No, in realtà io parlavo del canale della televisione. Ora, sicuramente quei due millennials che forse leggono ancora questa triste rubrica rimarranno sconcertati nell’apprendere che un tempo l’ordine dei canali televisivi non era impostato automaticamente come adesso, ma era il telespettatore a doverlo scegliere. Una volta acquistato l’apparecchio, pesante come un 'omo briaco e piuttosto ingombrante, toccava stare quaranta minuti a cercare i canali. A casa mia avevamo Rai 1 all’1 (che il nonno chiamava "il primo"), Rai 2 al 2 (che diventava automaticamente "il secondo") e poi c’era Retequattro al 3 (sì, siamo strani forti in casa mia), Rai 3 al 4, Canale 5 al 5, Odeon-RTV 38 al 6 e Italia 1 all’8. Ma al 7, chi c’era? Boh!
Bei tempi quelli là. Non esistevano le tv a pagamento, non c’erano Dilette Goal e soprattutto Daniele Adani non aveva ancora inventato il calcio moderno. Se si potesse blasfemamente dividere il gioco del football (nell’accezione europea del termine, non in quella americana, che oltre oceano declina in soccer e viene derubricato a semplice sport per donne, ragazzini del college e ispanici) in due testamenti, il noiosissimo Adani, dopo un passato da difensore fabbro (il mestiere, non il giocatore) dopo aver aperto il mare in due metà proprio come il buon Mosè, potrebbe relegare tutto ciò c’è stato prima di lui nel vecchio testamento dell’arte pallonara, per inaugurarne uno tutto nuovo, fatto di disamine lunghissime, parole complesse e verità evangeliche ineluttabili impresse sulla pietra. Tutto è cambiato in pochi anni: le partite sono diventate roba per intenditori e le telecronache vere e proprie lezioni del Politecnico di Milano. Meno male che ancora possiamo abbassare il volume del televisore.
Anni fa era meglio, diciamocelo. Volevamo la moviola in campo perché pensavamo che essa potesse ristabilire equità e giustizia. Tutte bazzecole e quisquilie. Sapete quale sarebbe l’unica vera riforma moderna del pallone? Il televoto sul giudizio del Var. Pensate che meraviglia se dopo aver fischiato un rigore, il direttore di gara (referee per gli abitanti della perfida Albione) dichiarasse aperto il sondaggio e al prezzo di 0.51 euro + iva a sms (in proporzione sempre di più che un litro di latte sardo), il telespettatore potesse esprimere il suo parere per un massimo di cinque preferenze a utenza, o magari utilizzando gratuitamente la piattaforma Rousseau. Altro che guerra civile in Venezuela... E, mutatis mutandi, potremmo addirittura arrivare a scegliere l’uomo partita Sky esprimendo il nostro gradimento con le vecchie e care schedine del Totip. Ecco che la democrazia pallonara raggiungerebbe il suo massimo apice immersa nei giardini pensili di una nuova Babilonia occidentale, dove il giudizio del popolo sovrano avrebbe diritto di vita o di morte sulle logiche del calcio che conta. Che invece, per noi poveri residuati bellici di collina, non conta affatto, visto che siamo relegati ancora in terza serie. Anche se in futuro vedrei proprio bene Bomber Trani intervistato su Dazn (si pronuncia Dazon, duri!), mentre alle spalle campeggiano gli sponsor del Milan ed in basso scorrono le notizie, con l’ennesimo flop del cavallino rampante (con Sebastian Vettel come sempre peggior pilota della Ferrari dai tempi del motore aspirato).
Bomber Trani che, dopo la sfuriata con la Pistoiese, ha raggiunto picchi assurdi di notorietà planetaria, facendomi vivere tuttavia un minuto di autentico terrore, nel momento in cui ho visto l’immagine del suo nome scritto sul fucile del folle che in Nuova Zelanda - nome da animale della fattoria - ha deciso di porre fine alla vita di una cinquantina di persone scelte a caso. Passato lo sbigottimento iniziale, mi sono poi accorto che si trattava di Traini e non Trani. Bomber mio, ma come ho potuto dubitare di te, seppur per un solo istante? Se penso poi che tra cento anni il Rastrello potrebbe essere intitolato a te (Trani, non Traini; scriviamola bene quella targa), mi si riempie il cuore di orgoglio, perché potrò dire "io c’ero quando c’era lui".
