Ecco, noi vorremmo invece concentrarsi sull'altra parte, the dark side of the moon, quella che il 99% dei commentatori tralascia, non ricorda, non sa. Il cosiddetto "periodo bianco" (dalle copertine dei dischi), compreso fra il 1986 ed il 1994, nella sensibilità di chi vi scrive è stato semplicemente straordinario.
Ho un nitido ricordo di sedicenne, già malato di Battisti, che aspetta con trepidazione e poi compra una cassetta del nuovo lp "Don Giovanni", poi consumata a furia di ascolti negli anni successivi nell'autoradio della prima Fiat 500. Fu un colpo al cuore "Don Giovanni". Mentre quasi tutto il gruppo d'ascolto battistiano (in pratica l'Italia intera) rimase sconvolto dalla distanza con il periodo mogoliano, a me le canzoni colpirono immediatamente, affascinandomi per le ardite rime del poeta Pasquale Panella e per la musica e la ritmica innovativa di Battisti. I singoli "Don Giovanni", "Le cose che pensano" e "I ritorni" rimarranno delle vette della discografia bianca.
E poi, nel corso degli anni, in un percorso di sempre maggior straniamento, "L'apparenza", "La sposa occidentale", "Cosa succederà alla ragazza", "Hegel". Quaranta perle, quaranta canzoni che decretavano la clamorosa e netta cesura con il periodo che ancora oggi, a distanza di tanti anni, ha sfornato i capolavori che anche i ragazzini continuano a conoscere cantare.
Al tempo, il periodo bianco fu anzitutto un disastro commerciale: calo delle vendite man mano che gli anni passavano e nuovi dischi venivano sfornati, accompagnati da giudizi che andavano dall'indignazione, alla rabbia, alla rassegnazione. Molti fan si allontanarono, per non tornare mai più. Io, invece, ascoltavo estasiato questa roba strana, fredda ma evocativa, distante ma vicinissima.
Per darvi un esempio, chiudo mettendovi il testo di "Le cose che pensano", canzone che adoro, canzone che parla di un avvenuto distacco fra l'amante e l'amata, con perdita annessa di memoria e di pensiero. Sentirla d'improvviso straniera, non volerla ricordare, evitare ogni contatto; poi d'improvviso chiedersi come sta, rammentarla vedendo un oggetto, una cosa che la pensa. Bellissimo, struggente, raffinato. Anche questo è stato Battisti.
In nessun luogo andai
per niente ti pensai
e nulla ti mandai
per mio ricordo
Sul bordo m'affacciai
d'abissi belli assai
Su un dolce tedio a sdraio
amore ti ignorai
invece costeggiai
i lungomai
M'estasiai. ti spensierai
m'estasiai, e si spostò
la tua testa estranea
che rotolò.
Cadere la guardai
riflessa tra ghiacciai
sessanta volte che
cacciava fuori
la lingua e t'abbracciai
Di sangue m'inguaiai
Tu quindi come stai
Se è lecito che fai
in quell'attualità
che pare vera
Come stai, ti smemorai
ti stemperai e come sta
la straniera, lei come sta
Son le cose
che pensano ed hanno di te
sentimento. esse t'amano e non io
come assente rimpiangono te
Son le cose prolungano te
La vista l'angolai
di modo che tu mai
entrassi col viavai
di quando sei
dolcezza e liturgiariflessa tra ghiacciai
sessanta volte che
cacciava fuori
la lingua e t'abbracciai
Di sangue m'inguaiai
Tu quindi come stai
Se è lecito che fai
in quell'attualità
che pare vera
Come stai, ti smemorai
ti stemperai e come sta
la straniera, lei come sta
Son le cose
che pensano ed hanno di te
sentimento. esse t'amano e non io
come assente rimpiangono te
Son le cose prolungano te
La vista l'angolai
di modo che tu mai
entrassi col viavai
di quando sei
orgetta e leccornia
La prima volta che
ti vidi non guardai
da allora non t'amai
tu come stai (ah come stai)
Rimpiangono te
son le cose, prolungano te
certe cose
Nessun commento:
Posta un commento