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mercoledì 17 giugno 2015

Morgia au revoir

E così, dopo solo un anno sulla panchina della Robur, Massimo Morgia ci saluta.
Obtorto collo, ma ci saluta.

Vi anticipo che questo articolo non vuol essere scritto per prendere posizione sulla mancata riconferma di Massimo Morgia, poiché sarebbe, per come personalmente io interpreto il momento, un esercizio di stile vuoto e retorico, che ora non mi interessa produrre.
Ma, come faccio spesso, mi piace intanto verificare ciò che è stato scritto in queste ore dalle parti - società ed allenatore - in modo tale da vedere se e dove stiano le differenze. E vedrete come dalle parole vergate su un foglio (seppure elettronico) si possa tentare di dare almeno una parvenza di spiegazione a ciò che è successo.
Nella tarda serata di martedì uno scarno comunicato della Robur Siena ci informa dell'interruzione del rapporto con Morgia, "a causa di sostanziali divergenze inerenti la prossima stagione agonistica".
Intervistato sul tema ad Antenna Radioesse, il presidente ribadisce il giorno dopo la posizione della società: "La società ha deciso di fare un programma diverso. È bene individuarlo prima dell'inizio del campionato e non durante".
Risponde Morgia, di cervello e di cuore, con un addio scritto su facebook, come ama fare. Il post è lungo e leggibile, ragion per cui salto molti passaggi e mi fermo all'individuazione della causa del divorzio: "Il punto di discussione con Ponte ha sempre riguardato la conferma in toto dello staff tecnico... indebolire lo staff sarebbe stato indebolire me sul lavoro e quindi la Robur". Ed ancora, dopo aver spiegato le dinamiche di risparmio che all'occorrenza sarebbe stato disposto a perseguire, pur di restare: "Il motivo quindi non era economico, dovevo proprio andarmene, ma perché farmi aspettare il 16 giugno? Tutto si poteva risolvere molto prima ma forse si voleva aspettare che fossi io a prendere la decisione di andarmene".
Mi fermo qui, per ora. A mio avviso, il problema vero sta tutto nelle parole dei due attori (ed anche un po', immagino, nella questione del versante economico, che Morgia svicola elegantemente. Ma il punto, vedrete, sarà da affrontare a brevissimo per altre situazioni...).
Siamo di fronte a due differenti interpretazioni della vita all'interno della Robur Siena, della difesa delle proprie professionalità, dei limiti che si vogliono imporre ai propri collaboratori.
Da una parte Ponte, presidente e socio di maggioranza della società e quindi legittimo proprietario, teme di poter rimanere in scacco da un allenatore che, sulla spinta popolare e le ali del risultato, ripropone la sua ferma volontà a rinnovare il rapporto con un intero staff tecnico che, al di là del costo, potrebbe rappresentare un vero e proprio blocco nel momento in cui le cose (tocchiamoci a carne!) non dovessero andar bene; in tal modo, di fatto, depotenziando il potere decisionale del presidente stesso. Ragione per cui Ponte stesso dichiara che il programma (o il problema?) è bene individuarlo ora, che non a campionato in corso.
Dall'altra parte sta Morgia, non più solo allenatore di una squadra di calcio, che basa il proprio ruolo (e diremmo financo il proprio stile di vita) su una riforma etica del mondo in cui lavora, mosca bianca in un settore fatto di viscidi e profittatori. E proprio perciò si vuole circondato dai suoi uomini, per portare avanti un programma (anzi, un'idea) di calcio che non trova forse eguali, nemmeno in Lega Pro, dove il ruolo dei procuratori e dei direttori sportivi diventa già preponderante su tutto il resto.
Insomma, i due attori del dramma consumato avevano lo stesso obiettivo, in fondo: tutelare la propria posizione. E, si sa, nelle aziende, alla fine, conta sempre più la parola di chi siede un gradino sopra all'altro, contribuendo a mettere una pietra tombale sulla discussione.
Non do giudizi, come vedete, poiché non mi interessa farlo. Sta di fatto che, da tifoso bianconero, questo evento mi crea preoccupazione, ma anche "conforto". Certo, "conforto" (notare le virgolette). Perché bisogna che tutti capiamo che la situazione così come si era messa, difficilmente sarebbe stata sanabile in futuro. I matrimoni non condivisi, lo si sa, sono destinati a naufragare; e quindi, se proprio si voleva fare, meglio lasciarsi ora che dopo.
Saluto pertanto in maniera affettuosa Massimo Morgia, uomo che ho scelto di non conoscere come hanno fatto tanti miei amici tifosi e che quindi non posso commentare sul piano personale. Ma lo ringrazio tantissimo da tifoso della Robur.

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