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martedì 7 luglio 2020

La Compagnia del Brunello

Cala la notte sulla piana alessandrina e cala il sipario sul misero e mediocre campionato della Robur, che per il secondo anno consecutivo non riesce a mettere in fila nemmeno due misere partitine ai play off. E non venite a raccontarmi che in realtà si sarebbe trattato del secondo turno, perché il primo lo abbiamo passato soltanto grazie alla mancata presenza dei rospetti aretini, che altrimenti ci avrebbero mangiato in un sol boccone. 

Essendo lo scrivente di umili origini, con un cognome contadino che al massimo potrebbe andare bene per allenare il Milan, penso spesso al posto "da dove veniamo". Anche perché, come diceva la vecchia de "La Grande Bellezza", "le radici sono importanti". Pertanto è bene ricordarle le radici di questo campionato, nato sulle ceneri della disfatta casalinga col Novara (maggio 2019) e proseguito con la colossale figura di merda (sempre casalinga) in Coppia Italia col Mantova (agosto 2019), simpatica compagine di Serie D che non solo ce ne rifilò un paio, ma ci costrinse pure a terminare la partita in 9. Ah, quanto mi manca Setolone mio! 
Dopo di che, chiacchiere, fumo, follie e una comica sfilza di sconfitte casalinghe, con un Bentivoglio mai utilizzato, un Serrotti sempre presente e poi venduto nel giro di un’ora e tante altri piccoli frammenti di inutilità, che hanno contraddistinto il nostro cammino da settembre a marzo. 
Poi il CoronaVirdis ha stoppato tutto, impedendoci di fare altre figure di merda, anche se la storia degli stipendi non pagati ha fatto da un lato ridere (amaro) e dall’altro impaurire (parecchio), soprattutto perché quando uno si brucia per la prima volta, dopo ci pensa due volte prima di avvicinarsi di nuovo al focolare. E dato che certe sensazioni le abbiamo già provate qualche anno fa, una vocina petulante ci ricorda ogni giorno che c’è qualcosa che non va! Ma di questo temo ne potremo parlare nei prossimi giorni, perché adesso c’è da raccontare della bella gita domenicale che i nostri eroi (speriamo ancora per poco) hanno fatto in Piemonte.
Gita che un novello Tolkien rubizzo e alcolizzato riassumerebbe in sole 2500 pagine, suddividendo la storia in tre capitoli: "La Compagnia del Brunello", "Le Due Sbornie" e il "Ritorno del Gonfio". Anche se nella prima stesura, i due capitoli iniziali erano condensati in un capitolone unico dal titolo "La Mezz'ora D’Auria", che in seguito, per ragioni editoriali e di diritti TV, è stato rivisto e pesantemente ristrutturato, come una moglie che si trucca per andare a cena. Trama chiara, scrittura moderna e risultato scontato.
Pagina 1: pronti via e Capitan D’Ambrodo e compagni, spiriti liberi ed ebbri, si trovano subito a dover gestire una barca che fa acqua ancora prima di essere varata e messa in mare. Se il buon giorno si vede dal mattino (inteso come momento della giornata successivo all’alba e non come giornale), stiamo freschi. E data la calura di questi giorni e le zanzare portate in dote, un po’ di refrigerio non ci starebbe neanche male. 1 a 0 per loro e pacche sulle spalle di commiserazione, lacrime e grisantemi. Un goccetto per dimenticare e si riparte. 
Tuttavia visto che l’euforia del vino è contagiosa e chi non beve in compagnia è un ladro o una spia, ecco che il briaco del loro portiere si unisce alla festa ed in pieno come etilico raccatta un fiasco vuoto (e una ricca figura di merda) in fondo al sacco, nonostante esso fosse stato scagliato dalla provincia di Vercelli. Ora, sicuramente le zanzare potrebbero aver infastidito la visuale dell’estremo difensore, ma bisogna ammettere che si è trovato un bel modo originale per farci pareggiare. 1 a 1 e qualificazione ancora in bilico (fra Santi e Falsi Dei). Un rutto e avanti tutta. 
Per fortuna, dopo un po’, minuto più minuto meno, il destino pareggia subito il conto delle schifezze, coinvolgendo il nostro portiere (decente con le mani e abbastanza somaro con le zampe) nella seconda delle due sbornie della serata. Uscita maldestra, che riguardandola bene più che un intervento fuori dall’area pare un Tik Tok, cartellino rosso come il sole al tramonto e addio sogni di gloria. Già era complicato pensare di vincere nei 90 minuti a pari, figuriamoci adesso a dispari e con capitan D’Ambrodo ancora deambulante sul terreno di gioco. E poi lo sanno tutti: anno bisesto anno funesto. E l’allineamento di tutti i pianeti del sistema solare non aggiunge certo nulla di buono. Ci vorrebbe un colpo di scena per non arrivare stancamente al 90°. 
Colpo di scena che puntualmente arriva quando qualcuno dei nostri si dimentica di qualcuno dei loro e patatrac: 2 a 1 e butta la pasta vai, che al vino ci penso io. E da qui in avanti potrebbe arrivare anche il re dei nani, ma nemmeno Ghibli sarebbe in grado di raddrizzare la baracca, quindi tanto vale se ne rimanga a prendere a martellate i muri della sua caverna. 
Ed invece all’improvviso dal freddo buio della desolazione di Mordor ritorna trionfale il Gonfio, che serve a Padron D’Ambrodo un tesoro di palla, per uno dei goal più brutti della storia. Imperioso stacco di testa e difensore sotterrato. La magia del Gonfio in serata XXL come la taglia della sua casacca ci rimette in pari. 2 a 2.
Ovvia, ora è maturo come un popone! Vuoi vedere che la fine del terzo capitolo di questa partita ha in serbo (o in croato) qualcosa di inaspettato? No, forse no, anche perché manca poco poco alla fine e uno di loro si chiama Cosenza. E francamente con quel nome negli ultimi anni non ci andiamo granchè d’accordo. Calcio d’inizio e un due tre e stella McCartney D’Ambrodo affronta il loro attaccante con la stessa grinta di Amy Winehouse alla fine di un concerto (scusate se cito a sproposito una persona defunta ma la Casa del Vino credo ci stia benissimo in questa storia di briachi) e 3 a 2. Ora se Dio vole è finita davvero. E mentre il nostro bianco nero sfuma tristemente in un grigio padano, ce ne ritorniamo a casa con il mal di testa del giorno dopo e un bruciaculo da peperoncino che la metà sarebbe bastato! E anche per quest’anno, la Compagnia del Brunello rimane in Serie C. Forse... Almeno che non si faccia il botto. Ma questa, lo sappiamo, è un’altra storia.

