Cosa induce Trincia, che di Veleno fu il "creatore", a scrivere queste parole? Esistono dei legami che possono mettere in contatto i due casi? Quali sono?
La tesi da dimostrare è la seguente: ora come allora i bambini sarebbero stati plagiati per poi venire allontanati dalle loro famiglie grazie a finte accuse e falsi pretesti.
Ma cosa successe alla fine degli anni '90 in provincia di Modena, nel caso allora denominato "Diavoli della Bassa Modenese"? Tra il 1997 e il 1998, 16 bambini vennero allontanati dalle proprie famiglie su indicazione dei servizi sociali, per un'accusa terrificante contro i genitori: i minori sarebbero stati infatti vittime di una rete satanica di pedofili, che li avrebbe costretti a compiere atti sessuali e violenze inaudite (delle quali mai si è trovato prova). Nel 2014 le indagini si conclusero con l’assoluzione di almeno metà degli indagati (ma altri casi paiono in procinto per essere riesaminati), ma durante gli anni segnati dai processi, una madre si è suicidata gettandosi dal quinto piano, il parroco accusato nella vicenda ha avuto un infarto, altre due madri sono morte in carcere e un altro indagato ha perso la vita dopo essere stato condannato. Per altre informazioni sulla vicenda, la rete trabocca di fatti, testimonianze, interviste: il tutto per comporre un quadro mostruoso, comunque la vicenda sia veramente andata.
Molti indizi legano le due vicende, molte similitudini angosciose, parecchi dettagli combaciano. Davvero singolare, si trattasse solo di un caso fortuito.
Anzitutto la "tecnica" utilizzata dagli psicologi infantili è sempre la stessa, consistente nell'inculcare nella mente dei bambini “falsi ricordi” di terribili episodi di abusi per poi spingerli a denunciare tutto. "Tecnica" che ricade integralmente nella teoria psicoterapeutica del cosiddetto ascolto empatico, utile (per chi lo usa) ad indurre i minori a ricordare i maltrattamenti subiti nel passato, come vuole il dogma del CISMAI.
L’altro punto d’incontro tra le due storie degli orrori riguarderebbe gli interessi economici. "Veleno", infatti, dimostra come gran parte delle stranezze derivasse anche dall’ingaggio di aziende private per la sanità e l’assistenza sociale e dai conflitti di interesse che si andavano a creare tra queste e le amministrazioni pubbliche. Elementi questi, che ritroviamo anche nell’inchiesta di Reggio Emilia, come già fatto rilevare in altro articolo.
Ma il dato più eclatante riguarda le persone coinvolte. Erano impiegate della Hansel e Gretel le psicologhe che interrogarono i bambini di "Veleno". Una di queste era Alessandra Pagliuca, alla quale si deve pure l'inchiesta sulle sette sataniche di Salerno nel 2007, che portò ad un totale nulla di fatto. La storia allucinogena raccontò di tre fratellini che parlavano di adulti incappucciati, diavoli, pozioni di sangue, sperma e droga e di un babbo, accusato di aver abusato delle figlie, distrutto dall'intervento della Hansel e Gretel: il caso andava verso l’archiviazione, ma fu riaperto dopo il parere di Claudio Foti. Dopo un lungo processo durato nove anni, nel 2015 l’uomo fu assolto dal tribunale di Salerno, che ha criticato il metodo utilizzato da Foti, definendolo “un approccio contestato dal mondo scientifico”. Un'altra psicologa di "Veleno" era Cristina Roccia, ex moglie di Foti, ormai tristemente famosa per le domande suggestive ed insistenti ai minori in odore di abuso e nota per aver affermato di trovare conferma ai suoi sospetti guardando negli occhi una mamma cui era stato ritirato un bimbo e osservando il suo sguardo minaccioso (sic!). Ed infine, c'era soprattutto la psicologa della Asl di Mirandola Valeria Donati, che, un po' come la Aghinolfi per Reggio Emilia, va ad assumere un ruolo fondamentale nella storia, stavolta nella fase dei colloqui con i bambini, per i quali trova sempre un problema di fondo di abuso sessuale familiare.
