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venerdì 27 settembre 2019

La piacevole euforia

Serate di fine estate, fresche, umide e veloci: nemmeno il tempo di veder calare il sole, che tutto è già notte. Serate da riflettori accessi e stadi aperti, intrise di storie da vivere, sognare e magari raccontare a qualcuno di disposto ad ascoltarle. Serate durante le quali, almeno per qualche minuto, è possibile chiudere fuori dalla porta la vita di tutti i giorni e lasciarsi prendere da quell’effimera ma piacevole sensazione di euforia, come dopo il primo bicchiere di vino bianco fresco in un giorno assolato di agosto e la testa si sgombra dai pensieri mentre dalla pancia sale un formicolio leggero, che inebria la mente e camuffa i patimenti. Serate nel quale il passato ed il futuro si fondono in un presente distorto, forse parallelo di quello reale. Un presente più bello, più netto, più colorato. Uguale ma diverso.

E allora forse il rumore che sento non è dovuto al traffico lento della gente che rincasa, ma è il mare che sferza il bagnasciuga, sospinto da un vento di libeccio che alza la sabbia e arruffa i capelli di una ragazza sulla spiaggia. L’abitacolo della mia auto pare una veranda di vetro e legno, arredata con tavolini di vimini e sedie chiare con grandi cuscini di stoffa. Osservo la giovane attraverso le finestre socchiuse e la vedo alzarsi in piedi contro la notte, illuminata a fatica dai lampioni della strada, mentre senza sapere di essere osservata, richiama il suo piccolo cane peloso, troppo distratto dagli odori della cucina del ristorante. Si ferma a parlare con un vecchio, si dicono qualcosa, forse scatta una foto. Guarda lo schermo soddisfatta, sposandosi una ciocca di cappelli dietro l’orecchio, mentre il cane la raggiunge. Accanto al nostro tavolo stanno festeggiando un compleanno: bottiglie e torta, tacchi alti e vestitini corti. Sono giovani e belli e hanno negli occhi la stessa luce che avevamo noi, tanti anni fa. Sopra al bancone nel bar, immerso in un aroma di menta e alcol, un maxi schermo illuminato, fermo immobile sul Televideo. Mi fa strano rivedere quelle scritte bianche su sfondo scuro, ricordando le domeniche della mia adolescenza passate a fissare la pagina della C1, in attesa di un segnale. Intorno a me c’è una strana calma e mi perdo nei tuoi occhi, mentre giocherello con il sottobicchiere, le ginocchia si sfiorano per un istante e le tue guance arrossiscono, colorando di rosa la pelle del volto. "Per sognarti devo averti vicino, e vicino non ancora abbastanza". Mi vengono in mente queste parole rubate da qualche parte. Vorrei pronunciarle, facendo finta di essere intelligente, ma magari tu non sei tipa da citazioni. E poi è ancora troppo presto per darti la buonanotte, o troppo tardi per chiamarti Fiorellino. Mi volto verso l’ingresso, sembra stia entrando la festeggiata del compleanno, capelli biondi ossigenati e canottiera un po’ troppo audace. Mi passa vicino e sorride. Avverto un piacevole profumo misto all’odore acre di tabacco: provo a riconoscere la marca ma tu mi precedi. Anche tu la osservi passare, ma senza giudicarla. E sorridi a tua volta. Ritorno sulla pagina del televideo, stringo gli occhi e provo a leggere le scritte. È un mercoledì di campionato, la gente pare rapita dalla Serie A. Noi no. Non qui, non adesso. Da qualche parte gioca la Robur, con i pantaloni buoni da trasferta e la giacca sporca di unto delle partite in casa. 
Sullo schermo lampeggia un risultato, che attira la mia attenzione. Monza 0 - Robur Siena… Un ramo della pianta di fiori finta appesa al soffitto nei pressi del televisore copre parzialmente lo schermo. Osservo il telefono, ma non c’è campo. Non c’è mai campo nei presenti paralleli, nei quali la realtà sembra uguale e al tempo stesso diversa. Mi osservi divertita e nemmeno ti arrabbi se non ti sto dando le attenzioni che meriti. La pelle delle tue gambe nude sfiora di nuovo la tela dei mie jeans. Questa volta sono io ad arrossire, oppure è soltanto l’effetto di questo drink, troppo generoso per le due olivine servite come scarno accompagnamento. Mi soffermo ancora sul tuo sguardo, fisso sui miei occhi. Indipendentemente da come andrà, una cosa rimarrà indelebile. Non so se domani mattina io e te saremo ancora noi, o se questo momento sarà soltanto un pezzetto di vita rubata ad altre vite, nelle quelli abbiamo voluto condividere un istante, ma so per certo che ricorderò per sempre la ragazza dagli occhi belli, che mi guardava attenta mentre la Robur vinceva a Monza e forse strappava le prime pagine di un pessimo libro e ricominciava a scrivere una storia diversa, col piglio giusto e la calligrafia ordinata di chi ha bene in mente cosa vuole. 
Guardando la tv, adesso la scritta ha smesso di lampeggiare, il Siena ha vinto ed è forse ora di tornare al presente vero, quello dove le cose che devi fare sono sempre più importanti e urgenti delle cose che vuoi fare. In pochi minuti scompare tutto: la veranda, la ragazza col cane, tu. Sparisce il televideo e la pianta di fiori finta. Rimango da solo, con il ricordo dell’aroma di menta ed il risultato della partita, scritto con la luce delle stelle sullo sfondo scuro del cielo notturno, perché quando il Siena vince, tutto il resto sparisce e dentro di noi rimane soltanto questa piacevole euforia.

Monza - Siena 0 a 2: no vabbè... 31 punti e siamo salvi! Sarà mica il "no vabbè" che porta bene?

Robur Siena - Pistoiese: no vabbè... ragazzi, fate finta di giocare fuori. Invertiamo spogliatoi e panchine, invertiamo i nomi sul tabellone luminoso e invertiamo anche le curve. Tutti nel settore ospiti e proviamo ad ingannare la paura e vincere questa fobia di noi stessi, che ad oggi fa più paura degli avversari.

Saluti, baci, cordialità e sempre forza Siena!


Mirko

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