Beh, diciamo anzitutto che è già tanto se ci troviamo a leggerci, stante come gira il mondo. L'Apocalisse, ormai in agenda, è solo rinviata, per cui facciamo alla svelta e approfittiamo per parlare di cazzi nostri. Come ad esempio la censura di Wiatutti.
Chissà come ci risveglieremo all'inizio della prossima settimana. Anzi, chissà se ci risveglieremo. Già perché in questo weekend potrebbe innescarsi la terza guerra mondiale, con gli invasati sionisti in obiettivo di cancellare dalla faccia della terra l'Iran. Ma noi ci accontentiamo di meno e puntiamo su un evento un po' minore (ma non troppo): l'inizio della guerra civile ammerigana.
Piazzali, cortili, prati, campetti straboccanti di ragazzini che giocavano a pallone, dai più bravi ai più scarsi (quasi sempre in porta). Poesia? Sì, poesia, immaginazione, che faceva diventare quei campetti immensi stadi.
Gaza, 2025. La Striscia è sprofondata in una catastrofe umanitaria di proporzioni bibliche. Oltre 50.000 palestinesi hanno perso la vita (dati ufficiali, ma sicuramente siamo a cifre mostruosamente più alte) e circa 120.000 sono rimasti feriti nel massacro che Israele ha messo in scena dal 7 ottobre 2023. Risultano sfollate 2 milioni di persone - praticamente l’intera popolazione - e intere porzioni del territorio sono state rase al suolo. Città come Rafah semplicemente sono state cancellate dalla mappa.
Alla fine è andata un po' come taluni avevano predetto che sarebbe andata: 30% dei votanti e quorum del referendum non raggiunto. Immediatamente è iniziata la guerra verso chi non è andato alle urne, ma noi vorremmo scendere un po' più nel dettaglio della questione.
Come in ogni implosione di sistema che si rispetti, la "giustizia" fa la sua porca figura. Nella putrefazione dell'Occidente, le leggi diventano kafkiane, i processi rappresentazione farsesche del Potere, le decisioni dei tribunali grottesche. Oggi analizziamo due recentissimi eventi, così per esempio.
Oggi parliamo di un articolo ganzo di Thomas Fazi, basato su un suo rapporto intitolato "La macchina mediatica di Bruxelles: finanziamenti dell’UE ai media e la definizione del discorso pubblico".