Incredibile come combacino le dinamiche assurde di certe testimonianze, riferite a fatti di deviazioni sataniche. Mentre i minori di "Veleno" raccontarono di scene raccapriccianti, in cui essi venivano costretti dai propri genitori ad uccidere (sic!) altri bambini nei cimiteri di notte - fatto chiaramente mai provato - suscita sorpresa un racconto attribuito a una bambina di Mirandola allontanata nel 2011 per problemi economici della sua famiglia, seguita da La Cura dal 2017 e affidata ad un’altra persona vicina agli indagati, di Fornovo (Parma) che fa parte dell’associazione di sostegno ai minori “Rompere il silenzio” (nel direttivo, oltre alla diretta interessata, ci sono anche Foti, Bolognini e l’assistente sociale Monopoli). Dopo un incontro con la Bolognini, la bimba inizia a raccontare di omicidi plurimi commessi dal padre durante la notte di Halloween, quando lei aveva tra i due e i quattro anni. Parla di uomini mascherati che sedavano altre persone, le portavano in casa e lì prima commettevano violenze sessuali e poi li uccidevano. Non solo: il padre avrebbe anche truccato il volto dei bambini con sangue dei cadaveri e così conciati avrebbero bussato a diverse porte per il tradizionale “dolcetto o scherzetto” di Halloween!
Ed infine, sempre sul fondo della scena, come successo a Reggio Emilia con le sponsorizzazioni di università pontificie, anche per "Veleno" risalta la presenza di un istituto di accoglienza dei minori sottratti alle famiglie e successivamente dati in affidamento proveniente dal mondo cattolico e gestito da suore, quel Centro Aiuto al Bambino - Cenacolo Francescano, del quale diventò responsabile la psicologa Donati sopra menzionata.
Alla fine del processo di appello del 2013, la magistratura trova l'approccio dei terapeuti “assolutamente censurabile (…) perchè del tutto impropriamente veicola nella mente dei bambini dati e informazioni che ne possono contaminare ogni successivo racconto”.
Ma allora perchè psicologi, operatori dei servizi sociali, associazioni private e tutti coloro che avevano preso parte al sistema che ha scatenato l’inferno e strappato via, ingiustamente, i bambini alle proprie famiglie dopo che i casi sono stati chiusi e si è appurato l’assurdità del metodo utilizzato non sono mai stati indagati? Perchè nessuno di loro è mai stato preso in causa con l’accusa di aver distrutto intere famiglie, plagiato la mente di bambini innocenti? E ancora, perchè se quegli stessi nomi erano già stati individuati venti anni fa adesso sono ancora lì che "lavorano" in casi così delicati e sensibili?
Molti indizi legano le due vicende, molte similitudini angosciose, parecchi dettagli combaciano. Davvero singolare, si trattasse solo di un caso fortuito.
Anzitutto la "tecnica" utilizzata dagli psicologi infantili è sempre la stessa, consistente nell'inculcare nella mente dei bambini “falsi ricordi” di terribili episodi di abusi per poi spingerli a denunciare tutto. "Tecnica" che ricade integralmente nella teoria psicoterapeutica del cosiddetto ascolto empatico, utile (per chi lo usa) ad indurre i minori a ricordare i maltrattamenti subiti nel passato, come vuole il dogma del CISMAI.
L’altro punto d’incontro tra le due storie degli orrori riguarderebbe gli interessi economici. "Veleno", infatti, dimostra come gran parte delle stranezze derivasse anche dall’ingaggio di aziende private per la sanità e l’assistenza sociale e dai conflitti di interesse che si andavano a creare tra queste e le amministrazioni pubbliche. Elementi questi, che ritroviamo anche nell’inchiesta di Reggio Emilia, come già fatto rilevare in altro articolo.
