Trovata e perduta mille volte e mille altre volte ancor più intensamente amata. Tu che sei speranza ed emozione, passione e gioia di vivere. Tu che scacci la tristezza e curi la malinconia. Tu che contemporaneamente sei notte e giorno, alba e tramonto, bianco e nero. Come te nessuna mai, perché nessun’altra ha mai potuto reggere il tuo confronto. Perché tu sarai sempre tu mentre le altre rimarranno solo... altre. Tu che sei musica vera in un mare di canzonette, ti ascolto e ti canto con la stessa voglia di sempre. Oggi come allora.
Ti conobbi una domenica di tanti anni fa. Praticamente siamo cresciuti assieme, anche se tu eri già un po' più grande di me. Quel giorno il sole splendeva ancorato al centro di un cielo immensamente azzurro e per tre volte mi ribadisti il tuo nome. Fu amore a prima vista; o almeno lo fu per me. Lo chiamano colpo di fulmine ed in quel momento imparai che può accadere anche in un giorno senza nuvole. Da lì in avanti fu sempre un rincorrerti. Ti amo più io, ti dissi una sera, dopo l’ennesimo pomeriggio trascorso insieme. Tu sorridesti senza rispondere. Perché tu in fondo sei fatta così. Prendere o lasciare, sembrasti volermi dire. E a me non rimase che prenderti, anche se non fu mai un accontentarmi.
In tutti questi anni è stata talmente tanta la mia voglia di te che per stare bene mi sono fatto bastare il vederti una volta ogni tanto. Non sempre sono stati momenti belli tuttavia, tantomeno facili. Il tuo carattere, i miei sogni, il destino ed il resto del mondo spesso hanno contribuito a rendere difficile il nostro rapporto. Ma niente ha mai potuto allontanarmi da te. E tu lo sapevi: facevi la scontrosa, provavi a deludermi, mi facevi arrabbiare, ma io ero sempre là, pronto a muovere la coda alla tua vista, come un cane al ritorno del padrone. Anche nei momenti in cui siamo stati più distanti, prima di addormentarmi ti ho sempre rivolto un pensiero. Ho pianto con te. Ho riso con te. A volte ci siamo sopportati, spesso ci siamo supportati. Anche adesso che siamo lontani e non ti vedo da settimane sento ancora un brivido sottopelle pronunciando il tuo nome.
Una volta, una delle tante altre mi disse: "Ti lascio, ma sappi che la colpa non è tua. Perchè tu sei migliore di me". Pensando che sono sempre i migliori quelli che se ne vanno, feci le corna con la mano affondata nella tasca del giacchetto. Le risposi un "Ok" che sapeva di "Vai al diavolo" e me ne andai. Il suo era un ragionamento talmente disorganico, che per smaltirlo avrei dovuto gettarlo nell’indifferenziato, assieme alle bestemmie, alle promesse non mantenute ed ai pareggi a reti inviolate. Le voltai le spalle e corsi da te. Perchè soltanto te hai sempre saputo farmi sentire dalla parte giusta della barricata. E come altre mille volte, mi apristi il cancello al primo squillo, lasciandomi entrare nel tuo giardino segreto da quel piccolo varco oramai quasi nascosto dalla siepe. Ci sono sempre state scale nei nostri incontri. A volte per vederti ho dovuto bussare alle porte dell’inferno, altre invece mi sono dovuto arrampicare fino alla soffitta del paradiso. Ma ne è sempre valsa la pena. Come tutti quei chilometri in macchina, divisi tra l’eccitazione della voglia di te all’andata e la malinconia di doverti nuovamente lasciare al ritorno. Ma non c’è mai stato sale nelle nostre lacrime. Autogrill e prati verdi, pioggia fredda e vento forte. Tutto, solo per starti vicino. Il nostro è sempre stato un rapporto sbilanciato, nel quale l’amore reso non sarà mai in equilibrio con quello ricevuto. Ma questo lo sapevo fin dal primo giorno. "Ti farai male con lei", mi sussurrò un giorno la coscienza. Ma io la ignorai, esattamente come ho ignorato le suppliche di chi voleva dividerci. E poi sono i cammini più impervi quelli che portano alle mete più belle. Starti