi di aumenti di capitale serviti solo per prolungare la sua agonia, 3,9 miliardi versati dallo Stato per l'ingresso nel capitale sociale più 1,5 "regalati" alla banca per permetterle di rimborsare le obbligazioni subordinate Antonveneta elargite surrettiziamente ai risparmiatori retail, onde evitare un'infinità di cause.
Ma, terribile, il buco nero che ha drenato il Monte, la Fondazione e mezza Siena ha preteso anche il sacrificio di una vita umana, colpa orrenda che mai potrà venire perdonata al Sistema Siena. 
Dei tanti scandali, uno in particlare continua ad essere pervicacemente taciuto. Bankitalia aveva tutti gli elementi per valutare gli effetti nefasti dell'acquisizione Antonveneta sul Monte, eppure diede il suo assenso. Perché? Mi limito a citare ciò che Anna Maria Tarantola, all'epoca Capo della Vigilanza di Bankit, candidamente riferì ai magistrati del colloquio avuto con i vertici di Mps, alla presenza di Mario Draghi: "Ci raccomandammo con i vertici di Mps di fare per bene l’acquisizione". Un affare da 18 miliardi di euro trattato con i consigli della nonna!
E i responsabili? Ad oggi si può parlare solo di presunti responsabili, tenuto conto che il verdetto del processo di Siena che aveva condannato Mussari, Vigni e Baldassarri a tre anni e sei mesi di reclusione è stato ribaltato dal processo d'Appello di Firenze.
Rimane aperto il processo di Milano, ma il tempo passa e la prescrizione sta attendendo a braccia aperte i suoi eletti.
Il quadro è desolante e, quel che è peggio, si sta cercando di seppellire quella vicenda sotto un sarcofago impenetrabile di omertà e depistaggi per eliminarne la memoria collettiva. Nell'indifferenza pure degli esponenti di Lega e M5Stelle, fustigatori fino a ieri del malcostume montepaschino, mentre ora che sono arrivati nella stanza dei bottoni pare abbiano cancellato dall' agenda la pratica Monte Paschi. La domanda sorge spontanea: "Vuolsi così colà dove si puote?".
Su chi comandi davvero il gioco, il Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia Democratico Gioele Magaldi sembra avere le idee chiare. Il super esperto del ramo "loggioni" punta il dito in primis contro Mario Draghi, definito "Fratello massone Contro Iniziato" e animatore di varie "Ur-lodges (termine che indica una superloggia sovranazionale)". 
Spiega Magaldi che "in realtà, se c'è un massone implicato fino al collo nella vicenda, quello è proprio il Venerabilissimo Maestro Mario Draghi, governatore di quella Banca d'Italia che tutto fece tranne che intervenire energicamente al tempo della strana acquisizione di Banca AntonVeneta da parte del Monte dei Paschi di Siena".
Quel Draghi, ex uomo di punta di Goldman Sachs in Europa, promosso al prestigioso incarico di capo della Bce dopo la "svista" su Siena, o forse proprio grazie a quella sbadataggine (?). Chissà perché immantinente mi sovviene che anche l'avvocato Mussari venne premiato - addirittura con un'elezione per acclamazione - con la presidenza dell'ABI a soli due anni e mezzo dal suo memorabile acquisto a scatola chiusa.
Mi auguro che Siena - la Città dei tre Palii - trovi il tempo di dedicare un giorno dell'anno a perpetua memoria della tragedia Antonveneta.

Marco Sbarra


P.S. Io, mio malgrado, sono stato investito da un effetto collaterale della vicenda Antonveneta. Ne parlerò una prossima volta.
N.B. Le citazioni del Gran Maestro Gioele Magaldi sono tratte
dal sito web del Grande Oriente d'Italia Democratico.

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