Anche Wiatutti, come ogni sito fashion che si rispetti ha fatto in questi giorni, vuol provare a dare la propria interpretazione della tornata elettorale del 4 marzo 2018. Per cui ecco a voi....(rullo di tamburi)... "Le Politichelle".
MOVIMENTO CINQUE STELLE - DI MAIO - voto 9
I 5 Stelle sono gli autentici trionfatori della regular season elettorale, ma - temiamo - non vedranno mai lo scudetto del governo, dopo il play off delle consultazioni. Infatti, al di là dei proclami di queste ore di Luigi Di Maio, almeno a livello teorico il primo giro per l’incarico di Governo dovrebbe toccare a Salvini, che guida una coalizione in grado di conquistatore 267 seggi alla Camera e 136 seggi al Senato. Tra l’altro, anche se l’incarico dovesse essere conferito da Mattarella ai Pentastellati, difficilmente essi riusciranno a trovare gli endorsement, necessari a raggiungere la quota maggioranza, per portare avanti il loro programma di governo; e questo a prescindere dalla effettiva fattibilità dello stesso. Per i Grillini aprire ad una coalizione col PD o con la Lega al fine di raggiungere la maggioranza dei seggi rappresenterebbe un suicidio politico. Un simile accordo, infatti, dovrebbe avere un’ottica di medio lungo periodo, ma sarebbe devastante per le loro sorti per almeno un paio di ragioni. La prima è che per adesso il movimento non è classificabile a livello ideologico con l’ordinario binomio destra - sinistra, avendo probabilmente in pancia elettori con simpatie verso l’una e l’altra sponda (e non si sa in quale percentuale). Un apparentamento con una delle due parti comporterebbe in automatico un’emorragia di consensi dei potenziali sostenitori dell’altra. La seconda e ben più importante ragione risiede nel fatto che il netto rifiuto dei c.d. inciuci ha pagato in termini di consenso e fiducia nei confronti degli elettori e l’abbandono di quello che è stato, sin qui, un caposaldo di tutta la politica a cinque stelle provocherebbe un’istantanea perdita di credibilità. Tale coerenza ha permesso loro di passare all’incasso portando a casa quasi il 33% di preferenze, quando a urne appena chiuse si parlava di successo clamoroso indicando un possibile 29%. Dal canto loro, i Pentastellati vorrebbero trovare l’appoggio sui singoli punti del programma, andando a reperire i voti su ogni provvedimento, una volta da una parte, una volta dall’altra, ma imponendo comunque le proprie regole e le proprie nomine alla controparte di turno. Con tutta la buona volontà, vista la situazione attuale, ci sembra utopia. Manca la maturità civica e la serietà morale per agire al di fuori della speculazione e del calcolo politico e le parti sembrano oggettivamente distanti per sperare in una simile soluzione.
PARTITO DEMOCRATICO - RENZI - voto 10
E’ guelfo! Sebbene tale aggettivo di per sé potrebbe essere esaustivo del personaggio, tuttavia un commento sul JFK di Rignano lo vogliamo fare. Chiamato ad indossare la maglia numero 10 del PD quando Bersani riusciva a perdere più sistematicamente dell’Inter ed accolto come un messia ed un fuoriclasse della politica, riesce ad illudere lo spazio di un mattino di essere l’uomo giusto al posto giusto. Alla prova dei fatti è più inconsistente di Cassano al Real Madrid. Dopo essere passato dal 40% ad un misero 19% ed aver distrutto un partito, malgrado avesse tutti i media mainstream a sostenerlo con tutte le forze e con palese malcelata faziosità, non ha neanche un accenno di assunzione di responsabilità, un’embrione di mea culpa. Dà la colpa nell’ordine: alla finestra elettorale, ai caminetti, agli elettori, alla VAR, a Pagliuca, alla Juve che ruba, al Colle di Superga, alla nebbia, allo smog, all’iceberg del Titanic, alla TAV, a Pironi, a Iuliano, a Martina che è uscito a gamba tesa, a Scattone, a Schettino, a Tom, a Willy il Coyote, ad Alfredo e ai suoi discorsi troppo seri, alla variante di Valico, alla Salerno - Reggio Calabria, a Pane che non l’ha tenuta, al raddoppio della Siena - Bettolle, al mago dell’Accesa e al pievano del Bozzone. Si dice orgoglioso del lavoro svolto, snocciola dati a caso, decontestualizzati e quindi inutili (+ 3% di PIL, aumento dei consumi, +25% di macchinari - che cazzo vorrà dire -, un milione di posti di lavoro - ancora, anche lui!). Dice di aver fatto un grande lavoro. Si dimette, ma non si dimette. O gioco, o do noia. Se va via, ha detto che porta via il pallone. Pare, onestamente, un bel gatto attaccato ai coglioni e non sembra aver intenzione di mollare la presa. Qualcuno, per piacere, gli paghi un viaggio a Dallas, a novembre. A detta sua farà il senatore semplice, orgoglioso di rappresentare il suo elettorato, di Firenze, Lastra a Signa e più di tutti Scandicci. Mostruoso.
