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venerdì 18 settembre 2020

Quasi Dalì

Allora... sgrat sgrat... ci sarebbe la mostra di Dalì. Anzi, la mostra su Dalì.

Un sacco di cose belle.

Prima di tutto a Siena si torna, seppur in forma critica, a parlare di arte. Non mettiamo Arte perchè l'evento non merita la maiuscola, ma di arte si parla.

E poi, fi-nal-men-te, si riapre quel grande portone in Via di Città 126, quello del Palazzo delle Papesse che qualche anno fa ospitò mostre meravigliose (la mia memoria va subito a "Meeting Pot" di Marziani) ed eventi d'avanguardia, fino alla ferale chiusura nel 2008. Ebbene sì, per certi versi ci accontentiamo che quel portone si riapra, vista la tristezza che ci faceva ogni volta che ci passavamo davanti.

Ordunque, arriva Dalì. E ci starà per un anno.

Dopo un periodo di confusione iniziale, ora si è iniziata a comprendere la forma della mostra, che da anni fa storcere il naso a molti. Il palazzo, ancora oggi di proprietà di Bankitalia, è stato affittato dalla Fondazione Levi. Beniamino Levi, mercante d'arte e collezionista, da anni organizza mostre su Dalì sostenendo di avere diritto (pare...) a riprodurre a livello scultoreo molte delle opere del maestro spagnolo, soprattutto quelle eseguite in tarda età. Fisicamente, le opere trovano la luce nella fonderia artistica Perseo in Svizzera per poi essere piazzate sul mercato a multipli; le mostre aiutano in tale operazione. Avete capito bene: non si tratta di opere originali di Dalì, ma di rappresentazioni tridimensionali in forma scultorea di opere pittoriche, esposte per una tentata vendita.

Ciò deve essere chiaro (chiarezza che in un primo momento la politica nostrana non aveva fatto). Ed una volta stabiliti i termini di ingaggio, commentiamo a proposito.

Caso vuole che si venga dalla visita, poche settimane fa, di analoga (???) mostra daliniana a Matera, sempre organizzata dalla Fondazione Levi. La mostra a Matera è a nostro avviso splendida. Anzitutto per la lochescion, il Complesso Rupestre della Madonna delle Virtù e San Nicola dei Greci, che rende ancor più surreale le iper surreali sculture di Dalì, in un contrasto fra antico e nuovo che ci attendiamo esser ripetuto anche alle Papesse. E poi, per noi amanti del genietto ispanico, vedere tramutate in realtà solida immagini che avevamo visto su un foglio bidimensionale è stata esperienza piacevole.

Certo, lo si sa, questo è stato ribattezzato, anche con una punta di disprezzo, Quasi Dalì. L'Arte è un'altra cosa. Però un elefante con le zampe di ragno o una dea scomposta in cassetti può valere la pena di riaprire un portone chiuso da dodici anni. E probabilmente un'oretta del nostro tempo, in attesa dell'arrivo del Dalì vero. Noi non ci scandalizziamo.

1 commento:

  1. A quanto è stato affittato? Così giusto per sapere, che sto cercando una garconierre e quando finisce la mostra mercato un pensierino ce lo potrei fare. Garantisco che quando non la uso, praticamente sempre, il portone lo lascio aperto a tutti.
    A quale assessore devo rivolgermi?

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