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martedì 15 dicembre 2015

Tornare a vivere

Si sentiva soddisfatto mentre osservava lo schermo del PC. Aveva deciso di dedicare una canzone alla ragazza conosciuta la scorsa estate e quel brano gli sembrava calzare alla perfezione alla loro situazione.
Dopo qualche anno di solitudine, iniziata con la fine della sua prima vita, era forse arrivato il momento di riprovarci, anche se nessun’altra donna sarebbe stata in grado di entrarle dentro quanto “Lei”. Ricordava ancora il primo giorno in cui l’aveva vista, tanti anni prima…
Ignorava chi fosse la ricciolina con la vespa verde oliva sorridere davanti ai “calci in culo” del Luna Park. Non l’aveva mai vista in giro: nè al bar, nè a scuola. Chiese notizie al suo inseparabile compagno di banco, che guardandolo strano gli disse: "È un’amica di un’amica. Ogni tanto esce con noi. Se vuoi, te la presento". Fece di no con la testa e rimase a guardarla, promettendosi per l’indomani di fare qualcosa. Da solo e senza aiuti esterni. 
Nel tempo diventarono ottimi amici, ma amicizia non era la definizione giusta del sentimento che provava lui. I giorni scapparono via inseguiti dalle notti e lei ogni tanto si vedeva con qualcuno. Niente di serio in verità. Amori fugaci da un mese e via. Lui l’ascoltava parlare delle sue storie anche se gli faceva male immaginarla tra le braccia di un altro. Tuttavia gli bastava starle vicino per sentirsi importante. 
Mese dopo mese le stagioni si alternarono e i due ragazzi diventarono grandi. Tutti i capodanni si scambiavano gli auguri baciandosi sulle guance e ad ogni compleanno si scrivevano un lungo sms. Erano due persone destinate a due destini diversi e lontani. Lo capiva lui e lo capiva anche la sua migliore amica, che incredula lo guardava patire. Per una strana forma di fedeltà, non curabile con una vacanza a Ibiza, aveva deciso che lei sarebbe stata la prima della sua vita; e l’unica. Con lei o solo, pensava: "Il tempo sistemerà le cose e prima o poi si accorgerà di me". Lei era il suo mondo e l’unica cosa che riusciva a distrarlo era la Robur. Passione sana, trasmessagli dal nonno di città quando aveva solo pochi anni e con il quale aveva un sogno in comune…
"Chi sono quelli con la maglia viola?", strillò il bimbo mentre il nonno guardava la tv. 

