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martedì 6 settembre 2016

Briciole di umana esistenza

Un pensiero nel buio: siamo solo delle briciole sparse per il mondo, che consumano il tempo e occupano lo spazio seguendo un disegno casuale, lasciando scie invisibili, difficili da seguire e impossibili da afferrare.
Dopo una notte importante, di quelle in grado di dare un senso alla vita, senza trovare l’ostacolo di una serranda o la resistenza di una tenda, il primo raggio di sole del mattino irruppe nella camera da letto dell’appartamento al secondo piano di Via Garibaldi ed ebbe sulla faccia del ragazzo, coperto solo in parte da un lenzuolo verde, l’effetto di un’unghiata. Poco prima di porre definitivamente fine al dormiveglia, tuttavia, il giovane si soffermò a riflettere sul pensiero appena formulato: “Briciole... A volte un po’ ubriache… Ma sempre briciole”. Incerto di cosa l’aspettasse una volta aperti gli occhi, fu colto da una strana sensazione di vergogna, mentre un movimento improvviso a pochi centimetri dalla sua faccia gli ricordava che non era solo. Cercando di reprimere il pesante cerchio alla testa che impediva alle parole di trovare la loro giusta collocazione all’interno di una frase, mise a fuoco l’arredamento della sua camera – scelto con rassegnazione durante un noioso pomeriggio dell’anno precedente - proprio nel momento in cui la ragazza castana conosciuta la sera prima in Piazza del Campo, subito dopo la partita persa dalla Robur con il Giana Erminio, raccoglieva da terra la borsetta di pelle nera con le borchie argentate e usciva dalla porta in direzione del bagno.
Giunta sulla soglia tuttavia parve soffermarsi a riflettere, come se avesse ancora una frase da dire prima di esaurire le sue battute e con un gesto teatrale si girò a osservarlo. Prevedendo la mossa, il ragazzo serrò le palpebre e finse di continuare a dormire. Dentro di lui il cuore martellava all’impazzata nel vano tentativo di pompare sangue al cervello, impegnato nel disperato tentativo di cancellare la scena dell’ennesima ragazza che sgattaiolava fuori dalla sua stanza di nascosto, dopo una notte “sportiva”. Osservando il pavimento notò i suoi vestiti sparsi sulle mattonelle grigie 40x40 e, sospirando, immaginò che presto sarebbe tornata a raccogliere la sua roba e lui, per non complicare ulteriormente le cose con silenzi imbarazzanti e frasi di circostanza, avrebbe dovuto nuovamente recitare la parte del ragazzo col sonno pesante.
Eppure questa volta la storia sembrava diversa. C’era stato qualcosa la sera prima che l’aveva piacevolmente spiazzato, ma che adesso non riusciva a ricordare. 
Nello stesso momento, qualche metro più in là, la ragazza castana vagava nella penombra in cerca del bagno, tentando di ritardare il più possibile il momento nel quale sarebbe dovuta uscire di casa. Non si faceva illusioni: lui non era certo il tipo da relazioni stabili. Lo aveva capito subito la sera prima, eppure aveva accettato il vino, l’invito a salire in casa sua e tutte le possibili conseguenze. “Ok”, si disse, “mi do una sistemata e me ne vo”. Alle pareti del corridoio alcune foto senza cornice ritraevano il padrone di casa in momenti importanti della sua vita: con la testa fuori da un pullman blu e la sciarpa bianconera al collo, vestito con i colori della sua contrada durante la passeggiata storica, con una corona di alloro il giorno della laurea. Immagini comuni, come si potevano trovare in molte case di Siena. A colpirla invece fu la foto di una ragazza bionda appoggiata su di una mensola del piccolo ballatoio antistante il bagno: soffermandosi a guardare quegli occhi chiari che fissavano dritti l’obiettivo notò un qualcosa di familiare in quell’espressione: “Forse la conosco”, pensò. Osservandola meglio, fu assalita da un senso di nausea e si sentì terribilmente in colpa e fuori posto. Nella foto la ragazza indossava un fazzoletto con i colori di una contrada differente da quella del padrone di casa. Chiaramente era la sua ragazza. Con rabbia girò la maniglia della porta a vetri satinati ed entrò in bagno. Dentro al piccolo spazio si sedette sul water e frugò nella borsa in cerca degli assorbenti. Dopo averne estratto uno dal borsellino di stoffa rosa, posò lo sguardo sul lavandino: crema da barba, sapone, gelatina per capelli, un bicchiere di vetro, due spazzolini. Cazzo! La rabbia parve sul punto di zampillare fuori da tutti i pori della pelle. Di fronte a quell’immagine si soffermò un secondo a riflettere su come sarebbe stata la vita se il secondo spazzolino fosse stato il suo. Ma essendo quella un’intimità che non le apparteneva, scacciò velocemente il pensiero e, abbassando la seggetta, tirò la catenella dell’acqua e uscì. A piedi scalzi tornò verso la camera con un crescente desiderio di vendetta. 
