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martedì 5 settembre 2017

L'esempio di Pentedattilo

... Che poi qualcuno lo chiama "Pentadattilo", sbagliando... Paesino fantasma della Calabria grecanica, meta di un mio tour estivo aspromontano, può dare alcuni interessanti spunti di riflessione, anche riferito ai nostri contesti, moooolto più folosi.
Il nome viene dal greco, "cinque dita", per evidenza evocativa della roccia che sovrasta il paesello. Paesello disabitato, in pratica. Ad oggi, hanno lì fissa dimora n. 2 persone. Il resto, ci va a lavorare. Ciò perché Pentedattilo non ha voluto finire nell'oblio, come (ahimè) sta succedendo per quasi tutti i meravigliosi borghetti dell'area in questione.
A Pentedattilo ad esempio lavora Giorgio, un uomo vulcanico, che ti ammalia a suon di chiacchiere e di battute. Giorgio ha affittato un appartamentino e lì vende souvenir artigianali fatti dalla moglie. Più in su, altra bottega di vini, poi di profumi (al bergamotto, chiaramente), poi di vestiti tradizionali, infine un barrino, che apre la sera.
Pentedattilo da alcuni anni ha deciso di tentare di uscire dal giogo della malavita organizzata, organizzando i Campi del Sole, giornate di lavoro su terreni confiscati alla 'ndrangheta per rivalorizzare il borgo antico.
Ma non è tanto questo ciò che mi appassiona (sebbene si tratti di un'esperienza chiaramente da sostenere). Mi ha fatto molto riflettere una frase di Giorgio, in relazione alla politica dell'accoglienza del paesello.
Nella storia - accidentata - di Pentedattilo spicca, per drammaticità e ferocia, la cosiddetta "Strage degli Alberti", evento luttuoso del 1686 per il quale, nella notte del 16 aprile, furono trucidate una quarantina di Alberti per questioni politico/amorose. Da quel momento, pare che gli spiriti dei morti vaghino per il paesello di notte, alla ricerca di una giustizia che non ci sarà mai, ululando nelle ventose gole del circondario.
Questa cosa dei fantasmi ha avuto, negli ultimi anni, un certo appeal. A un certo punto, Pentedattilo ha avuto probabilmente anche la possibilità di trasformarsi in un luogo finto acchiappa-turisti, alla ricerca del Fantasma Formaggino.
Giorgio mi spiegava invece di come la scelta, netta e definitiva, di coloro i quali stanno tentando di far rinascere Pentedattilo, sia stata virare verso un "turismo di qualità", fatto di gente che ama viaggiare (più o meno) consapevolmente, di persone che vogliono godersi il contatto con la natura aspra dei luoghi e degli autoctoni. Insomma, Giorgio di Pentedattilo non si sognerebbe mai di imbastire un pamphlet intitolato "Cosa fare in 3 ore a Pentedattilo", oppure di dare in mano pacchetti turistici preconfezionati a guide sconosciute e poco rispettose.

Al contrario, Pentedattilo ospita tutti gli anni il bel festival della cultura calabro-grecanica Paleoriza e soprattutto organizza ormai da tempo il Pentedattilo Film Festival, che sta diventando molto importante nel contesto dei festival internazionali di cortometraggi, senza darlo in pasto a finti intellettualoidi con gli occhiali tondi, ma lasciandolo in mano ad associazioni di gente normale e locale.
Insomma, la scelta operata è evidente.
E si sta parlando di: 1) Giorgio. 2) Pentedattilo.
Fate le vostre considerazioni...

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