accanto, credimi, non è mai stato sempre facile o piacevole. Anzi, ci sono stati giorni da buttare e altri scuri come un cielo senza luna. Eppure... Eppure quella sera di primavera passata in riva al mare il cuore batté forte, una due, cento volte, fino a diventare un rombo sordo, uno stormo di uccelli, una mandria di cavalli lanciati al galoppo. E il sangue martellava le tempie come un fiume subito prima della cascata. Era il rumore della felicità, ma lo avrei soltanto capito tanti anni dopo, quando un’altra lei diversa da te, della quale non ricordo nemmeno il nome, mi disse: "Sono stanca di dover fingere di stare bene con te. Vorrei un uomo che mi potesse prendere per come sono, senza trucco. Vorrei un uomo che mi volesse anche non filtrata". E io che in vita mia di non filtrata avevo avuto a che fare soltanto con la birra, raccolsi il mio sacchetto colmo di frammenti del mio cuore infranto e me ne tornai ancora una volta da te. E capii che stavo tornando a casa. Il nostro è sempre stato un amore strano, di quelli che non finiscono mai perché non c’è niente che possa esaurirli. Come una candela che brucia da due lati ma che non si spegnerà mai. Un amore senza fiori, cioccolatini, cinema e chiamate notturne. Un amore caldo rovente ma privo sete. Infinito poichè immortale. Talmente unico da fare invidia, talmente unico da sembrare strano.
Passano gli anni ma non passa mai
La voglia di seguirti pur finendo nei guai
Son nato per viaggiare e non seguirti su Sky
Su quei gradoni lì ci troverai
Ci manchi vecchia Robur, ci manchi come non mai. In questa triste processione di domeniche silenziose, tutte uguali, tutte inutili, tutte senza di te, abbiamo capito quanto sia bello venire a trovarti, sederci al nostro posto salutare gli amici e respirarti per 90 minuti. Ci mancano i tuoi colori, i tuoi suoni e i tuoi profumi. Anche il tonfo di un petardo, visto da qui sembra musica per le nostre orecchie, ora che le strade sono deserte e non c’è vento ad accarezzare la stoffa della tua bandiera. Ci sentiamo piccoli senza di te. E soli. E impotenti. E allora non ci resta che lasciarci trasportare dalla magia dei ricordi e tornare con la mente ad un tempo lontano e felice, quando le mascherine si mettevano soltanto a carnevale e lamuc(c)hina era un piccolo animaletto di plastica della vecchia fattoria. Torneremo, tornerai e insieme ripartiremo. Più forti di prima, più fieri di prima e molto più orgogliosi di appartenere a te: ieri, oggi e domani.
Passano gli anni ma non passa mai
La voglia di seguirti pur finendo nei guai
Son nato per viaggiare e non seguirti su Sky
Su quei gradoni lì ci troverai
Ci manchi vecchia Robur, ci manchi come non mai. In questa triste processione di domeniche silenziose, tutte uguali, tutte inutili, tutte senza di te, abbiamo capito quanto sia bello venire a trovarti, sederci al nostro posto salutare gli amici e respirarti per 90 minuti. Ci mancano i tuoi colori, i tuoi suoni e i tuoi profumi. Anche il tonfo di un petardo, visto da qui sembra musica per le nostre orecchie, ora che le strade sono deserte e non c’è vento ad accarezzare la stoffa della tua bandiera. Ci sentiamo piccoli senza di te. E soli. E impotenti. E allora non ci resta che lasciarci trasportare dalla magia dei ricordi e tornare con la mente ad un tempo lontano e felice, quando le mascherine si mettevano soltanto a carnevale e lamuc(c)hina era un piccolo animaletto di plastica della vecchia fattoria. Torneremo, tornerai e insieme ripartiremo. Più forti di prima, più fieri di prima e molto più orgogliosi di appartenere a te: ieri, oggi e domani.
Mirko
La Robur ci manca.
RispondiEliminaCi manca la libertà, visto che nella Provincia di Siena nell'ultima settimana si viaggia al ritmo di 0 o 1 o 2 nuovi casi.... è l'ora di finiamola con questa paliaciatta!
Pinton E.