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martedì 26 gennaio 2016

Chi resta e chi va

"… E Gianni, ritornato da Londra, a lungo ci parlò dell'LSD, tenne una quasi conferenza colta sul suo viaggio di nozze stile freak…".

Almeno Gianni qualcosa disse; Pinotto invece: silenzio assoluto!
Il mozzicone incandescente di una sigaretta noiosa, respirata con malcelato disprezzo, si stacca dalle mani del mio solito vicino e descrive nel cielo una lenta parabola, prima di planare in mezzo ai seggiolini di plastica verde, scoloriti dal lento passare dei giorni. Sembra una stella cadente, ma non lo è. Non ci sono desideri da esprimere in questo piacevole pomeriggio di gennaio, che chiude una domenica troppo corta per poter essere apprezzata fino in fondo. 
Prima di toccare terra tuttavia, in un moto d'orgoglio inaspettato, il mozzicone acquista velocità e ruota su stesso, planando dolcemente sulla carta umida di un opuscolo pubblicitario colorato. Un paio di scarpe di marca indossate da una ragazza sorridente sfiorano distrattamente il tizzone, che se ne rimane lì in attesa di esalare l'ultimo respiro, mentre un sottile filo di fumo bianco si alza lentamente verso il cielo, in un laconico segnale di resa.
Le giornate piano piano hanno ricominciato ad allungarsi: che mese è gennaio? Brutto come dicembre, ma senza Natale. Con l’avanzare della sera la temperatura si fa più pungente, ma è il minore dei problemi. Una mimosa fiorita spunta inaspettata da un giardino e stona pesantemente con l’abbigliamento dei passanti. Lungo la strada per lo stadio una Ferrari bianca ricorda a tutti che la ricchezza è la faccia buona della povertà. La notizia del clochard morto di freddo ne conferma il ricordo. Il mondo può essere un posto meraviglioso, basta indovinare da quale parte stare.
Pieni di entusiasmo, raggiungiamo il nostro posto con insolito ritardo. La partita inizia, ma nessuno pare farci caso. Sul maxi schermo si alternano a rotazione spot pubblicitari silenziosi, che promettono sconti sulle cene di tutti gli abbonati. Avrà senso pagare per farsi proiettare il proprio spot mentre la gente guarda da un’altra parte? Boh… I tabelloni luminosi a bordo campo ricordano un tempo che non c’è più e assieme alle spettrali tribune deserte compongono un arredamento decisamente fuori tema per la categoria. Oggi siamo ciò che siamo e ci dobbiamo rassegnare. Non bastano più il fascino del ricordo, l’arroganza degli sky box (mezzi vuoti) o l’opulenza della macchinetta elettrica porta barella (tanto ecologica quanto inutile): la partita si gioca sul campo, punto. E francamente sul campo, succede poco o niente. E quando succede qualcosa, spesso non è affatto piacevole. Il presidente è tornato da Londra (basta parlare di lui, vi prego!) con un principe di Galles fiammante e un sacco di novità: non ce le dice per non rovinarci la sorpresa; o forse solo perché non trova le parole giuste. La partita stride lenta e capricciosa. I grandi si annoiano e i bambini fanno altro: c’è chi gioca con il telefono, chi parla di scuola e chi ne busca dal babbo. Nessuno fa caso al gioco. Anche gli ultimi fedelissimi dell’offesa libera sembrano aver issato la bandiera bianca. A tratti il silenzio è surreale. 
Dopo aver preso goal continuiamo come se fossimo ancora sullo 0-0. Stesso ritmo, stesso atteggiamento. Nessuno dà l’impressione di volerci provare. Abbiamo una sola velocità, come le macchinine a scontro del luna park. Al goal del pareggio, metà pubblico non alza nemmeno le mani. Il boato è flebile ed a malapena arriva in Piazza della Posta. Dopo di che, il nulla. La squadra prova a raddoppiare, ma più per dovere che per convinzione. Se l’arbitro fischiasse la fine al 25° del secondo tempo, nessuno si sorprenderebbe più di tanto.

Siena – Pistoiese: 1 a 1. Medi o mediocri? 

In una città dove non esiste più nulla di normale, anche la squadra si è adattata perfettamente al grigiore generale. Lo stato delirante in cui versano i vertici della società si ripercuote su tutto l’ambiente, con conseguenze devastanti sulle prestazioni dei giocatori e sul livello di euforia del pubblico, che pur di non dover assistere ad una partita intera della Robur, accetterebbe persino di vedere Inter-Carpi su Al-Jazira. 
Volevate distruggere una passione? Bravi, ci state riuscendo! Chi resta e chi va: quando sulle tribune del Rastrello la vegetazione avrà ricoperto i gradoni e voi sarete lontani da Siena, a far danni da qualche altra parte, noi saremo qui a rincollare i pezzetti della nostra passione, frantumata dai vostri disastri. Voi passerete, noi resteremo. A differenza vostra, non ci spaventa il tempo, i debiti o gli acciacchi. Ogni anno che passa, siamo un po’ vecchi e un po’ meno pazienti, ma siamo sempre qui. Dicono che un sogno non avverato sia una bugia. Noi potremo sembrare anche stupidi, ma a differenza vostra crediamo nelle cose che ci fanno battere il cuore! A voi quanto tempo è che non batte? Forse siamo solo un gruppo di inguaribili romantici, che sperano ancora che dopo il temporale possa tornare a splendere il sole e che continueranno a portare avanti il proprio sogno, fino a farlo avverare di nuovo. E non c’importerà mai niente se staremo dentro la polvere o sopra all’altare: la Robur non l’abbandoneremo mai!

"…e noi non l'avevamo mai fatto e noi che non l'avremmo fatto mai, quell'erba ci cresceva tutt'attorno, per noi crescevan solo i nostri guai..."



Mirko

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