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martedì 9 febbraio 2016

Ogni scherzo vale...

È Sabato Grasso: aria di Carnevale al Franchi. E nel rigoroso rispetto di una delle più inutili feste che la storia dell’umanità ricordi - contraddistinta da bimbetti agghingati in maniera ridicola, adulti in crisi di identità e anzianotti in overdose da cenci – sembra che tutti coloro che girano intorno al mio ristretto mondo abbiano improvvisamente deciso di scherzare.
 
Scherza con gli ormoni di mio figlio la ragazza bionda ferma poco prima del varco (che tradotto in un italiano logico suonerebbe come “ingresso”): non curante della stagione è vestita molto poco e mostra ai passanti almeno 10 cm di pancia scoperta. Il piccolo di casa le passa di fianco e rimane inebetito a fissarla per almeno 25 secondi, mentre dentro di sè iniziano a prendere forma chiaramente le differenze esistenti tra il cromosoma x e quello y. Per un lungo periodo, nel quale mi passano davanti agli occhi quasi 13 anni di pannolini, tricicli, scapaccioni e sbucciature sulle ginocchia, mi sento terribilmente vecchio. Eh sì, il tempo passa e noi non possiamo fare niente per impedirlo.
Scherza con la logica l’attenta e dinamica federazione di Lega Pro (o chi per loro), che ha deciso di farci giocare di sabato alle 20.30 e di giovedì alle 15.00. Io non lo so chi c’è nel ponte (presidente, stavolta non ce l’ho con Lei) di comando di tale associazione, ma vedendo come vanno le cose un’idea personale comincio a farmela (presidente…??): ragazzi, non ne chiappate una che sia una. E pensare che vi sarebbe bastato soltanto invertire gli orari. Meglio ancora sarebbe stato se aveste deciso – come logica imporrebbe – di far disputare la gara di campionato alle 15.00 della domenica (e ‘un siamo in Inghilterra, via!) e quella di coppa alle 20.00 di giovedì. Freddo per freddo, per lo meno molti tifosi lavoratori, che a quell’ora normalmente sono in altre faccende affaccendati, avrebbero avuto la possibilità di assistere alla partita. Più spettatori = più biglietti; più biglietti = più soldini. Sarò stato anche un somaro in matematica, ma fino a qui ci arrivo anche senza aver capito gli integrali. Sai che incasso invece giovedì prossimo…
Scherza con Minotti il buon Victor Saba (a gli è andata di niente vai… Pensa se non si vinceva, che esordio col botto aveva fatto). Il raccattapallino con i capelli rossi posizionato dietro alla curva (quello che nell’intervallo asfalta chiunque a calcio-tennis) giura di aver sentito il Minotti apostrofare al Victorione nostro: "Scommetti spiazzo il portiere?", il quale avrebbe risposto, indicando con la testa il numero uno ospite: "Scommetti che io fo gol di carambola facendo battere il pallone prima del palo e poi nella su’ schiena?". Dice si siano giocati una cifra pari all’ingaggio mensile di Mendicino e a fine partita, mentre Minotti offriva da bere a chiunque ebbro di felicità, in un angolo dello spogliatoio un uomo triste col 10 sulle spalle piangeva disperato, singhiozzando malinconici “esta Mendicino è uma desgraça”.
Scherza con tutti i cuori bianconeri in astinenza da Fluoxetina, il nerino col 3 loro (che all’anagrafe farebbe di nome Il Nerino e di cognome Col 3 Loro… Nome strano, ma valli a capire questi atleti africani), che dopo aver dimostrato nel primo tempo di essere il terzino più scarso dell’intero panorama professionistico dei paesi dell’aria mediterranea (ed essere stato pesantemente criticato da me e dai miei soliti vicini) ci rifila una palata nel muso a sangue freddo, per poi andare a esultare dal proprio portiere. Con tanto di soddisfazione personale di un signore corpulento seduto alle mie spalle che esclama: "Meno male era scarso!". 
A proposito di portieri, scherza con tutti i Lucchesi presenti (giocatori, dirigenti, tifosi) e con molti di quelli a casa, il loro l’ottimo estremo difensore. Al goal dell’uno a zero ho provato a immedesimarmi in un supporter rossonero: “Ho litigato con la moglie, ho preso due ore al lavoro per comprare il biglietto, ho mangiato un panino con la nutria all’Autogrill di Serravalle e ho fatto oltre 100 km (che diventano il doppio se ci considero il ritorno). Per far che? Per vedere questo babbeo che si dimentica la palla? Ma che ho fatto di male?”. Noi dalla parte di qua dello stadio invece, per lui abbiamo solo grandi elogi: basterebbe trovarne uno così a domenica e le vinceremmo tutte! Garantito al limone! Vediamo per lui una carriere luminosa e ricca di soddisfazioni. Meno male il calciomercato è finito, altrimenti ce lo rifilavano sicuro!
Scherza con il nostro futuro il presidente Ponte (ecco, questa volta si, mi riferisco a Lei), che sorprendendo tutti – io me lo immaginavo arrivare in sala stampa con un naso finto, la lingua di menelicche e i coriandoli - in un italiano corretto (venga fuori il ghostwriter, velocemente!), ci informa che il suo tempo è finito e che presto passerà la mano. Per una volta niente proclami, niente date, niente sorprese. Solo frasi sensate e parole da troppo tempo attese. Che dire: a volte il codice etico cozza con il codice fiscale e spesso il codice penale definisce in maniera fiscale l’etica di una persona: c’ha fatto dannare, ma alla fine ha fatto ciò che doveva. Il tempo ci dirà se lo ha fatto bene. Per il momento, nel complesso, qualcosa di buono dietro di sè la lascia: un campionato vinto con scudetto di categoria e una prima Lega Pro apparentemente (fino ad oggi) tranquilla, vissuta di domenica in domenica ad un centimetro dalla luce. Nessun avviso di garanzia e zero punti tolti per inadempienze varie. Considerando la nostra storia recente, è già un bel traguardo. Nel mezzo tuttavia troppe superficialità e approssimazione, mischiate con momenti di ansia, dichiarazioni affrettate e spesso poco coerenti. Benvenuti a quelli nuovi: ottima iniziale quel cognome. Mi ricorda qualcosa!
E per finire, scherza anche il presidente del Poggibonsi: ancora tu? Ma non dovevamo vederci più?

Siena – Lucchese 2-1: per noi tifosi romantici, incollati al caldo dei ricordi come il cittino al ciuccio e cresciuti a pane, salame e Romagest, vincere con la Lucchese evoca sempre qualcosa di buono. Non sappiamo dove arriveremo e, a dirla tutta, non sappiamo nemmeno chi siamo. Viviamo alla giornata come Robinson Crusoe sull’isola e affrontiamo tutte le nostre sfide con quel senso di delicata precarietà normalmente riservato alle anime belle ma fragili. A volte sembriamo il Siena dei tempi che furono, altre volte il Villabiagio. Dove arriveremo? Cosa ci sarà dietro alla prossima porta? Abbiamo voglia di vederlo?

Siamo seri o stiamo scherzando?

Tutti uniti insieme avanzeremo!



Mirko

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