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mercoledì 7 marzo 2018

Sartiglia

Dicesi Sartiglia una corsa alla stella che si svolge ad Oristano nel periodo di Carnevale, che consiste nel tentativo dei cavalieri di centrare un bersaglio appeso ad un nastro verde. Trattasi di una delle più antiche manifestazioni equestri di tutta l'area mediterranea (si disputa da più di 500 anni) e di un evento molto sentito dalle genti locali.

Al popolo sardo, lo si sa, fumano parecchio i coglioni, soprattutto quando si vanno a toccare o peggio a stravolgere le proprie abitudini consolidate. Dai Sardi mi farei invadere e comandare proprio per questo loro carattere fumino, giusto ma deciso.
Ad Oristano però esiste un Questore fenomeno, uno dei tanti. Che si denomina Giovanni Aliquò, già (tristemente) famoso per le violenze del G8 di Genova. Aliquò, da qualche mese, aveva puntato l'indice sulla necessità di procedere a test antidoping ed alcolici a carico di tutti i 126 cavalieri della Sartiglia e di andare verso l'esclusione di quei cavalieri con precedenti penali.
Decisione che non ha trovato molto consenso fra gli stessi cavalieri, che fin dall'inizio hanno minacciato uno sciopero, argomentandolo correttamente riferendosi all'ordinanza Martini, che prevede sì controlli antidoping, ma solo a campione e nei giorni della corsa o immediatamente a ridosso; e che esclude i partecipanti solo per reati legati a maltrattamento animali o a partecipazione a corse e scommesse clandestine.
Fatto sta che il Questore fenomeno ha fatto un po' di testa propria, provocando prima uno sciopero dei cavalieri infuriati per gli intralci nella corsa alla stella causati dalle interminabili procedure per i controlli antidoping, quindi una loro reazione di assedio fisico al Questore stesso, circondato dai cavalli e preso a male parole.
Il danno d'immagine causato da Aliquò è stato devastante: "Un danno difficile da quantificare, ma considerevole. La Fondazione Sartiglia rischia di perdere la metà dell’introito dei biglietti delle pariglie, perché dovrà riconoscere uno sconto del 50% sui biglietti del prossimo anno a quanti quest’anno non hanno potuto seguire lo spettacolo per il quale avevano pagato. Poi ci sono le cancellazioni lamentate dagli albergatori da parte dei turisti che hanno fatto le valigie anzitempo. E i mancati introiti delle attività commerciali. E c’è appunto il danno di immagine: domenica quando l’attenzione era concentrata su Oristano, con tanto di diretta tv nazionale, metà della manifestazione è andata a farsi benedire" (www.linkoristano.it, 14.02.2018).
Ed alla fine una avvocatessa locale ha promosso "un'azione popolare di responsabilità e risarcimento danni nei confronti del questore Giovanni Aliquò, del ministero dell'Interno e della presidenza del Consiglio dei ministri".
Insomma, in Sardegna la gente si fa pochi problemi pur di difendere una tradizione secolare, anche andando direttamente in contrasto contro le Autorità costituite, quelle che madonninasanta dalle nostre parti pare abbiano in dote il dono dell'infallibilità.
Ogni rimando a ciò che sta succedendo per il Palio e soprattutto alla mancata reazione delle amebe senesi al suo svuotamento di significato messo in atto da qualche anno è dichiaratamente voluto da questo articolo. Che registra volentieri anche un intervento del Prof. Balestracci, sempre lucidissimo quando si parli di difesa delle nostre tradizioni.
Ma, a differenza del Professore, che tira in ballo le Istituzioni cittadine per richiamarle doverosamente a difesa del nostro Palio, io - più da cattivo bambino - le Istituzioni proprio non le vorrei fra i coglioni, dato che esse per prime non solo non hanno mai mosso paglia per difenderci, ma anzi hanno contribuito a svendere il significato del nostro evento, sia per incuria, sia, a mio giudizio, per vero e proprio dolo. La triste verità è che il Palio, come la Sartiglia, deve finire, in quanto evento non omologato in un mondo che deve livellare tutto, per poter meglio controllare; e le Istituzioni, a Siena come ad Oristano, sono fortemente impegnate in questo senso.
Comunque sia, la reazione del popolo sardo mette in mostra una certezza: si-può-fare!
Sveglia, amebe!
Sì, addio...

1 commento:

  1. Bell'articolo! Onore al popolo sardo. Detto questo, ad Oristano non hanno nè MPS, nè Ospedale, nè Università, nè Fondazione ... In sintesi: non hanno svariate migliaia di posti di lavoro sottoposti a rigido controllo politico.

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