"Sono giocatori della squadra di Firenze e giocano in serie A". 
"Noi dove giochiamo nonno?", replicò il bimbetto, mentre tentava di aprire un pacchetto di Polo. 
"Noi in C2, piccolo, l’anno prossimo forse in C1". 
"Mi ci porti domenica allo stadio?".
 "Vediamo". 
La domenica successiva la Robur avrebbe giocato con il Savona una difficile partita: i due punti erano di vitale importanza per la rincorsa alla vittoria del campionato. Il bimbo tuttavia non riusciva a togliersi dalla mente l’immagine di quei giocatori vestiti di viola. "Un giorno li batteremo", si ripeteva fra sè e sè. Gli anni trascorsero lentamente uno dopo l’altro, gli inverni si fecero meno freddi e le estati infuocate. Da scolaro divenne studente ed in men che non si dica, si ritrovò grande. Due cose lo avevano tenuto in vita: il Siena e una ragazza ricciolina.
Poi una sera, in pochi minuti, la sua esistenza fu stravolta. Dopo anni di gavetta, la Robur aveva raggiunto la serie A e contemporaneamente lui si era molto riavvicinato alla sua ricciolina con la vespa verde oliva. A tal punto che avevano deciso di andare insieme a vedere Siena-Fiorentina, la partita che lui - e una città intera - aspettavano da troppo tempo. Era un nuvoloso pomeriggio di febbraio e lui non ricordava un Rastrello così colmo. Lunghe strisce di carta bianca accolsero i giocatori ed al goal del Siena si sentì mancare. Con gli occhi lucidi pensò a suo nonno, volato in cielo da qualche settimana e gli fece l’occhiolino. La partita fu un patimento: la Robur rimase in 10 a metà primo tempo, ma riuscì comunque a resistere fino al novantesimo. Poco prima del triplice fischio finale, nell’angoscia generale di un calcio d’angolo avversario, Lei gli prese la mano. Si guardarono un secondo negli occhi e mentre l’arbitro consegnava il risultato alla storia, la baciò. Faceva molto freddo quella sera, ma lui non ci fece caso. Lei confessò sussurrando di preferire l’estate e lui capì che era arrivato il momento di aspettarla insieme. 
Anni dopo, tra alti e bassi, la candela dell’amore si spense. I silenzi diventarono sempre più lunghi e dopo ogni litigata fu sempre più difficile fare la pace. Se una volta bastava l’amore a far quadrare i conti a fine mese, adesso il peso del mutuo era diventato insostenibile e ogni sciocchezza diventava un problema irrisolvibile. Dopo una primavera burrascosa, rientrando a casa da un viaggio di lavoro, trovò un biglietto sul tavolo di cucina. Riconobbe al volo la calligrafia, era la stessa delle frasi scritte sul diario ai tempi delle superiori. Le aveva detto "Addio" ed era uscita per sempre dalla sua vita.
Parallelamente, anche la Sua Robur stava morendo. Sconfitta da un male incurabile. L’ultimo anno di serie B era stata un’agonia. Ricordava ancora la partita casalinga col Cesena, l’ultima che aveva visto assieme a Lei. Avevano trovato il pretesto per discutere anche in quella occasione. Dopo il Palio di luglio, al posto delle consuete ferie al mare, si sarebbe trovato solo: senza amore e senza Robur. Mai più pensava, mentre sentiva in bocca il sapore amaro delle lacrime. Mai più. Qualche mese più tardi aveva deciso di aiutare la squadra dei suoi sogni a rinascere e si era fatto tutta la serie D in silenzio. Più che trasferte sembravano processioni. Come se quello fosse l’unico modo per espiare le colpe (di altri). Donne invece niente, non era ancora pronto…
Sbattendo gli occhi, ritornò al presente proprio mentre dentro la sua testa si faceva largo una strana voglia di vita. Schiacciò invio e spense il computer. Sdraiandosi sul letto, rimase per molto tempo a guardare il soffitto con le mani dietro alla nuca. "Sì", ribadì, "devo provarci". 
Savona – Siena 0 a 3: un piccolo passo, per provare a provarci, per ricostruire un domani o per non lasciare nulla d’intentato. Per riassaporare profumi dimenticati e per tornare a vivere. 
Tutti uniti insieme avanzeremo.

Mirko

9 commenti:

  1. Non è molto tempo che seguo e leggo volentieri, quando posso, i tuoi (vostri?) scritti e quindi non ho capito bene quanti siete a scrivere qui sopra ma, in ogni modo, ti assicuro che mi ci diverto parecchio. Bravo!
    (... Bravi!?... boh... non è questo che conta: avanti così!!!)

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    1. Grazie.
      Quanti siamo? Boh...
      Questo comunque l'ha scritto Mirko

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    2. Ma la redazione di wiatutti quando deve decidere sul da farsi, si riunisce mensilmente o bimestralmente in consiglio di amministrazione cda? Quanti soci col portafoglio ci sono?avete i soci forti?Wsg che percentuale delle quote detiene?e il Mago?e Maxcicci?

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    3. La redazione di Wiatutti si riunisce quotidianamente, al cesso.
      Ad oggi contiamo 788 soci, ognuno allo 0,37%, ma contiamo di immettere ancora capitale fresco.
      Cerchiamo cioè un "socio forte", che porterà un grande sponsor, che ci agevolerà nella costruzione di un grande stadio.
      Come vedete, abbiamo idee originali e soprattutto attuabilissime

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    4. Ma avete anche osservatori sparsi per il mondo?

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    5. Certo! Abbiamo osservatori in Thailandia, Romania, Cuba, Amsterdam, Via Salaria, Pescaia. Dove c'è talento, c'è Wiatutti

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  2. Ho notato che un certo personaggio della redazione gioca a top eleven football manager. Ecco perché il Blogghe ha tanto successo....

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