Domenica di ottobre, domenica da Concato, come da piccolo quando la vicina faceva le pulizie immersa nella musica sparata a tutto volume. Ritorno per un attimo ai tempi dell’adolescenza, mentre rimanevo sdraiato nel letto ad aspettare mia madre per fare colazione e dall’appartamento accanto arrivano chiare le parole di "Fiore di maggio".
Aziono l’indicatore di direzione, spostandomi su una strada tranquilla, proseguendo tra ciclisti e gente col cane. Mesi fa ci sono già passato da queste parti, perché quando ho un attimo di tempo, adoro perdermi. Mi pare fosse un giorno di inizio estate, fine giugno o giù di lì. Mentre guido provo a ricordare le parole della canzone. Che bello, vorrei vivere tutti i giorni come fosse se domenica mattina.
Dove sono finito di preciso? Non lo so, girovago per le campagne, tenendomi la città alle spalle. La vedo dallo specchietto retrovisore, bella addormentata, illuminata dai caldi raggi del sole. Quanti anni dovrà avere adesso la ragazza della canzone? Trenta, quaranta? Chissà se sarà mamma o se ascolterà sempre le strofe che un tempo furono scritte per lei. La canzone mi ronza in testa, sovrastando il frastuono che esce dall’autoradio, che per fortuna appena espulso dagli altoparlanti viene disperso nell’aria del mattino, risucchiato lontano dal vuoto dei finestrini aperti.
Domenica di ottobre, Domenica senza Robur. O meglio la Robur ci sarebbe, sperduta da qualche parte su al nord, in mezzo alle pianure nebbiose del basso Piemonte. Ma per il momento non voglio pensarci; e poi quasi sicuramente non la vedrò. Ogni cosa al suo tempo. Dopo pranzo magari finirò per controllare mille volte il cellulare, scaricando tutta la batteria. Ma adesso no. E poi è soltanto mattina.
Percorro un lungo un viale alberato di una delle tante strade tranquille della periferia. Ripenso agli ultimi mesi, a tutto quello che è successo, alla speranza mortificata, ai sogni infranti, alle parole portate via dal vento e realizzo che il bello del calcio giocato, da idea sta diventando utopia. Una ragazza vestita di rosa mi passa accanto correndo. I biondi capelli lunghi raccolti a coda di cavallo le ricadono dietro la schiena, accarezzandole le spalle. Arrivando alla mia altezza pare sorridere o magari è così che la immagino, perché la domenica mattina siamo tutti più tranquilli. Alla mia sinistra una fila di alberi nasconde le case; alla mia destra invece distese di campi incolti in attesa di lavorazione. Ancora una volta ripenso a questa estate, mentre nella mia testa sfuma il ricordo della canzone, sostituito dal profumo di carne alla brace proveniente da uno dei tanti giardini della zona.
E con la mente torno al giorno in cui passai da queste parti e i campi erano ricoperti dai girasoli non ancora fioriti. Verde brillante in attesa dello scoppio del giallo. Luglio stava per iniziare e le scuole erano chiuse. Si parlava di palio e si parlava di B. I cavalli stavano per arrivare nelle contrade e nei fine settimana si cominciava ad annusare il mare. Ai margini del campo, un girasole - unico e solo - era già fiorito e spiccava in mezzo a tutto il resto con il suo colore acceso. Incuriosito, ricordo di averlo fissato a lungo, scacciando la tentazione di fotografarlo, ma decidendo fra me e me che si dovesse chiamare Corrado. Era il primo, il più bello. Presto si sarebbe confuso con centinaia di gemelli identici, ed i turisti, loro sì, avrebbero fermato l’auto per scattare le foto. Ma per il momento era solo. Diverso e bellissimo. Anche i desideri al tempo erano diversi e bellissimi. Un palio da correre e un sogno da scalare. Da quel giorno, sembra passato una vita.
Girando lo sguardo da destra a sinistra, provo a ricordare il punto esatto nel quale avevo lasciato il mio Corrado. Le grosse macchine degli agricoltori hanno raccolto i girasoli da diversi settimane, e la polvere delle grandi ruote gommate dei trattori è stata portata via dal vento, lasciando nell’aria quel profumo acre e denso di campagna arsa dal sole. Poi lo vedo, ed il cuore accelera perdendo un battito. Corrado è ancora là, nonostante tutto. Il fiore appare rinsecchito e i petali, un tempo gialli impertinenti, ciondolano tristemente verso il basso. Sembra un soldato di guardia, appisolato dalla noia del non fare niente. O forse è soltanto morto, perché adesso non segue più l’orbita del sole ma si sorregge eroicamente sul suo stelo secco, in attesa di una bella stagione che non vedrà mai.
