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giovedì 4 ottobre 2018

Chi tocca i fili muore

Riceviamo e pubblichiamo.
Il 27 settembre scorso "Il Sole 24 Ore" ha riportato alla ribalta le tragiche e misteriose scomparse di 70 banchieri avvenute nell'ultimo decennio, citando in primis quella di David Rossi. Credo allora che sia giunto il momento di dire basta ai "forse", ai "probabilmente" e di urlare che l'ex collega non si è suicidato, no: semplicemente per me è stato scaraventato giù dalla finestra del suo studio (o forse da quella dell'ufficio al piano di sopra, all'epoca occupato dal Direttore Generale Fabrizio Viola). Punto e basta. Lo devo per prima cosa alla mia libertà di pensiero, che non può non privilegiare l'evidenza della logica e dei fatti, la quale mi costringe a vedere che "il re è nudo" e a ribellarmi alla tesi politicamente corretta del suicidio, che altro non è che la solita "verità" ad usum Delphini. In secondo luogo non posso accettare che il principio di giustizia continui ad essere vilipeso da quei poteri che vengono denominati oscuri, ma che poi tanto oscuri non sono. Intoccabili certamente sì.
L'ex Capo della Comunicazione del Monte morto il 6 marzo 2013 è stato barbaramente assassinato da qualcuno in carne ed ossa. Lo attestano prove su prove (è di ora l'acquisizione della certezza che l'orologio di David sia stato gettato giù venti minuti dopo la sua defenestrazione), risultanze che sono di un'evidenza solare.
Eppure la Magistratura di Siena ha certificato ufficialmente la realtà del suicidio. Il problema è che l'Autorità giudiziaria si è resa autrice di una conduzione delle indagini macchiata da una serie numerosa di quelle che taluni giudicano come anomalie, che non sto qui a ripetere visto che tutti ormai le conoscono. Vorrei solo ricordare che l'ipotesi suicidaria è stata data per certa icto oculi, certificata prima che venissero svolte concretamente le indagini, tanto che il 7 marzo 2013, ossia il giorno dopo la tragedia, al fratello di David, Ranieri, fu proposta la non effettuazione dell'autopsia in quanto superflua. Partendo da quell'assioma, ecco il lungo susseguirsi - secondo alcuni - di omissioni nelle indagini, di scomparse e distruzioni di prove, di mancati rilievi analitici. L'indagine degli inquirenti, a pagina 258 del libro "Morte dei Paschi", viene ad esempio impietosamente giudicata "Piena di falle. Una classica vicenda italiana".
Nel libro citato Lannutti e Fracassi, dopo aver elencato varie vicende relative al Monte dei Paschi in cui Rossi sarebbe stato protagonista e rimarcato la sua "profonda amicizia" con Stefano Bisi, massone senese che di lì a poco sarebbe diventato Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia, si domandano: "Rossi era, dunque, massone?" (pag. 246). E' probabile, tenuto conto che Siena è una delle città a più alta densità massonica e che il Monte dei Paschi può vantare il privilegio di essere una delle banche dove più amano scorrazzare i grembiuli bianchi.
Mi limito a citare un paio di testimonianze fra le tante, entrambe autorevoli. La prima è dell'ex Presidente di Mps Alessandro Profumo, rilasciata il 18 ottobre 2016 nella trasmissione de La7 "diMartedì". L'intervistatore gli domanda: "Lei ha detto al Fatto Quotidiano non smentita: sono arrivato a Siena e ho visto la Massoneria al lavoro. Ce la spiega meglio questa?". "Certamente" - risponde Profumo - "Io purtroppo quando vedo fenomeni che non riesco a spiegarmi e vedo dei legami fra persone che non riesco a spiegarmi parlo della Massoneria... Vedevo e ho visto ad esempio delle scelte di persone basate su motivi che non riuscivo a capire. Restavano le appartenenze". L'altra è di Gioele Magaldi, Gran Maestro del GOI e si riferisce specificamente ad un altro ex Presidente del Monte, l'avvocato Giuseppe Mussari, di cui si può dire che David Rossi fosse una specie di alter ego: "Giuseppe Mussari è un massone. Non perché abbia partecipato ad uno o più convegni del GOI (vi partecipano anche profani di rilievo), ma perché è stato iniziato libero muratore diverso tempo fa, agli inizi della sua scalata al potere" (dall'intervista di Gioele Magaldi al Fatto Quotidiano del 6 febbraio 2013).
Può lasciare quindi piuttosto perplessi l'affermazione dell'ex Sostituto Procuratore di Siena Nastasi riferita davanti alla Commissione d'inchiesta sulle banche: "Nell'operazione di acquisto di Antonveneta da parte del Monte dei Paschi la Procura di Siena non ha riscontrato influenze della Massoneria".
Riassumendo: nel Monte, in particolare in occasione dell'affare Antonveneta, le indagini della Procura non hanno rilevato tracce di poteri occulti, né di un livello politico decisionale superiore, né tantomeno di tangenti. Ergo, la verità cui dobbiamo aderire per fede è che il disegno sopraffino, ideato certamente da menti acutissime per rifilare la stangata Antonveneta, sia tutta farina del sacco di un Mussari che ha ammesso che fare il Presidente del Monte non era il suo lavoro e che sarebbe tornato a fare l'avvocato, "che poi è quello che so fare". E di un Vigni che negli interrogatori dell'inchiesta offre di se stesso uno spettacolo disarmante, riducendo il suo ruolo strategico simile a quello rivestito dalle famose tre scimmiette: non ho visto, non ho sentito, non ho parlato.
Di chi possa essere la mano assassina che ha interrotto la vita dell'ex Capo della Comunicazione del Mps non è possibile avere certezza, visto che una tale ipotesi investigativa è stata scartata a priori. Osservo solo che la pratica del "suicidio assistito" va molto di moda negli ambienti finanziari che contano, là dove si annidano i poteri cosiddetti occulti.
C'è da credere che ai piani alti dei grandi gruppi bancari campeggi l'avvertenza che "Chi tocca i fili muore", visto il lungo susseguirsi di vittime eccellenti, appartenenti al management apicale, a causa di incidenti autolesionistici. Credo sia inutile sottolineare che tutte le relative indagini sono state archiviate con il verdetto di suicidio o di incidente fortuito.
Nell'ultima pagina del citato libro "Morte dei Paschi" si legge a proposito di otto "suicidi" eccellenti succeditisi dopo quello di David Rossi: "Tutti avvenuti nell'arco di un anno e mezzo. Tutte persone che, in qualche modo, avevano avuto a che fare con le rocambolesche vicende del Monte dei Paschi".
Chiudo ricordando che quando venni a conoscenza della morte dell'ex collega David Rossi l'immagine che si affacciò alla mia mente fu un corpo appeso con una corda ad un traliccio del Blackfriars Bridge a Londra. Accadde il 18 giugno 1982. Era il banchiere massone Roberto Calvi.

Quid est veritas?


Marco Sbarra

1 commento:

  1. Io spero sempre che nell'immobile di Piazza Salimbeni venga fatto un kartodromo ed una sala giochi.
    Accidenta a quelli che so'andati di fori:banchetta rossa del cazzo!

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