LEGA - SALVINI - voto 8,5
Bravo a interpretare la pancia del paese, incoerente come pochi, dopo aver detto per anni, “mai con Berlusconi”, alla prima occasione utile ci fa la coalizione. W la coerenza. Però il buon ruspa fa il pieno dei voti, raccattando un 17% e quadruplicando il risultato del 2013. E’ il vincitore morale, assieme ai 5 Stelle e praticamente pronto a ereditare tutto l’elettorato di centrodestra, una volta che l’istrione di Arcore decida di passare definitivamente la mano, per sopraggiunti limiti di età (sempre che nel frattempo non riescano ad inventare un cyborg e ci installino la testa del cavaliere tipo Uomo Bicentenario). E’ probabile che Mattarella gli dia un mandato esplorativo (sempre se egli sarà il candidato premier della coalizione), ma politicamente intravediamo il rischio di andare a formare un governo con il terzo partito, arrivato a 15 punti percentuali di distacco dai vincitori delle elezioni. Questo perché non prendere in considerazione il dato elettorale e la chiara volontà che ne emerge potrebbe apparire un abominio politico. Inoltre la tenuta della coalizione sul medio lungo periodo ci pare tutt’altro che certa e questo fatto complicherà non poco il lavoro di Mattarella. Più ruspa per tutti.
FORZA ITALIA - BERLUSCONI - voto 4
Come Rocky, il vecchio Caimano non si decide ad arrendersi all’inesorabile scorrere del tempo ed a scendere dal ring. Continuiamo a ritrovarcelo in TV, nell’ennesima campagna elettorale della sua vita. Ma stavolta al suono del gong lo vediamo sulle ginocchia. Gli slogan con cui ammalia l’elettorato sono gli stessi da trenta anni: meno tasse, più lavoro. Dà dei disonesti a tutti; e chiappare del disonesto da Silvio è un pò come prendere della signora allegra da Cicciolina. Il dato su cui riflettere è che esiste ancora un 14% di elettorato che ripone fiducia nel mocassino di Arcore. Oggi però pare oggettivamente in ambasce. Bofonchia cose senza senso, disarticola la mascella come il corvo Rockfeller (di cui a furia di tirarsi la faccia ha assunto anche l’espressione strabica) e ci si aspetta che da un momento all’altro se ne possa uscire con un celeberrimo “Prendi Moreno”, agitando il basso ventre come il più sfegatato fan di Elvis the Pelvis. Non è più lo stesso e si vede. Al momento dell’identificazione al seggio elettorale, un’astuta signorina appartenente a Femen gli fuoriesce le pocce e lui scappa disgustato: roba da non credere. Non sarà mica che a furia di tenere in braccio i teneri agnellini abbia perso la passione per la pecorina? Perde anche il derby interno con Salvini, cui deve adesso guardare le terga. Ma oggettivamente ci pare difficile che Silvione nostro possa accettare un ruolo di subalterno, non è nelle corde del personaggio e sicuramente starà tramando un modo per rimangiarsi il patto pre elettorale interno alla coalizione. Anche perché il centrodestra, per poter governare, necessita di una bella compravendita di seggiole. E qui, come sempre, le corde del borsone coi dobloni ce l’ha Silvio. Difficile immaginare che lo stesso voglia spendere e lasciare le decisioni ad altri. Più facile che chieda un passo di lato e mandi avanti Tajani, suo avatar per ragioni legate alla propria ineleggibilità. Il supermercato PD e frattaglie varie è aperto. Bollito in salsa verde.