Ma il dato più eclatante riguarda le persone coinvolte. Erano impiegate della Hansel e Gretel le psicologhe che interrogarono i bambini di "Veleno". Una di queste era Alessandra Pagliuca, alla quale si deve pure l'inchiesta sulle sette sataniche di Salerno nel 2007, che portò ad un totale nulla di fatto. La storia allucinogena raccontò di tre fratellini che parlavano di adulti incappucciati, diavoli, pozioni di sangue, sperma e droga e di un babbo, accusato di aver abusato delle figlie, distrutto dall'intervento della Hansel e Gretel: il caso andava verso l’archiviazione, ma fu riaperto dopo il parere di Claudio Foti. Dopo un lungo processo durato nove anni, nel 2015 l’uomo fu assolto dal tribunale di Salerno, che ha criticato il metodo utilizzato da Foti, definendolo “un approccio contestato dal mondo scientifico”. Un'altra psicologa di "Veleno" era Cristina Roccia, ex moglie di Foti, ormai tristemente famosa per le domande suggestive ed insistenti ai minori in odore di abuso e nota per aver affermato di trovare conferma ai suoi sospetti guardando negli occhi una mamma cui era stato ritirato un bimbo e osservando il suo sguardo minaccioso (sic!). Ed infine, c'era soprattutto la psicologa della Asl di Mirandola Valeria Donati, che, un po' come la Aghinolfi per Reggio Emilia, va ad assumere un ruolo fondamentale nella storia, stavolta nella fase dei colloqui con i bambini, per i quali trova sempre un problema di fondo di abuso sessuale familiare.
Incredibile come combacino le dinamiche assurde di certe testimonianze, riferite a fatti di deviazioni sataniche. Mentre i minori di "Veleno" raccontarono di scene raccapriccianti, in cui essi venivano costretti dai propri genitori ad uccidere (sic!) altri bambini nei cimiteri di notte - fatto chiaramente mai provato - suscita sorpresa un racconto attribuito a una bambina di Mirandola allontanata nel 2011 per problemi economici della sua famiglia, seguita da La Cura dal 2017 e affidata ad un’altra persona vicina agli indagati, di Fornovo (Parma) che fa parte dell’associazione di sostegno ai minori “Rompere il silenzio” (nel direttivo, oltre alla diretta interessata, ci sono anche Foti, Bolognini e l’assistente sociale Monopoli). Dopo un incontro con la Bolognini, la bimba inizia a raccontare di omicidi plurimi commessi dal padre durante la notte di Halloween, quando lei aveva tra i due e i quattro anni. Parla di uomini mascherati che sedavano altre persone, le portavano in casa e lì prima commettevano violenze sessuali e poi li uccidevano. Non solo: il padre avrebbe anche truccato il volto dei bambini con sangue dei cadaveri e così conciati avrebbero bussato a diverse porte per il tradizionale “dolcetto o scherzetto” di Halloween!
Ed infine, sempre sul fondo della scena, come successo a Reggio Emilia con le sponsorizzazioni di università pontificie, anche per "Veleno" risalta la presenza di un istituto di accoglienza dei minori sottratti alle famiglie e successivamente dati in affidamento proveniente dal mondo cattolico e gestito da suore, quel Centro Aiuto al Bambino - Cenacolo Francescano, del quale diventò responsabile la psicologa Donati sopra menzionata.
Alla fine del processo di appello del 2013, la magistratura trova l'approccio dei terapeuti “assolutamente censurabile (…) perchè del tutto impropriamente veicola nella mente dei bambini dati e informazioni che ne possono contaminare ogni successivo racconto”.
Ma allora perchè psicologi, operatori dei servizi sociali, associazioni private e tutti coloro che avevano preso parte al sistema che ha scatenato l’inferno e strappato via, ingiustamente, i bambini alle proprie famiglie dopo che i casi sono stati chiusi e si è appurato l’assurdità del metodo utilizzato non sono mai stati indagati? Perchè nessuno di loro è mai stato preso in causa con l’accusa di aver distrutto intere famiglie, plagiato la mente di bambini innocenti? E ancora, perchè se quegli stessi nomi erano già stati individuati venti anni fa adesso sono ancora lì che "lavorano" in casi così delicati e sensibili?
Allora fallo te l'assistente sociale!!
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