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lunedì 24 settembre 2018

Un Palio populista

Leggo qualcosa che mi stona. E non posso tacere, anche perché mi riguarda, direttamente ed indirettamente. Trattasi dell'articolo di Pierluigi Piccini sul Palio straordinario.

Ringrazio l'estensore del pezzo, ovvero Piccini medesimo, per aver buttato giù un pensiero che può dar vita ad un dibattito, sebbene l'intenzione dello scrittore, dallo stile, pare divergente: non un confronto si ricerca, ma una sentenza si rilascia.
Ancora una critica verso il Palio straordinario, veicolata attraverso chi il Palio straordinario lo ha voluto legittimare a maggioranza, sia nelle assemblee straordinarie (10 contrade contro 7), sia nella conferma alla partecipazione del 20 ottobre (17 contrade su 17): il popolaccio. 
Insomma, si parla di Siena. Ma non la Siena dei palazzi, degli ultimi piani, del distacco altero da ciò che sta sotto. Ma la Siena delle contrade, del voto per alzata di mano, della sublime volgarità.
A Piccini mi pare che sfuggano le regole basilari della vita di contrada (e perciò, piaccia o non piaccia, di una bella fetta di vita senese). In contrada "si" va in su, "si" mangia, "si" ride, "si" scherza, "si" piange. Tutti insieme, ognuno con le sue prerogative ed i suoi limiti, ognuno con la facoltà di esprimersi per ciò che può. Quel "si" non è, come narra Piccini, spersonalizzazione. Quel "si" è appartenenza ad una comunità, una comunità di popolo, che cresce e vota i propri rappresentanti, sempre e costantemente attaccati al popolo stesso. A Piccini mancano le cene a sedere su una seggiola che sdindella sulla pietra serena, mancano le gocce di sudore di un'assemblea estiva, manca la pastasciutta mangiata in cucina dopo un allenamento, manca un servizio al bar. Per tutti questi motivi, per una vita condotta (buon per lui) sempre ai piani alti, Piccini non capisce e confonde. E da qui, sciorina una serie di errori a catena.
Il primo grave errore è quello di sottovalutare il voto giovane delle assemblee di contrada. Voto che si racconta appunto come impersonale, populista ed istintivo. "Una nuova generazione che guarda poco al futuro ma si chiude in una tradizione vuota, alla ricerca di qualche rassicurazione", la dipinge l'ex sindaco. Forse sarà quella stessa generazione cui egli si era direttamente e con forza rivolto in campagna elettorale? O forse quella era diversa, una nuova generazione (la sua) fatta di intellettuali, geni, homini superiores, letterati? Di fatto, la nuova generazione prima la si ricerca e ora la si rifiuta, una volta aver perso le elezioni?
Il secondo errore è di essere arrivato (colpevolmente?) in ritardo su una riflessione - mi si permetta - abbastanza ingenua e sciatta, inaspettata da una persona di spessore come Piccini. Il popolo consumatore, che anela un Palio consumistico, è riflessione vecchia, trita e ritrita, già sentita da molti anni. Non ultimo, un lungo dibattito è stato effettuato anche qui, su questo blog; ma anni fa... Non serve cioè oggi soffermarsi su una tendenza che non è locale, non riguarda i giovani, non si ferma al Palio: ahimè, essa è da molti anni consolidata a livello planetario. Insomma, passerei oltre. E rileggerei Pasolini.
Ed il terzo ed ultimo (e più grande, a mio avviso) errore è quello di considerare la scelta favorevole al Palio come conformista, vuota, priva di senso e contraria al mantenimento di una identità collettiva. Contesto argomentando. Il Palio straordinario, quindi la scelta delle contrade e quindi la scelta delle nuove generazioni, è al contrario un totale stravolgimento dell'orizzonte imposto (sottolineo: imposto) da persone lontane dalla realtà contradaiola, incapaci di intenderla e probabilmente tendenti a normalizzarla. Non è ora che il Palio è finito, ma da anni. Da quando cioè illuminati governanti, mancanti delle cosiddette ore di volo, hanno tentato di spersonalizzare (stavolta davvero!) l'essenza dello stesso, regolamentandolo fra vincoli sempre più stretti, finendo infine per legittimare un gruppo di fanatici contestatori facendoli accomodare in un parcheggio alle porte della città. Quello è stato il momento della morte del Palio, ovvero la sua normalizzazione, in nome di regole eterodirette, accettate per lo più in modo supino. Normalizzo ciò che non capisco, dato che ciò che non capisco mi provocherà fastidio.
Finale. Wiatutti ama i giovani. Quei ragazzi che, ad esempio, nella mia contrada hanno iniziato a capire come ci si comporta, che si sporcano le mani, che lavorano, che producono, con la coscienza di fare ciò che possono. Ed è veramente tempo che questi giovani spazzino via i vecchi soloni, che ci vogliono ancora oggi impostare la vita e dire come si campa. Sì, spazzare via, perché i soloni non se ne vanno, non se ne andranno, attaccati in modo ossessivo a ciò che non è dato intendere. E prima questa rottamazione si fa, meglio è per tutti.
W il popolo!

5 commenti:

  1. passaggi molto giusti...che poi non ci sia stata discussione di merito è falso, almeno da noi è durata molto, con interventi pro e contro nel merito e ci si è divisi eccome nel voto!

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  2. C'è una cosa che accomuna questo ex sindaco con l'altro, diventato "ex" da pochi mesi: sono stati bocciati dai senesi, uno addirittura più volte (3 se non ricordo male). Ora, potrebbero fermarsi a riflettere su questo aspetto, rendersi conto che a Siena hanno fatto il loro tempo e tenere un profilo un zinzillino più basso?
    Eviterebbero "scivoloni" come questo e altri che si sono succeduti nella ultime settimane....
    E' troppo difficile?

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  3. A parte un piccolo errore sulla allocuzione latina (homines superiores non homini superiores) sono d'accordo su tutto

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    1. Grazie della segnalazione. In realtà, nella neolingua wiatuttiana, “l’errore” è vorsuto, perché tende a mettere in correlazione gli homini con gli omini (es: quelli degli orti). Insomma, si traccia una linea di continuità fra gli uni e gli altri. Squisitezze tecniche...

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  4. chiedete al carismatico ,come mai non fa' uscire nei comennti all articolo
    in questione tre ottave che gl ho stioccato ,bellino lui .blog di autoincensamento chiuso ad ogni commento che esuli dalla leccata prona , praticamente il suo stilema

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