Accosto e mi fermo. Per un attimo ho l’impressione di essere un turista nelle terre di casa. Mi avvicino a Corrado: tra me e lui c’è un fossetto poco profondo, nel quale scorre l’acqua durante i temporali. Con un balzo lo scavalco e improvvisamente mi trovo in campagna. Osservo il girasole in silenzio, anche se vorrei tanto chiedergli come ha fatto a sfuggire alla falce fienaia e a rimanere in piedi. Voltandomi, noto la mia auto ferma con le quattro frecce accese. Siena è alla mia sinistra. A destra invece, verso sud, il profilo azzurrino della grande montagne pare confondersi col cielo. Oramai sono talmente vicino alla pianta che riesco persino a sentirne il flebile profumo o quel che ne resta e improvvisamente la tocco, ritornando immediatamente indietro di qualche mese. Una leggera brezza muove le chiome degli alberi allineati lungo il viale, dai quali cominciano a staccarsi le foglie, finalmente libere di volteggiare nell’aria prima di toccare terra. Vorrei tornare indietro e trovare la forza per poter cambiare qualcosa. Penso all’importanza della settimana che ci aspetta e mi rendo conto che il calcio è soltanto un qualcosa di contorno. Dall’ultima volta che fu corso un palio con la Robur in campo sono passati quasi vent’anni. Anche se ero già grande, non ricordo granchè. Ma eravamo in Serie B. Guardo il girasole e penso che sarebbe bello poter conoscere il futuro, visto che tendiamo troppo spesso a dimenticare il passato. Corrado rimarrà al suo posto ancora qualche giorno, poi cadrà. Esattamente come sono caduti i sogni di gloria della Robur. Più tardi, sul finire del pomeriggio, capiremo meglio chi siamo. Forse faremo finalmente goal, oppure torneremo a casa con l’ennesimo pareggio. Il buongiorno che abbiamo visto dal mattino non è stato incoraggiante, ma il campionato è ancora lungo e di tempo per crescere e sognare ce ne sarebbe ancora tanto. Come per i girasoli, nei primi giorni di luglio.
Alessandria - Siena 1-1: riportiamo a casa un punto dalla prima sfida del trittico piemontese. Non so se è un punto guadagnato o sono invece due punti persi. E francamente non lo voglio sapere. Per il momento continuo a non divertirmi. Una Robur arancione fa male al cuore, infastidisce e azzera l’umore. Perché? Ma forse questo è soltanto l’ultimo dei nostri mali.
Siena - Cuneo: dopo un mese di rinvii, l’unica partita che doveva essere rinviata era proprio questa qua. Vabbè, ma l’intelligenza non va mai di pari passo con l’essere umano. Ed infatti… Che senso ha parlare continuamente di calcio - riempiendosi la bocca di parole inutili, manco fossero le noccioline ad un happy hour - se poi viene fatto di tutto per tenere gli stadi vuoti?
... tira in porta e marca il gol!
Mirko
questa società di raccattati che sostenete oramai in 4 gatti mentre tutto il resto vi va in c..o e vi ride dietro,dopo un'estate ad illudervi di essere ripescati(per poi fare cosa,dopo un mercato ridicolo?)quanto pensate che possa ancora sostenere i costi della terza serie prima di mollarvi(voi,4 gatti perchè il resto neanche segue da fuori)prima di rifarvi saltare per aria?
RispondiEliminain più,avete come guida un personaggio che,nonostante fazzoletto al collo e simpatie della gente che conta(ahahahaha),è completamente inadatto ad allenare avendo un solo schema e non dandò né mordente né libidine al gruppo.dopo i 40000 della serie d,siete riusciti(i soliti 4 gatti maledetti)a rovinare di nuovo tutto.ecco,allora speriamo che restiate dove siete voluti ritornare:nell'anonimato,nel nulla cosmico e nell'indifferenza di una categoria adatta a voi che oramai neanche più fate notizia quando vi fate ridere dietro da una città che non vi apprezzava neanche ai tempi belli e in una nazione pallonara che considera durio e company come una pisciata nel mare-