Il canale youtube di wiatutti!

venerdì 23 novembre 2018

Madda 36

Il grosso cellulare ultramoderno dal nome impronunciabile, distrattamente abbandonato in un angolo della grande scrivania di legno, s’illuminò di colpo diffondendo nel silenzio della sera le note inconfondibili di una vecchia e famosa canzone. Il ragazzo seduto all’altro capo del tavolo distolse per un secondo lo sguardo dal monitor del suo computer, girando automaticamente la testa verso la fonte del suono. E, senza pensarci, sorrise.
Qualcuno racconta che la canzone "Heroes", scritta da David Bowie durante il suo lungo soggiorno berlinese di fine anni '70, sia stata pensata dall’autore mentre dalla finestra dello studio di registrazione osservava tutti i giorni due ragazzi, uno della Germania Est e una della metà occidentale, baciarsi di nascosto all’ombra del muro, prima di salutarsi e ritornare ognuno al proprio mondo. Ovest e Oriente divisi da chilometri di grigio cemento e uniti da un bacio. Nel mezzo due eroi, soli contro la follia dell’uomo evoluto. 
In realtà nessuno sa dove finisca la storia e cominci la leggenda, ma nonostante ciò al ragazzo del computer piaceva questa versione e poco gli importava se non fosse vera. Ruotando il polso in senso orario, osservò le lancette del piccolo quadrante di metallo del suo orologio e con disgusto notò che erano ancora le 18 di un pigro pomeriggio di metà novembre. "È solo mercoledì e sono già stanco", pensò spostando il mouse di quel tanto che gli permettesse di aprire una nuova pagina di Explorer. "E poi tra un po’ il Siena giocherà e io non potrò correre allo stadio". Appena nascosta dal cinturino dell’orologio, fece capolino dal polsino rigido della camicia il tatuaggio di una scritta in corsivo, che spiccava sulla bianca pelle dell’avambraccio come una strada asfaltata in mezzo alla neve. "Madda 36", la sua cicatrice. Sul braccio e sul cuore. Dopo aver inserito le credenziali della carta di credito nel sito della Serie C, il giovane, un ragazzo robusto sulla quarantina, con un paio di occhiali scuri sopra un naso piccolo e appuntito, perfezionò l’acquisto della partita Pro Patria - Robur Siena e prima di abbandonarsi alla visione silenziò il cellulare del collega, che non la voleva sapere di smettere di suonare. 
Ci sono delle cose nella vita che soltanto dopo averle perse iniziano a mancare. Madda 36 era sicuramente una di queste. Si erano conosciuti per caso, fuori dalla palestra. Entrambi stavano compilando il modello per l’iscrizione ed entrambi uscivano da una storia finita. Lui l’aveva osservata scrivere i suoi dati con la tipica calligrafia rotonda che soltanto le ragazze sanno fare ed era rimasto molto stupito nel vedere il suo indirizzo di posta elettronica madda36@libero.it. Anche perché la ragazza non si chiamava affatto Maddalena. E poi non aveva certo 36 anni. Sullo sfondo David Bowie cantava "Heroes", ma le parole si perdevano in mezzo al frastuono dei tapis roulant. Finito di riempire il documento, la giovane lo aveva colto in flagrante mentre sbirciava i suoi dati e con una smorfia gli aveva esclamato, sorridendo: "Se vuoi il mio numero puoi chiedermelo". Arrossendo, il giovane aveva farfugliato una sorta di scusa, biascicando tutte le parole. Poi, una volta ritrovata la calma, aveva risposto: "Scusami, ma non ho fatto a meno di notare il tuo strano indirizzo di posta elettronica". E strizzando un occhio aveva aggiunto: "Magari un giorno mi racconterai che cosa vuol dire". E sornione aveva memorizzato il numero di telefono, che ancora oggi si ricordava perfettamente a memoria. E che non avrebbe esitato a utilizzare, pur di risentire la sua