Senza sapere bene cosa stesse facendo, rientrò nel letto ancora caldo ed infilando i suoi piedi freddi in mezzo a quelli del ragazzo gli disse: "Buongiorno".
Il giovane si destò di scatto, c’era più sorpresa che fastidio dei suoi occhi. "Buongiorno", le rispose come un'eco. "Che ore sono?". 
"Quasi le 8", rispose lei, pregustando il momento nel quale lo avrebbe smascherato. 
Dopo qualche secondo di empasse, in cui lui parve fissare un punto preciso sul soffitto, la spiazzò: "Dormiamo ancora un po’! Wake me up when September ends”!".
Lo stupore si dipinse sul volto della ragazza: "Uao, i Green Day di mattina?".
"Esatto", continuò lui, "mi fa piacere tu sia rimasta! Sono stato bene ieri sera". E stirando il collo in avanti provò ad allungarsi verso di lei, nel goffo tentativo di darle un bacio. 
Piegando la testa di lato, la ragazza schivò agilmente quel contatto e lo guardò fredda. E quando parlò fu come se con una lama rovente gli aprisse pancia: "Non c’è stato nessun “ieri sera” piacevole" (mentì spudoratamente). "E non siamo stati affatto bene: eravamo alticci e siamo piombati qui" (pentendosi immediatamente delle parole appena pronunciate). "Ieri sera mi sono addormentata qui perché me lo hai chiesto tu, stronzo! Essendo io in quei giorni là, non ho fatto niente con te, su questo letto. E per una volta sono contenta di me stessa. Almeno non dovrò sentirmi in colpa per aver messo le corna ad una ragazza ingenua, che ti crede importante e si sente speciale solo a pensarti". 
Colpito a freddo da quelle parole, prima di aprire bocca rammentò finalmente cosa lo aveva spiazzato la sera prima: non avevano fatto sesso, ma era stato bellissimo lo stesso rimanere sdraiati sul letto a parlare di briciole, di scie e del loro posto nel mondo. Aveva provato una sensazione nuova e si era sentito sereno. Adesso quel momento sembrava lontano un secolo. Ferito ed al tempo stesso stupito di quella scenata che a lui parve più di gelosia che di rabbia, la fissò dritta negli occhi e sostenendo lo sguardo senza fatica, trasse un lungo respiro. Quando aprì bocca, la sua voce sembrò il sibilo di un cobra: "Non ti permettere mai più!". Silenzio. "Esci da questa stanza e dimenticami! Io lo farò!". Ancora silenzio. "E se t’incontrerò per città, farò finta di non conoscerti. Sei soltanto uno dei miei tanti sbagli. Forse il più inutile, ma sicuramente il meno doloroso!". 
Seduta sul letto, con gli occhi lucidi e la canottiera che stentava a contenere l’abbondante seno, lo guardò per l’ultima volta prima di raccogliere i vestiti ed andare a vestirsi in corridoio, lontano dal suo sguardo gelido. L’ultima cosa che gli sentì dire, prima di aprire il portone, fu: "È mia sorella!".

Siena – Giana Erminio: l’apparenza a volte inganna ed il tempo forse aggiusta tutto. Qualche settimana in più, un chiletto in meno, poche chiacchiere, tanto sudore e quello che fino a ieri sembrava irraggiungibile potrebbe diventare di colpo normale routine. 

Avanti Robur! Dritti per la nostra strada, a testa alta, come sempre!

Tutti insieme uniti avanzeremo. 



Mirko

4 commenti:

  1. te Mirko non sei normale
    ancora una volta,complimenti

    una Penna con la P maiuscola.
    bozzon

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  2. certo che almeno un pompinaccio se lo poteva esser fatto fare....oppure la tipa aveva anche un ascesso in bocca?(per tacer del culo...)

    Marchese De Sade redivivo.

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    1. Ah semmai... Lascio a Mirko la (greve) incombenza della risposta...

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  3. ... mah, dice qualcosina di peccaminoso la sera prima ci fosse stata. Ma poca roba in verità! Dice s'era appena fatta la pulizia dei denti; dice!

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