Il fascismo della Scienza burioniana

Da pochi giorni siamo entrati nella Fase 2bis, quella del fateunpo'comecazzovipare, basta che i contagi non risalgano. Un salto quantico repentino dalla semi-prigionia della Fase 1 e 2, con la distanza di sicurezza accorciata in men che non si dica da 4 a 1 metri. Meglio così eh, anche perchè ci siamo evitati la proposta che vi vado ad illustrare.
Il prestigioso (???) sito Medicalfacts.it (di Roberto Burioni), in data 20.04.2020 aveva, in condivisione con altri Esperti - Filippo Anelli, Arnaldo Caruso, Andrea Cossarizza, Giuliano Grignaschi, Giovanni Leoni, Pier Luigi Lopalco, Alberto Oliveti, Guido Poli, Silvestro Scotti, Marcello Tavio, Guido Silvestri - lanciato una "proposta scientifica per riaprire l’Italia, gestendo in modo sicuro la transizione da pandemia a endemia", con lo scopo di disegnare alcuni possibili scenari per la riapertura. Un documento insomma scritto per suggerire al governo italiano come affrontare la cosiddetta fase 2 dell’epidemia da virusse ed ufficialmente inviato al Primo Ministro Conte.
L'idea era è quella di creare una maxi-centrale in grado di monitorare in tempo reale l’andamento del virus e di circoscrivere immediatamente nuovi focolai di Covid-19, articolata in cinque punti.
Mentre i primi tre consistono in una serie di raccomandazioni medico-scientifiche tutto sommato condivisibili (test a tappeto, struttura di sorveglianza speciale potenziata presso ISS, centri regionali di monitoraggio a diffusione capillare sul territorio), il quarto è già più problematico, in quanto richiede che alla nuova struttura si dia "mandato legale di proporre in modo tempestivo e possibilmente vincolante provvedimenti flessibili in risposta a segnali di ritorno del virus, tra cui forme di isolamento sociale (sospensione di attività, eventi sportivi, scuole, ecc…); gestione di infetti e contatti (implementata anche attraverso l’uso di appropriate tecnologie come smart phones, apps, etc come già sperimentato a Singapore ed in Corea), potenziamento di specifiche strutture sanitarie". Avete letto bene. Burioni parla di "mandato legale vincolante" a disposizione di gruppi di Esperti per gestire in toto eventuali misure emergenziali in fase di ritorno dei contagi, con la possibilità di scavalcare, ci par di capire, Istituzioni predisposte costituzionalmente e legalmente all'adempimento di tali incombenze, primo fra tutti il Parlamento. Che avrà tanti difetti, ma che almeno è composto da gente che qualcuno ha votato, al contrario di stormi di "tecnici" non eletti dai cittadini. Non so voi, ma io trovo questo punto di una gravità inaudita.
E forse ancor più preoccupante è il quinto punto, ove si raccomanda una "condivisione della strategia comunicativa con l’Ordine dei Giornalisti e i maggiori quotidiani a tiratura nazionale, nonché le principali testate radio-televisive pubbliche e private per evitare i danni potenziali sia dell’allarmismo esagerato che della sottovalutazione facilona o addirittura negazionista (utilizzando anche l’esperienza sul campo nel rapporto medico-paziente)". In una esplosione di arroganza in salsa burioniana, nella pratica si suggerisce ai giornalisti di lavorare in stretta collaborazione (o connivenza?) con le autorità sanitarie, travalicando il sacro principio dell'indipendenza dei media. Una "condivisione della strategia comunicativa" che sa tanto di autorizzazione alla pubblicazione di notizie non gradite, previa verifica delle stesse. In parole povere, ci troveremo di fronte ad un modello basato sulla censura e sul controllo della stampa. Ora, vero è che Burioni aspira ad un totalitarismo informativo che mai come oggi è prossimo comunque a compiersi, stante il costante indebolimento del principio della libertà di stampa ed opinione (art. 21 Costituzione Italiana), ma la richiesta non può che creare grave allarme specie ora, che usciamo da un periodo di forte limitazione delle nostre libertà individuali, che potrebbe essere potenzialmente reiterabile all'infinito.
Per cui, dott. Burioni, la vogliamo finire, per cortesia? Perché ora veramente ci ha rotto i coglioni.