Proprio come c’ero sabato scorso per l’ultima partita della storia del calcio lucchese. Difficilmente i rossoneri ne usciranno vivi da questo campionato e almeno in questo non per colpa dei suprematisti della razza bianca (che poi cosa significhi ancora non l’ho mica capito). Nemmeno San Lucchese patrono di Poggibonsi potrà dare loro conforto. La partita, agonica, brutta e noiosa, giocata in maniera autistica dalla Robur Siena, sarà forse ricordata come l’ultima di Lucca tra i pro. Ecco che dal forse alla farsa il passo è breve. Perché a nulla sarà servito il sole cocente e il vento gelido, se fra qualche giorno qualcuno nei palazzi di potere dovesse estromettere la Lucchese dal campionato. Altri tre punti tolti alla Robur e tutti contenti. Niente silent check per correggere la decisione. Tre bei puntoni puff, volati via come per magia, dopo che erano arrivati al termina di una nenia di passaggi lunga 90 minuti, nel quale il Titi Taka mignanano - ha fatto più danni Guardiola che la febbre spagnola - ha inorridito persino le campane di San Domenico, con Dario D’Ambrosio (la brutta copia del gemello interista) innalzato a vero e proprio uomo vitruviano posto al centro del progetto di gioco bianconero, investito della carica di toccare la palla almeno tre volte per azione. Domanda: perché la Robur in 10 vista contro la Pistoiese sembrava il Titanic dopo l’impatto con l’iceberg, mentre la Lucchese in 9 si difendeva senza fatica (esattamente come l’Arezzo un girone e mezzo fa)? Semplice, il refrain bianconero figlio del fitto argomentare tra mister 1 e mister 2 prevedeva di entrare in porta col pallone soltanto dopo che tutti gli 11 componenti della squadra avessero toccato il pallone. Solo questo può spiegare l’ennesimo cervellotico cambio di Guberti e l’entrata in colposo ritardo di Cianci (tacciate lo speaker vi prego, che lo presenta come Big Pietro, manco fosse un wrestler). Giocare con Cesarini, Aramu e Guberti tutti assieme è poi cosi assurdo? Ma se ci troviamo con due uomini in più, potremo mai rinunciare ad un difensore? Non lo so, so solo che abbiamo visto per oltre un’ora Fabbro (il giocatore, non il mestiere) svolazzare per il campo, con i suoi capelli vaporosi manco fosse Azzurro di Shrek, senza mai tirare in porta. Il treno, cantato anni fa dai Radiofiera stava passando un’altra volta dalle parti di Siena, ma noi tutto stavamo dando meno che l’impressione di volerlo prendere ad ogni costo. Ecco che allora non è sempre vero che sbagliando forse s’impara, così come invece è mostruosamente sotto gli occhi di tutti che la farsa di questo campionato dovrà finire al più presto e i responsabili andranno perseguiti legalmente e fisicamente in tutti gli angoli del paese. Che possano essere bannati a vita!
Robur Siena - Lucchese 1-0: forse una delle partite peggio giocate della storia moderna della gloriosa Robur. Talmente brutta che il tempo non passava mai. S’è vinto. Prendiamo i tre punti e dimentichiamoci alla svelta di tutto il resto. Un augurio ai tifosi lucchesi (rispetto ai quali nutro una bella e sana dose di indifferenza) che pagano le trasferte alla squadra e si presentano comunque in diverse decine. Bravi! Che Dio possa rendervene merito, in qualche modo. Meritate di meglio di questa gente che abita nel sottobosco del calcio. Ma state tranquilli, se adesso vi arriva Monzilli, siete veramente in una botte di ferro. Ah semmai...
Saluti, baci, cordialità e sempre forza Siena!
Robur Siena - Lucchese 1-0: forse una delle partite peggio giocate della storia moderna della gloriosa Robur. Talmente brutta che il tempo non passava mai. S’è vinto. Prendiamo i tre punti e dimentichiamoci alla svelta di tutto il resto. Un augurio ai tifosi lucchesi (rispetto ai quali nutro una bella e sana dose di indifferenza) che pagano le trasferte alla squadra e si presentano comunque in diverse decine. Bravi! Che Dio possa rendervene merito, in qualche modo. Meritate di meglio di questa gente che abita nel sottobosco del calcio. Ma state tranquilli, se adesso vi arriva Monzilli, siete veramente in una botte di ferro. Ah semmai...
Saluti, baci, cordialità e sempre forza Siena!
Mirko
Anche io avevo RTV38 sul 6 ed Italia 1 sull'8.
RispondiEliminaSul 7 c'avevo quella di Cecchi Gori, come si chiamava… Tele37, possibile?
Tele 37. E RTV 38.
EliminaQuelli del Ruffianissimi clubbe con la solita lingua ciondolante avevano già messo la sciarpa al collo anche a lui…
RispondiEliminaCarlino