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sabato 20 febbraio 2016

Tango e tanga

Eppure, nonostante tutto, siamo cresciuti lo stesso. Noi, ultimi esemplari della “generazione 36” - agognato minimo sindacale dell’esame di maturità vecchia maniera - alla fine ce l’abbiamo fatta e in qualche modo siamo diventati “omini”.

Siamo nati negli anni '70 e tra pistolettate, bombaroli, crisi petrolifere e camicie sbottonate abbiamo scollettato gli '80 senza accorgerci che la musica stava finendo. Come diceva Luis Miguel eravamo “noi, ragazzi di oggi noi, con tutto il mondo davanti a noi ” e ci credevamo anche. Peccato che nel giro di pochi anni “il mondo davanti a noi” venne rigirato come un calzino. Il crollo del muro di Berlino prima e la crisi dell’Unione Sovietica poi, ci costrinsero a ristudiare tutta la geografia politica europea da capo. E i soldini accantonati per comprare il Subbuteo furono destinati al Nuovo Atlante De Agostini. Che in realtà nuovo ci stette poco, perché in breve tempo anche Serbi, Bosniaci e Croati videro bene di cominciare a spararsi, per dividere per sempre una nazione che unita richiedeva mezz’ora per impararla bene. E riborda un altro Atlante. 
La vita scorreva regolare e i giorni passavano tutti uguali. Eravamo tante Alici persi nel paese delle meraviglie e guardavamo il futuro con occhi fiduciosi, in attesa del nostro turno. Acquistavamo i biglietti dei concerti dall’Olmi e pur di stare qualche minuto da soli con la ragazza che ci piaceva, ci costringevamo ad andare a vedere Jovanotti o Ligabue senza conoscere nemmeno una canzone. Io in quelle occasioni accompagnai due ragazze diverse ma in entrambi i casi le vidi pomiciare tutta la sera con due sconosciuti. A reggere il moccolo sono sempre stato il campione del mondo. Una delle due mi ricordo che andò con uno di Castellina, che due settimane dopo in campionato mi fece anche goal all’ultimo minuto… Oltre al danno, la beffa. 
Ma nonostante tutto, si cresceva lo stesso. Quelli più grandi ci prendevano a manate, facendoci fare cose indicibili, ma nessuno parlava di bullismo. E quando uscivamo per strada, avevamo l’impressione di avere dieci mamme e dieci babbi. Se ti comportavi male, rischiavi un druscione da qualcuno e se andavi a raccontarlo a casa, ne prendevi un altro: altro che denunce per aggressione a minori. La sera dopo cena ascoltavamo “Per un ora d’amore” su Radio Subasio, registrando le canzoni con lo stereo a musicassette per imparare i testi a memoria. Spesso tuttavia la pubblicità ci mangiava i primi versi e ai falò in spiaggia attaccavamo a cantare dalla seconda strofa. Internet non c’era e i testi li potevamo trovare soltanto nell’ultima pagina del TV Sorrisi e Canzoni.
Ma se in tutto ciò non ci siamo persi per strada, lo dobbiamo soprattutto a due cose: il tango e il tanga. Rigorosamente in questo ordine. 
Il tango era il nome del mitico pallone di gommaccia bianca, copia di quello utilizzato a Spagna ’82, che cambiava dimensione a seconda della temperatura esterna: col caldo diventava un cocomero e col freddo una zucca. Costava dalle cinque alle diecimila lire e quando sbatteva nella porta del garage della vicina il tonfo lo sentivano da Vico Alto. Non era duro come quello di cuoio a scacchi bianco e nero, non prendeva vento come il Supertele e se picchiava sulle macchine faceva delle bozze piccole piccole… L’unica controindicazione era rappresentata dal fatto che se finiva sulle rose della nonna, oltre a farla imbufalire come un babbuino, si rischiava di bucarlo e trasformarlo in un arma contundente: avete mai preso un tango bucato a tutto foco nella schiena? Io sì e penso sia stato il dolore più acuto dopo quello provato nel cascare alla mossa durante il palio con le biciclette nel piazzale di casa. Il gioco del calcio era veramente la nostra religione ed il tango il suo messia.
Col tempo gli anni del tango passarono e piano piano il mondo cominciò a sembrare un posto migliore. Dopo anni di camicette abbottonate e jeans a vita alta, gonne con le pieghe e dr. Martens, alla tombola del destino uscì finalmente il nostro numero. Le magliette persero improvvisamente dieci cm di stoffa dalla parte dell’ombelico, la vita dei pantaloni arrivò all’altezza del cavallo e soprattutto fece la sua comparsa lui: il tanga. Per i nostri occhi abituati a vedere solo brutti mutandoni da nonna far capolino sotto i fuseaux (che col tempo diventeranno leggings, chiaro segnale del sorpasso della lingua inglese su quella francese), il tanga segnò veramente una svolta. Ogni volta che una ragazza si sedeva erano sospiri: rossi, gialli, bianchi, di pizzo, di trina, coi laccioli o col fiocchetto. A migliaia occhieggiavano dai fondi schiena innocenti. Alcuni erano molto sexy, altri meno, ma a noi non importava. Con l’avvento degli anni buoni, segnati dalla promozione in serie B, la popolazione femminile senese scoprì improvvisamente lo stadio e le sfilate di moda normalmente organizzate per il corso si trasferirono in curva, che diventò finalmente il punto d’incontro delle nostre passioni: tango e tango. Il paradiso esisteva veramente!

