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martedì 15 gennaio 2019

La vera deriva del nostro tempo: la Bocconi

Se c'è una "Istituzione" che Wiatutti teme più di Bafometto in persona, questa è il Fondo Monetario Internazionale (FMI). Il quale, nei giorni scorsi, ha rilasciato un documento ufficiale che pare scritto da un critico analista para-marxista... Ah annamo bbbene...
Su "Repubblica" di qualche giorno fa - ah, tanto per esser chiari... non voglio passare come uno di quelli che legge quotidiani da fake news, è un mio amico che mi ha passato il link - si riporta un intervento preoccupato del FMI, che elenca le storture che i management delle corporation (anche di medio taglio) stanno sistematicamente applicando a caduta sul mercato:
1) riduzione della quota dei guadagni destinata ai lavoratori.
2) riduzione della propensione ad investire.
3) tentativo di incassare di più con minori sforzi.
4) tendenza ad assorbire i competitors anziché sfidarli sul mercato.
Tale nuovo trend sarebbe denominato WWW, Wild Wild West. Una deriva insomma, l'ultima e forse più devastante del cosiddetto sistema capitalistico. Che crea danni incalcolabili a chi sta in basso, ma anche alle aziende stesse, che, occupato un posto apparentemente "comodo", ben si guardano dall'investire e dall'innovare.
Ora, ciò comporta un danno incalcolabile a noi poveri cristi, sia nella veste di lavoratori sia in quella di consumatori. E sarebbe anche l'ora, da parte di noi poveri cristi, di prendere coscienza di questo fenomeno, semplicemente perché altrimenti si rischia di essere collaborazionisti delle corporation, sebbene in buona fede e contro il nostro proprio interesse.
Dati del FMI - che non è proprio una cosa che sta dalla parte del proletariato - indicano che negli ultimi quindici anni di economia americana, la quota di produzione che ricade sui lavoratori è scesa dal 65% al 58%, per andare al contrario nelle tasche delle imprese.
Ed ancora. La quota di ciò che l'azienda carica in più sul prezzo al consumatore rispetto ai propri costi, dal 1980, è stata del +43%.
Tutto questo surplus finito nelle mani delle aziende, soprattutto nel racconto dei falchi iper-liberisti, ci è stata dipinta proprio come la manna che avrebbe garantito benessere ed una crescita più o meno infinita. Sta succedendo invece l'esatto contrario. Le corporation non trovano più ragione per innovare, si siedono, creano derive produttive e come immobili mastodonti incorporano tutto ciò che può provocare loro fastidio, soprattutto in termini di concorrenza.
A me va benissimo parlare a mesate di immigrazione e di terroristi latitanti, ma forse (forse eh...) sarebbe importante iniziare a mettere il naso dentro il problema ed acquisire coscienza anche su questi aspetti, che si riverberano pesantemente nel nostro vivere quotidiano e futuro. Certo è che, se non reagiamo e non parliamo mai di certe dinamiche, non solo niente cambierà, ma la deriva sarà solo destinata ad aumentare.
Al contrario, il mondo delle imprese reagisce da anni, organizzando il flusso. Le moderne università finanziarie stanno sfornando, in serie, dei piccoli mostri, tutti identici a loro stessi, tutti con camicie di due taglie più piccole, tutti con zainetto (ultima moda lanciata dal ben più attempato ma sempre gggiovane Cottarelli), tutti con maglioncino o giacchina attillata. Un esercito di cloni, programmati per distruggere tutto ciò che non ricade nei vantaggi delle proprie tasche e delle aziende per cui lavorano (per archi temporali sempre più brevi), arroganti e sprezzanti del lavoro del prossimo. In un processo che, a mio avviso, non può più essere definito come casuale.
Va bene così? A me no. Io mi sono rotto i coglioni.


"Abbiamo i migliori operai del mondo ed abbiamo i migliori piccoli imprenditori del mondo. Ma abbiamo dei manager catastrofici, che vanno alla Bocconi ed in queste università di serie zero. E quindi escono fuori dei giovanotti presuntuosi ed incompetenti"
(Giulio Sapelli, 2016)

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