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lunedì 5 ottobre 2015

Ovvia!!!

Sarà per gli stravizi del giorno precedente, sarà per la fatica accumulata durante la settimana lavorativa, sarà per il vuoto lasciato dentro di me dall’emozione di vedere finalmente due goal della Robur, o per altre cento buone ragioni scientificamente indimostrabili, ma nell’intervallo della partita Siena – Rimini riesco ad abbioccarmi… 



 A questo punto sarebbe opportuno tornare sull’inutilità di tale barbara pratica: sono anni che noi del comitato “Se ami il calcio, odi l’intervallo” ci battiamo con tutte le forze in ogni sede per abolirlo; ma nonostante gli intenti, le nostre voci rimangono afone e gli appelli cadono disperatamente nel vuoto. Eh sì, cari cuori bianconeri cintura nera di amore per la Balzana, il male del calcio sta proprio in quegli orripilanti 15 minuti di noia posti fra il minuto 45 del primo tempo e il minuto 46 del secondo. 
Ma non sarebbe meglio fare un tempo solo, tipo quelli che facevamo in spiaggia da piccoli, quando si giocava 20 contro 20 dietro alle cabine? Bei tempi quelli là: facevamo le squadre con la conta “Olio, pepe, sale, chi c’è sotto ci rimane” e sceglievamo i ruoli secondo criteri dettati da anni e anni di esperienza di calciomercato:
< Tu come ti chiami? > 
< Marco!> 
< Vai Van Basten, te all’attacco >. 
< Da dove vieni tu? > 
< Da Lucca > 
< Allora in fatto di mura la sai lunga: vai in difesa >. Poi c’era quello che giocava a tennis e finiva in fascia poiché esperto di passanti, quello bravo a scuola che veniva messo nel mezzo al campo (e non chiedetemi perché) e quello grasso che fischiava, logicamente, in porta. 
Il match cominciava verso le 15/15.30 del pomeriggio e veniva interrotto dopo circa 7 giorni (che diventavano 15 per i più fortunati o abbienti) dopo tanta sabbia alzata (una nuvola costante tipo tempesta nel deserto), tre palloni squarciati dal bagnino, cinque unghie dell’alluce sgusciate, un centinaio di goal e tante, tante, tante polemiche, litigate, scazzottate, accuse sessiste, lotte di classe, rivendicazioni separatiste e allusioni sull’integrità morale delle troppe mamme coinvolte. 
Sogni costruiti nel giro di due palleggi e immediatamente distrutti nel contropiede successivo, quando scoprivi che quel ragazzino mingherlino che avevi scartato al momento di fare le squadre, era in realtà il capitano dei Giovanissimi Nazionali del Bologna e non si fermava nemmeno a colpi di paletta. L’unico intervallo, o presunto tale, era la pausa bagno delle 18, ma viste le condizioni del mare romagnolo di quegli anni, la nuotatina spesso veniva vietata direttamente dalla locale A.s.l (che al tempo si chiamava USL). Praticamente era una partita unica a pensione completa, spalmata su 7 giorni. 
Il calcio giocato tuttavia occupava soltanto le ore pomeridiane perchè la mattina veniva impiegata per lo studio delle tattiche e la sera dopo cena – mentre i genitori ci davano dentro con sangiovese e boogie-woogie e le sorelle maggiori pomiciavano sulle panchine del lungomare come se non ci fosse un domani - era lasciata alle polemiche: rigori, complotti e malefatte venivano animatamente discusse davanti al biliardino dell’Hotel Aragosta (l’unico provvisto di sala giochi), in una sorta di Processo del Lunedì in diretta dal Bagno 39. 
Nella frenesia di vincere, non esistevano pause. L’altoparlante della capitaneria di porto diramava il suo bollettino: “È stato smarrito un bambino castano di 7 anni dal nome Nicola, indossava un costume bianco. Chiunque l’avesse visto è pregato di comunicarlo al Bagno 75”. Nessuno lo aveva visto: erano due giorni che giocava nella nostra squadra e il costume da bianco era diventato nero. Non serviva la Gabbanelli a quei tempi. Forse se avessimo interrotto la partita, anche solo per fare merenda, il ragazzino sperduto avrebbe potuto allontanarsi ancora di più, sparire misteriosamente nel nulla e non rivedere la mamma. Ho proprio l’impressione di avergli salvato la vita e vorrei tanto avere la sua amicizia su Facebook. Adesso magari è una persona importante, stimata e rispettata. Forse è sposato ed ha un figlio grande che gioca in porta nel Rimini.
Sì, sono sempre più convinto che l’intervallo sia inutile. Anche perché 14.00 euro a tagliando, iva e diritti di prevendita inclusi, mi parrebbero già tanti per la sola partita, figuriamoci se ci aggiungiamo anche 15 minuti di fastidio, conditi da un paio di canzoni fritte e rifritte, utili consigli del calibro “per risparmiare elettricità, spegni il forno un pochino prima della completa cottura” (se non l’accendi per niente risparmi ancora di più, aggiungo io, magari il pollo fa ancora coccodè e non è proprio croccantissimo; tuttavia vuoi mettere la soddisfazione di aver contribuito alla tutela del pianeta?). 
Dai, datemi retta, tiriamo dritto che è meglio: 90 minuti tutti d’un fiato e via a far cena (o merenda o pranzo dir si voglia; colazione ancora no, per il momento). Anche perché in quel lungo quarto d’ora i ragazzi della panchina non sono belli da vedere: pascolano alla tre quarti, qualcuno fa finta di riscaldarsi (come il nostro secondo portiere ieri), altri guardano rapiti il maxischermo che proietta video promozionali a km zero. E i raccattapalle delle giovanili giocano a calcio tennis utilizzando come rete i tabelloni pubblicitari: occhi citti, ci so’ altre codesti, non li rompete sennò ve li fanno ripagare per novi. 
Inoltre durante il dormiveglia le campane di San Domenico hanno stuzzicato il mio subconscio, riportandomi alla mente la giornata precedente: sabato di Cresima, due ore di messa, nemmeno a Siena Sampdoria 1–0 giocata in 9 avevo sofferto tanto. Durante la celebrazione, per ingannare il tempo, ho provato ad incastrare “Chi non salta è un fiorentino” in tutti i canti proposti e ho scoperto che in molti ci sta benissimo. Ho paura che le celebrazioni lunghe mi facciano lo stesso effetto dell’intervallo. Ma di fatto una messa non è forse una piccola pausa nella nostra vita di peccatori?
Intervallo a parte, tutto ok. La partita è scivolata via molto bene e le campane hanno suonato – finalmente - a festa. Archiviato settembre, il mese dei pareggi, apriamo ottobre con una bella e convincente prestazione. Bene così. Il nostro “preside” ha chiesto di andare in massa a Ferrara (e meno male ha evitato di dire “a Spal”). Certo, magari ce la piazzano di lunedì sera alle 20.30 e ci chiedono anche 15 euro di biglietto. Sai che esodo vedrai ?!?
Siena – Rimini 2–0. 
Tutti uniti insieme avanzeremo, per far sì che questa vittoria non rimanga un intervallo.

Mirko

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