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venerdì 19 febbraio 2016

Tre anni e non sentirli

Oddio, forse avrete notato un leggerissimo cambio di luc del vostro blog preferito, quello che urlare le masse fa di piacer.
Conscio dello scioc che la trasformazione può avervi provocato, vi spiego il perché di cotanto cambiamento.

Oggi Wiatutti compie 3 anni (w).
In questi mesi passati, ci siamo affermati come una voce incazzosa, seriosa e tendenzialmente autorevole della nostra città, in ambito roburriano e non.
Ebbene, abbiamo sbagliato tutto!
Eh sì... non abbiamo colto il segno del cambiamento, ma proprio per niente.
Il mondo sotto ai nostri occhi stava mutando e noi non ci siamo accorti di niente. Niente!
Ma siccome non è mai troppo tardi per adeguarci, allora abbiamo deciso di rimediare, sperando che ci sia ancora speranza per noi.
Il blog assume pertanto una immagine più sbarazzina, gggiovane (come siamo noi), fescion, smart, #carbonfree. E poi ancora #.
Il colore arancio, si sa, denota vitalità, buonumore, ottimismo. I monaci buddisti e financo il Dalai Lama indossano indumenti di questo colore, in segno di rinunzia ai beni materiali.
E che cazzo ce ne frega se - notizia di poche ore fa - a Siena si ruba indisturbati nelle case del centro storico, se chi esce da un supermercato si trova in una zona di nessuno ove tutto può succedere, se crolla una banca, se le Istituzioni sono pressochè assenti, se salta per aria una università o un ospedale, se non esiste più una enoteca.
Ma-che-cazzo-ce-ne-frega!
Ci importa essere fescion, questo sì; e trendi. E gli zirigogoli che compongono lo sfondo del blog oggi lo stanno a testimoniare.
Siamo smart dentro, ormai. Daremo fuoco alle nostre automobili e, come novelli Dalai Lama, per l'appunto, viaggeremo solo in bici a pedalata assistita, rischiando di battere la bocca negli sbrani della pietra serena, lanciati a folle velocità contro la folla e consci che nessuno ci priverà del piacere di crederci padroni della città.
Diventeremo tutti tifosissimi della pallavolo, o provetti podisti. Mangeremo e berremo continuamente nelle piazze, dicendo che facciamo cultura, in una bulimica abbuffata senza fine, a cavallo fra il grottesco ed il disperato. Snoccioleremo dati di centraline messe fuori posto, di statistiche che ci renderanno più sicuri, di promesse rimandate all'infinito: faremo, inizieremo a fare, ci accingeremo a fare, dovremo fare.
Ora, in questa maniera, spero che ci accettiate definitivamente. Di più, non possiamo fare.

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