Alessandria - Siena 3 - 2: è inutile suonare qui, non aprirà nessuno..... Buona estate finta a tutti e in bocca a lupo per la seconda ondata. Vorrei tanto ritrovarvi su quei gradoni, ma di questo passo temo sarà un bel casino. Anche se per mille motivi ho scritto meno (ma il mondo comunque resterà un posto migliore senza i miei discorsi), vi ringrazio per la pazienza mostrata e per tutte le offese che vi siete limitati a pensare, senza metterle per iscritto. Infine ringrazio l’editore di Wiatutti e tutta la dinamica e meravigliosa redazione che trova sempre uno spazio per me, anche quando non ne avrei diritto. Nonostante tutto non riusciranno a farci smettere di amare la Robur, che, almeno per noi, resterà sempre un piccolo pensiero felice, anche quando tutto pare andare a puttana.

A presto.


Mirko

4 commenti:

  1. D Ambrosio VATTENE... c è Salvatttore che t aspetta a Napula

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  2. È arrivato un bastimento carico di... sgombro!!!

    Me lo ricordo come fosse ora, qualche annetto fa... ebbi l'ardire di dire a un carissimo amico "ma...lo vedi con chi va a braccetto? Ma unnè mica normale!" E mi beccai le risposte "o Gianni ma che voi? Che rompi le balle? Srai a guardà la pagliuzza! Mangia sereno dormi tranquillo. Ti sè svegluato male? Ma che t'avrà mai fatto...?"

    Ok ok... ci siamo amicici, altro che svendita dei pulmino

    Gianni B.

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  3. Trovo ridicolo il Fedelissimo d'oro assegnato a Cesarini anziché ad Arrigoni

    Maffei

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