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mercoledì 7 ottobre 2015

Il Divino Ricorso

Oibò, una notiziuola.
Abbiamo più e più volte parlato di politica culturale su Wiatutti e soprattutto sull'affidamento più o meno totale della stessa a quei mostri... di bravura che fanno capo a Civita (passando attraverso tutti i livelli inferiori, società, associazioni, ecc).
Dobbiamo completare adesso l'informazione con un aggiornamentino, dopo il puntuale articolo di Orlando Pacchiani su La Nazione di ieri.


È notizia di pochi mesi fa una grana scoppiata per Opera Laboratori Fiorentini spa, in merito all'appalto affidatole da Opera Metropolitana.
Wiatutti si è permesso, in questi ultimi tempi, di porre all'attenzione l'operato di tali società, a partire dall'operazione InContrada, per finire con la divina bruttezza della Divina Bellezza e giù giù chiedendosi il perché tutta (o quasi) l'attività culturale cittadina sia stata concentrata nelle mani di questo colosso multiaziendale e multinazionale.
Le Istituzioni e gli attori in campo (ed i loro ripetitori mediatici cittadini) ci hanno sempre indirettamente risposto che Civita (o chi per essa) era l'unica adatta - e quindi addetta - all'organizzazione delle nostre attività culturali (e dei rispettivi incassi), che l'organizzazione era perfetta, che la potenza di fuoco era impressionante, che il marketing era imbattibile, ecc ecc.
Qualcosa tuttavia non sta tornando ed un potenziale grosso nodo sta venendo al pettine.
Tutto frutto della denunzia (con la z) di n. 8 dipendenti di Fabbriceria del Duomo, difesi dall'avv. De Mossi (ancora lui, sempre lui, soltanto lui...), che hanno sollevato la questione dell'affidamento di servizi e del distacco di personale alla società violacea.
E fin qui si potrebbe pensare di essere davanti ad una mera rivalsa di dipendenti poco soddisfatti dell'operato del datore di lavoro e ad un contenzioso che potrebbe rimanere confinato all'interno di un caso inerente il diritto del lavoro; uno come tanti, insomma.
Ma la mente perfida dell'avv. De Mossi (che Iddio lo abbia in gloria) si è spinta un po' più in là ed ha iniziato ad ipotizzare e dedurre uno scenario critico un po' più ampio.
In sintesi, queste le questioni scottanti:
1) in ottemperanza al codice dei beni culturali, "l’appalto non poteva essere concesso perché tutela e valorizzazione del patrimonio vengono riservate all’ente deputato al controllo del bene stesso e perché non è stata eseguita alcuna procedura di evidenza pubblica".
2) sempre in ottemperanza al codice dei beni culturali, non potevano essere "concessi in uso e destinati a scopi commerciali beni del demanio culturale che nel nostro caso sono detenuti da una spa".
3) è anomalo anche il ricorso allo strumento dell'appalto, "perché in questo modo la onlus avrebbe omesso di adempiere ai compiti statutari di solidarietà sociale, procedendo a una distribuzione indiretta di utili tramite il pagamento dei corrispettivi per i servizi resi dalla società appaltatrice".
4) il contratto di appalto parrebbe pertanto rapresentare per Fabbriceria del Duomo "un ulteriore onere che si somma a quello della gestione ordinaria, dal momento che Opera laboratori fiorentini spa svolge i propri servizi avvalendosi e usufruendo della struttura, dei beni, degli strumenti, degli impianti, del personale e in definitiva dell’organizzazione messi a disposizione in modo assolutamente improvvido e contro le regole da parte della Fabbriceria".
Il ricorso richiede un intervento dell'organismo di vigilanza sull'organo amministrativo, affinchè sia ripristinata la legalità. Che siiiiiiicuramente sarà ristabilita, come la storia recente del borgo medievale ci ha dimostrato.
Aspettiamo fiduciosissimi, in spasmodica attesa di altro divino affidamento.

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