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martedì 21 settembre 2021

La partita nel circuito.

Ricordo bene il 1° di maggio del 1994: era una domenica, c’era il sole e faceva già caldo. Ad essere onesti lo rammento anche con un po’ di giovanile frustrazione, poiché per il mio traballante ego di studente quasi sedicenne già in odore di scrutini e vacanze, scoprire di essersi giocato un giorno di festa rosso per colpa di uno stupido calendario fu un shock durissimo. 


La Robur quel giorno vinse ad Ischia 1 a 0, anzi 0 a 1, guadagnandosi l’appellativo di "corsara" grazie ad un goal siglato nel finale da Antonioli. Minuto 86 per la precisione. Quella rete, insieme ad una serie di altri risultati abbastanza favorevoli, e nonostante la sconfitta di Chieti della domenica successiva, avvicinò il Siena alla salvezza del campionato di serie C1 girone B, vinto dal Perugia con 7 lunghezze di vantaggio su Reggina e Salernitana. Anni dopo, raggiungendo la laguna di Venezia per la partita contro la lanciatissima compagine locale verso la promozione in serie A, in molti commisero l’errore di pensare che - Sardegna e Sicilia a parte - quella fosse la prima occasione nella quale la Robur giocava su di un'isola, dimenticandosi Ischia e la sua Isolaverde. Francamente non ricordo molto di quella partita, gli highlights non erano ancora stati inventati, o meglio esistevano ma nessuno li chiamava in questo modo. Al massimo potevamo contare sulla lettura dei risultati a "90° minuto", che ad un certo punto della trasmissione, fra un collegamento con Giorgio Bubba da Genova e Gianni Vasino da Bergamo, infilava partite e classifica della terza serie. 

Anche il 20 settembre dell’anno 2021 è caduto di domenica e francamente non avrebbe nulla a che vedere con quanto successo a metà primavera di 27 anni e spiccioli or sono. Ad eccezione forse del fatto che la Robur, passata nel frattempo in un tagadà spazio-temporale che l’ha vista tre volte nella polvere e tre volte sull’altar, di fronte al quale si sminuirebbe persino il ricordo napoleonico del Manzoni, in entrambe le occasioni era impegnata fuori casa. Due cose mi danno fastidio del mondo del calcio: le partite esterne dei bianconeri e i 15 minuti di intervallo fra il primo ed il secondo tempo. Fosse per me, la Robur giocherebbe tutto il campionato al Rastrello e ogni match sarebbe una lunga corsa di 90 minuti, senza pausa alcuna.

Ma in verità, le due domeniche appena citate avrebbero anche un altro punto in comune e nemmeno di poco conto. Il 20 settembre dell’anno 2021, la Robur è scesa in campo allo stadio Romeo Galli di Imola, situato all’interno dell’autodromo Enzo e Dino Ferrari, circuito automobilistico famoso in tutto il mondo, che ultimamente oltre al calcio ha ospitato anche l’arrivo dei mondiali di ciclismo. Ma come, si gioca al calcio e si pedala in una autodromo? Sì, soprattutto dal momento che lo storico circuito, anni di Covid a parte, negli ultimi tempi è caduto un po’ di in disgrazia, uscendo dal circuito (gioco di parole) delle piste che contano, quelle cioè deputate ad ospitare il livello massimo dell’automobilismo mondiale: la Formula 1, sport inutile e abbastanza costoso ma apparentemente semplice di concetto visto che la prima vince e tutte le altre perdono, e che per il sottoscritto resta ancora oggi - assieme al Moto Gp - il miglior accompagnamento per le pennichelle post abbuffata domenicale. 

Quel giorno di maggio del 1994 invece, mentre il Siena vinceva ad Ischia, a poche centinaia di metri dallo stadio dell’Imolese si compiva una delle più famose tragedie sportive della storia dell’umanità. Ci sono stati pochi, pochissimi, eventi in grado di catalizzare l’attenzione come la morte di Ayrton Senna, asso brasiliano amato in tutto il globo (non da me, ma più per indifferenza verso quello sport che per rivalità, anche se era impossibile non ammirarlo). In un'altra epoca immagino che solo la fine del Grande Torino, in quel giorno di pioggia del 4 maggio 1949 ebbe una risonanza simile. Ancora maggio… Eppure maggio è un brutto mese per morire, le giornate sono lunghe, il sole scalda il viso delle ragazze e gli alberi di ciliegio si riempiono di gustosi frutti rossi. Quel giorno del 1994 io ero in discoteca al Papillon: ancora si ballava al pomeriggio della domenica e non esistevano le salette riservate ai fumatori. E quella era l’unica scusa utilizzabile per nascondere ai genitori il nascente vizietto. Al bar non potevo chiedere niente di più pesante di una coca cola, perché - il paese è piccolo e la gente mormora - se avessi chiesto una vodka al melone, i miei l’avrebbero saputo ancor prima del barista. Ma quel 1° di maggio del 1994 fu diverso. La notizia della morte di Senna fu persino data dal dj, mentre la gente in pista per un istante smetteva di dimenarsi, dando l’impressione di soffermarsi a pensare, come se la notizia avesse avuto il potere di rallentare il tempo e dilatarlo all’infinito. Io invece l’accolsi come quando passi davanti ai manifesti mortuari e leggi il nome di uno grande che tuo padre a volte rammentava. Il Siena aveva vinto, più che intristirsi occorreva festeggiare, mi dicevo. E poi a 16 anni hai poca voglia di pensare e soprattutto le tue certezze sono inattaccabili. Oggi, 27 anni dopo, mentre il Siena giocava a Imola dalle parti della curva delle acque minerali - meraviglioso nome retrò che mi sa di dopoguerra, odore di benzina e occhialoni da aviatore - immersa in un vento impertinente che cancella il tramonto, obbligando il giorno a passare direttamente dal pomeriggio alla sera, ho ripensato a quel nome curva del Tamburello, situata grosso modo - metro più metro - dall’altra parte dello stadio e oggi conosciuta come variante del Tamburello, definizione nella quale il sostantivo femminile "variante" si riprende finalmente il suo vero significato, allontanandosi per un istante dal triste refrain di questi mesi. 

La partita è scivolata via come uno di quei gran premi noiosi, nei quali il tizio che parte primo arriva primo. Sì ok, c’è stata un po’ di bagarre alla partenza, qualche testa coda nella parte centrale e un paio di colpi di scena verso le ultime tornate, che se finalizzati, da ambo i lati, magari potevano dare un risultato forse diverso. E invece tutto è finito esattamente com’era iniziato. Se quella volta a Venezia non fu la prima occasione nella quale giocammo in un'isola, credo di non cadere in errore nell’asserire che ieri è stata sicuramente la prima volta in cui abbiamo giocato una partita in un circuito. E che circuito…

 

Imolese - Siena 0 a 0: continuiamo a replicare le prestazioni a due a due. Due 3 a 0 in casa e due 0 a 0 fuori. Non abbiamo ancora preso goal e questo mi tira su meglio del vov. Ci manca un rigore, che con la rete di Teramo farebbero 2 goal e 4 punti in meno. Che fo: segno? Se è vero che poggio e buca fa sempre pari, aspetto con impazienza di vedere i poggi, perché di tutte queste buche mi sarei già stancato.


su quei gradoni, lì ci troverai!



Mirko

1 commento:

  1. Bell'articolo, unica cosa.....il 20 settembre 2021 era lunedì.
    Perlomeno mi parrebbe così.
    Gianluca

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