voce, se quindici anni di vita distante non li avessero separati. In fondo siamo soltanto due estranei con un po’ di ricordi in comune, pensò, mentre la partita della sua Robur iniziava ed il fantasma del suo unico grande amore non accennava a smettere di bussare alla porta della stanza dei ricordi. Dopo una breve schermaglia iniziale, i due avevano cominciato a parlarsi. Oggi un minuto, domani due, dopo domani venti e così via. Fin quando non avevano capito di piacersi. La mattina, mentre lui percorreva i quaranta chilometri che separavano il suo appartamento dall’ufficio, lei aveva preso l’abitudine di chiamarlo al telefono, perchè nonostante si fossero promessi di andarci piano, stare vicini li rendeva felici. "So che non dovrei chiamarti al mattino", esordiva con voce squillante la ragazza, "ma per oggi farò un’eccezione". Col tempo quell’eccezione si era trasformata in consuetudine e da lei e lui i due erano diventati loro. 
Il ragazzo si tolse gli occhiali e chiuse gli occhi, tornando a quella primavera, quando guardando uno di quasi vecchi quiz a premi che la televisione pubblica trasmetteva prima di cena, il commentatore aveva chiesto al concorrente di turno come si chiamasse la squadra di Busto Arsizio. La ragazza, armeggiando con i fuochi della cucina, aveva risposto incerta: -"Boh. Sarà Bustese? O forse Bustoarsiziese?". E rivolgendosi allo show man lampadato in abito da sera appoggiato al grande leggio con impresso il logo della trasmissione, aveva aggiunto: "Secondo me non la sai neanche tu". Dall’altra parte della cucina, seduto tra il tavolo e la parete, il ragazzo aveva scosso la testa: adorava quando la sua fidanzata litigava con la tv. Esattamente come faceva sua madre tanti anni prima. Avvertiva la gravità della parola fidanzata e ogni volta che la utilizzava una nuvola scura avvolgeva i pensieri, togliendo luce alle sue certezze. Scacciando il presagio con la mano destra, come si fa con le mosche, senza aspettare la risposta della tv aveva poi esclamato: "Ferma Lilla: questa la so! Si chiama Pro Patria". Ed esultando come Scalzo dopo il goal alla Sampdoria aveva aggiunto: "Ma venga via! Le so tutte". 
Cross, colpo di testa, goal. Siena 1 - Pro Patria 0. Nel silenzio dell’ufficio deserto, il ragazzo si alzò di colpo in piedi sbattendo le ginocchia sulla faccia inferiore del tavolo. "Olè! Alzando le braccia verso l’alto, la scritta "Madda 36" apparve in tutta la sua interezza. "Dovrai cancellarla prima o poi quella cosa", gli avevano detto tutte le sue ex. Che, per questo e per altri mille motivi, erano però rimaste tali. Il telefono del collega riprese a suonare. "Heroes". Il cuore sussultò prima di precipitare dentro la bocca dello stomaco. Madda, il Siena vince! Come i ragazzi di Berlino anche loro erano stati degli eroi, provando ad abbattere con un bacio un muro di differenze e incomprensioni alto fino al cielo. Muro che alla fine aveva avuto la meglio su di loro. E mentre il sorriso si spengeva, due piccole lacrime gli annebbiarono la vista, soffermandosi un attimo sugli occhi, prima di scendere lungo le guance. Avvolto nella malinconia di un frammento di vita perso per sempre, che mancava ai suoi giorni più di qualsiasi altra cosa, rimase a lungo seduto a fissare il quadro appeso alla parete infondo alla stanza e nemmeno si accorse che la Bustoarziese aveva pareggiato.

Pro Patria - Siena: aiuto! Siamo prigionieri di un incubo lungo sei mesi. Dalla partita di Catania è andato tutto alla rovescia. E non s’è vinto manco con questi.

Siena - Entella: svegliatemi!

Saluti, baci, cordialità e sempre forza Siena!


Mirko

Nessun commento:

Posta un commento