Siena – Santarcangelo: tra poco è primavera. Gli animali usciranno dal letargo, dalle gemme spunteranno i fiori e il sole tornerà a scaldare la pelle delle ragazze. Che finalmente scioglieranno i capelli e si libereranno dei pesanti fardelli invernali. Noi resteremo incantati ad ammirarle, pensando che in fondo, basta un tango e una tanga per stare bene. E se la Robur ci porterà tre punti, sarà ancora più bello.

Tutti uniti insieme avanzeremo.



Mirko

8 commenti:

  1. Complimenti davvero Mirko, penna davvero eccellente!
    Un racconto che mi ha riportato indietro negli anni, a quelli del Tango appunto, che oltretutto rimbalzava come un canguro. Ci si tirava certe bollate....
    E in quegli anni a vedere il Siena c'era tutto meno.... la fica.....
    Permettimi però una correzione: il Tango nacque coi mondiali del '78 in Argentina, fu poi confermato per quelli in Spagna e poi lascio il passo all'Atzeca, dei mondiali messicani dell'86.
    Ciao!

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    1. Io col tango mi ci ruppi un polso, era duro come il diamante grezzo

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  2. Verissimo!! Mi sono svegliato questa notte col dubbio di aver sbagliato mondiale: ho controllato sul pc (svegliando mezza casa) e putroppo ho trovato la conferma del mio errore! Pardon...
    Io col tango ho rotto 2 paia di occhiali mentre col tanga ho perso 3 diottrie... Non saprei proprio che scegliere :-)

    Mirko

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  3. Quello che volevo dire l'ha anticipato Vomerone.........bellissimo e nostalgico.
    Per chi ci si rivede chiaramente.

    Gianluca

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  4. Pensa a me che sò nato nel '60!!! Altroché se mi ci rivedo... alla GRANDONA!
    C'ho anche i lucciconi.

    Stò Mirko è davvero una forza della natura ma bisogna dire che su questo Blog c'è gente che... bah, chissà come mai un la conosce nessuno eppure è DAVVERO BRAVA!
    Un ci sarà mica qualcosina che un và in questa città? (ma anche in questa Nazione eh...)

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    1. Questo blog pullula di talento, passione, cortesia ed ampio parcheggio. Normale che tutti quelli che ci scrivono siano dei reietti della società folosa. E di ciò ce ne facciamo un grosso vanto. Avanti così!

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