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mercoledì 22 settembre 2021

La terza dose

La follia che ammanta il mondo da quasi due anni pare aver iniziato a coltivare al proprio interno delle piccole/grandi sacche di resistenza. Probabilmente il troppo stroppia e chi, pur all'interno del mondo scientifico azzannato dalla neo Scienza, ha deciso di non abbandonare del tutto il pensiero e soprattutto le procedure razionali pre 2020, ora sembra che stia mettendo fuori il capino.


Vi faccio un esempio concreto: la terza dose vaccinale. Israele - che prendiamo sempre come modello in quanto concreto riferimento di uno Stato che ha anticipato il mondo sulle strategie vaccinali - se la sta fumando, Biden schiuma per farla urbi et orbi, idem i virologi da TV nel Belpaese degli zombie, ecc. Insomma, nel mondo occidentale si è già creato un gruppetto dei soliti invasati che pinta per andare a inoculare la terza puntura a chi di dovere (prima gli immunodepressi, poi i vecchini, poi gli operatori sanitari, poi gli anzianotti, poi... tutti?).

Inshallah, esiste oggi un minimo di dubbio (crescente) contro questa strategia a valanga. Un recente studio del prof. Paolo Pin sulla distribuzione internazionale dei vaccini pubblicato su "Scientific Reports" dimostra che per effetto della mobilità delle persone una pandemia all'estero porterebbe inevitabilmente anche molti contagi in patria (questo blog sta tentando di dirlo fin da quando gli odierni pro-vax, a febbraio 2020, si facevano fotografare abbracciati ai Cinesi). Pin lavora per il Dipartimento di Politica Economica e Statistica dell'Università di Siena (ma lo studio ha riguardato anche epidemiologi e medici) e per me non è un caso che tale posizione emerga da un settore non medico. Tramite un modello matematico si dimostra come il devolvere gratuitamente i vaccini ai Paesi più poveri favorirebbe i Paesi ricchi non solo dal punto di vista umanitario. Prendendo ad esempio l'Itaglia, dove la soglia dell'immunità di gregge sta per essere raggiunta (ripeto: la soglia sta per essere raggiunta, lo dice il prof), si dimostra come per limitare il contagio interno possa convenire smistare i vaccini avanzati (da noi ne abbiamo comprati 2 miliardi di dosi, mi pare) presso luoghi dai quali arrivano molte persone. Incredibile, vero?

Prendiamo poi un articolo apparso su "The Lancet" il 13 settembre 2021. Articolo lungo e tortuoso, del quale estrapoliamo l'incipit, che riteniamo molto significativo per quanto stiamo scrivendo. "Sebbene l'idea di ridurre ulteriormente il numero di casi Covid-19 migliorando l'immunità nelle persone vaccinate sia interessante, qualsiasi decisione in tal senso dovrebbe essere basata sull'evidenza, considerando rischi e benefici per gli individui e la società. I vaccini Covid-19 continuano ad essere efficaci contro le malattie gravi, compresa quella causata dalla variante delta. La maggior parte degli studi osservazionali su cui si basa questa conclusione sono, tuttavia, preliminari e di difficile interpretazione proprio a causa di potenziali confondenti e segnalazioni selettive. Sarà necessario un esame attento e pubblico dei dati in evoluzione per garantire che le decisioni sul potenziamento siano informate da una scienza più affidabile [reliable science] più che dalla politica. Anche se alla fine si dimostrasse che il potenziamento riduce il rischio a medio termine di malattie gravi, le attuali forniture di vaccini potrebbero salvare più vite se utilizzate in popolazioni precedentemente non vaccinate rispetto a quelle utilizzate come richiamo nelle popolazioni vaccinate".

Mi fermo un attimo per una chiosa finale. L'articolo su "The Lancet" non lo ho scritto io; eppure potevo farlo (almeno questo pezzetto introduttivo). Quando si parla di "reliable science" mi pare che ci si riferisca ad una scienza "affidabile", "attendibile", "sicura", "fidata". In inglisc: "Someone or something that is reliable can be trusted or believed because he, she, or it works or behaves well in the way you expect". Ecco, traduco nella lingua wiatuttiana: tutto ciò è il contrario della non Scienza, nata a partire dal febbraio 2020.

Poi si cita il rapporto rischi-benefici della terza dose vaccinale, in assenza di studi consolidati e fortificati da numeri e statistiche che, proprio per la novità del problema da affrontare, vanno immagazzinati, verificati, studiati. Insomma, basta atti di fede, basta prese di posizioni di pancia, pare dire "The Lancet".

Ed infine, se anche fosse comprovata l'efficacia della terza dose sulla riduzione del rischio di malattie gravi a breve termine, sarebbe comunque preferibile, per salvare più vite umane, che esse fossero destinate dove per ora non sono andate: stessa conclusione cui giunge lo studio del prof. Pin.

Domande, raziocinio, dubbi, analisi dei numeri. Oh, finalmente ritrovo il metodo di quanto ho studiato ed appreso all'università.

7 commenti:

  1. Almuta scusami ma non c'entra niente con l'articolo quindi considerala una informazione di servizio: Yanis Varoufakis ha pubblicato un libro alla Philip Dick dove si narra di un universo parallelo nel quale sono state applicate le regole economiche da lui proposte, esce in Italia ad ottobre, penso sia una cosa interessante da leggere. Cecco

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    1. Beh, grazie. Ganzo, lo leggerò. Al-Mutanabbi

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  2. Se dessimo dei vaccini, per esempio alla Libia, chissà cge direbbe il sig. "Prima gli italiani"?

    Poro Mario

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    1. Non so. Comunque non è una persona che seguo con particolare interesse. Al-Mutanabbi

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    2. Magli italiani ci hanno già pensato e ci stanno già pensando prima. Mi pare.
      Li hanno già “sistemati”.
      Poero marietto.
      Caronte il nocchiero

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  3. Mi inoculerò la terza dose solo dietro giuramento che i nuovi seggiolini saranno BIANCO NERI !!!

    Sardauker

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  4. Se mi danno la fiala di Draghi mi faccio prima, seconda e terza dose tutte insieme.

    Gianluca

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