FRATELLI D’ ITALIA - GIORGIA MELONI - Voto 5
La biondina romana dagli occhi tondi come Candy Candy ha almeno il merito di risultare credibile. Per tale motivo, ci pare uscire dalla tornata elettorale al di sotto delle aspettative. A urne chiuse e quando il risultato elettorale pare delinearsi chiaramente con le proiezioni, indica in Matteo Salvini l’indiscutibile candidato premier della coalizione di centro destra. Sarà vero? Dopo Miss Italia un senatore della Lega nero, non me par vero, un nigeriano che parla e bestemmia in venezian, anche se è nero african. Pittura Freska.
LIBERI E UGUALI PIETRO GRASSO - MASSIMO D’ALEMA - Voto 3
Il Presidente del Senato uscente, nonostante corra nella sua Palermo, raccoglie un misero 2,6 % Il risultato è sicuramente deludente, visto che i sondaggi lo stimavano attorno al 6%. Quanto all’alleato storico di Berlusconi, l’uomo di Gallipoli, il comunista con le scarpe da 3000 euro e la barca a vela, lo statista che consegnò agli USA senza processare i ragazzotti americani che tirarono giù la funivia del Cermis, quello che ha progettato e avallato la distruzione di una banca e di una città, il grande tramatore nell’ombra, riesce a raccogliere un roboante 3,19 %. Forse, finalmente, è arrivato al pensionamento politico. Onestamente a noi non mancherà.
+ EUROPA - EMMA BONINO - Voto 2
Sinceramente di Europa c'avanza quella che c’è già. Chi dava credito alla matura esponente dei Radicali ha sbagliato calcolo. Finisce con un malinconico 2,6 % e deve sperare nell’odioso strumento del paracadute per ottenere un posto in Parlamento. Ma vai a casa, Dio Bonino.
CASA POUND - DI STEFANO - Voto 3,5
Gira uno spot elettorale che sembra il remake del Gladiatore, nel quale arringa il popolo elettore col piglio del grande condottiero e toni trionfalistici, promettendo il sicuro riscatto dello Stivale nel momento in cui egli andrà al governo. Rimedia meno dell’1% e se la prende col poco spazio in televisione avuto durante la campagna elettorale. Mentana lo scherza come quando George Best fece un tunnel a Cruijff. E lui non è Cruijff, ma manco Di Stefano.
MARATONA MENTANA - ENRICO MENTANA - Voto 10 con lode e bacio accademico.
Mentana è il Chuck Norris dei giornalisti italiani, si ama e basta. Acuto, preparato, intelligente, pungente, professionale, instancabile. Quando all’ora di cena del 5 marzo lo si vede aprire il TG delle 20,00 appare un pò grigio in faccia e fa temere per la sua salate. Malgrado questo porta in fondo il compito nel migliore dei modi. Inarrivabile.
IL ROSATELLUM - Voto 0
"Volevo dire che, per me, il Rosatellum, è una cagata pazzesca". Una legge fatta appositamente per impedire che ci possa essere un governo espresso da un solo partito a vantaggio dei soliti inciuci, in modo da non dare stabilità ed autonomia al paese. Un provvedimento che sputa in faccia all’elettorato e al concetto di autodeterminazione dei popoli. Delinquente chi l’ha pensata e voluta.
Analisi perfetta..da condividere in toto..
RispondiEliminaMI PIACE !!!!
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