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venerdì 15 maggio 2015

Rimini: calcio e fica

Cialtroni, grafici e pubblicitari durante gli anni '90 decisero di coalizzarsi per ammorbarci l’esistenza sostenendo che l’estate non fosse una stagione, ma uno stato d’animo.






Poi capitava che prendevi tre materie a settembre, scoprivi la tu’ citta spalmata sopra al tuo migliore amico dentro l’auto che gli avevi appena pulito, a luglio vincevano quell’altri e ad agosto manco correvi e ti toccava prendere l’estate, annodarla bene bene intorno al tuo pietoso stato d’animo, trottare fino a Brenna e gettare tutto dentro la Merse, sperando che l'autunno arrivasse presto. Anche perché c'era il rischio di passarci davvero tutte le vacanze a Brenna, visto il brillante andamento scolastico registrato. 
Se invece per qualche assurdo e impensabile caso del destino riuscivi a ottenere il permesso di aggregarti ai tuoi amici per una settimana di vacanza, lontano da tutto e da tutti, allora la musica cambiava… Perché quello stato d’animo che fino a cinque minuti prima volava all’altezza delle suole delle scarpe, improvvisamente prendeva le sembianze e le forme di una precisa località balneare romagnola: Rimini!
Certo, è solo un caso che la Robur tanti anni dopo inizi dal Rimini la sua “Road to Scudetto”, ma noi poveri comuni mortali in partenza per le vacanze - con la sciarpa degli UFS in valigia e il motto “se la topa non ti piace fai la fine di Versace” appiccicato sulla faccia interna della fronte, affinchè potesse essere sempre tenuto a mente – in cuor nostro lo sapevamo che prima o poi calcio e fica si sarebbero incrociati, nel vero ed unico derby amato da tutti i maschi eterosessuali italiani da decenni a questa parte.
Certo, la decisione di optare per Rimini non era semplice. Passavi con i tuoi amici ore e ore a scegliere la destinazione: “Follonica no, ci sono i miei” faceva uno. “All’Elba c’ho conosciuto quella di Prato e ancora cappotto solo a pensarci. Se rivedo Capoliveri mi piglia male”, bofonchiava un altro. E allora? Allora si va a Rimini!
Rimini? E immediatamente la vita prendeva un’altra piega. Ti scordavi la scuola, ti scordavi di Fiorenzo D’Ainzara, ti scordavi della ex vagamente vacca e riuscivi addirittura a non pensare al tu’ fantino che un’ha girato San Martino nemmeno pe’ la provaccia. Stop a tutto. C: format e via. Con il cuore che inesorabilmente smetteva di portare l’ossigeno al cervello e iniziava a pompare sangue un po’ più a sud.
Non essendoci ancora internet, scattava la caccia a tutte le riviste da spiaggia, quelle con le veline a tette di fuori in prima pagina, che pubblicavano sulla terza e quarta di copertina gli annunci degli alberghi, che ancora si chiamavano meravigliosamente “pensioni”. Trovato l’alloggio, racimolati i soldi, caricata l’auto del solito sfigato a cui toccava sempre guidare e non poteva mai bere (anche se inizialmente l’accordo era “si guida una volta per uno”) e salutati tutti i parenti fino ai cugini di terzo grado, manco dovessi partire per il Libano, ti davi appuntamento l’indomani verso le 5.00; tanto per essere presto in spiaggia. 

Il babbo dell’autista aveva sapientemente impostato Isoradio, ma arrivati alle Taverne le info sul traffico avevano già rotto i coglioni e venivano sostituite con un best tamarrissimo di Gigi d’Agostino, fatto da uno che, si diceva, l’anno successivo avrebbe suonato “di sopra al Tendenza” o la domenica al "Papi" (chi parlava purtroppo non se lo ricordava bene, quindi non posso essere più preciso). 
Colazione a San Sepolcro, pasta e cappuccino come l’omini grandi e via, verso “la donna, il sogno e il grande incubo”! 
Arrivati a destinazione e non avendo il navigatore (che doveva aspettare ancora qualche annetto prima di essere inventato), riuscivi a perderti una quindicina di volta, prendendo sette sensi unici al contrario, infilandoti nel mercato (da sempre organizzato a Rimini il mercoledì ed il sabato – controllate su Google se non ci credete) dalla parte dei banchi delle verdure, ma alla fine lo vedevi: una lastra di colore grigio chiaro sporco che lambiva un dorato arenile color duna del Sahara a mezzogiorno, occupato da bimbetti isterici e vecchiette rimbambite con cuffia rosa a fiori, immerse nell'acqua fino alla vita, che venivano immediatamente corrose dall’elevatissima tossicità dell’acqua - leggermente inquinata in quegli anni (oggi invece è quasi bandiera blu…) - tra la costernazione dei parenti e la gioia dell’Inps.
Arrivavi all’albergo, ti sistemavi, conoscevi il titolare (uno psicopatico alcolizzato napoletano che l’avrebbe tirata in culo anche alla su' mamma), pagavi il conto, almeno potevi spendere tutto quello che ti rimaneva in tasca e ti fiondavi in spiaggia. Avendo scelto la formula mezza pensione (che non ho mai capito se fosse pensi o ione) non dovevi tornare a pranzo. Arrivavi all’ombrellone che avevi già speso 20.000 lire in un paio di occhiali da sole del marocchino, che dovevano essere falsi Ray-Ban ma in realtà sembravano quelli di Geppetto dopo tre mesi nella pancia della balena. Stendevi il telo e accendevi il radar. Quanto si è ingenui a 20 anni! 

Con un fisico da lanciatori di coriandoli grazie al quale non sei mai riuscito nemmeno a gettare il cuore oltre all’ostacolo e con l’aria di un cacciatore che riesce a sparare soltanto stronzate, facevi finta di essere scafato e navigato. La prima agganciata non era un granchè, ma ci poteva anche stare. Lei aveva il cellulare, tu no. E alla domanda: "Dammi il numero, ti chiamo stasera", sapevi immediatamente di averla già persa e mestamente scivolavi a pensare "a cosa raccontarete ai figli che non avrete". Rientravi in albergo con lo stesso umore di quando uscivi dallo stadio dopo uno scialbo 0 - 0 in casa con l’ultima in classifica, ma in cuor tuo sapevi che la notte sarebbe stata giovane e soprattutto “selvaggia”. 
Tuttavia 5-6 ore di esposizione ai raggi solari senza crema avevano irrimediabilmente mutato la carnagione da rosa pallido a color Umpa Lumpa e nessuno della compagnia aveva il dopo sole. Un solo bagno in camera obbligava a farsi la doccia a turno, quindi uno si lavava e gli altri – tutti sabbiosi – se ne stravano stravaccati sopra il letto. La sensazione di dormire con la pelle ustionata che sfrega nei granellini infami della battigia romagnola è come il primo amore: non si scorda mai. 
Dopo aver mangiato tanto e male, molto male, eri pronti per uscire. A cena avevi conosciuto un gruppo di ragazze, due in particolari sembravano “vispe”. "Da dove vengono?", chiedeva il più sospettoso, "Dal Molise" rispondeva il più preciso. "Speriamo che stanotte facciano le “marche (…)”, rispondeva il vero signore della compagnia. 
E la nottata se ne andava via così: briaco gonfio fradicio già alle 21 e 45, vagavi per le strade senza meta, in cerca di un’anima gemella che potesse ridare un minino di slancio alla tua autostima. Perché le donne le volevi conquistare… Troppo facile pagarle; e poi i soldi chi ce li aveva? In ogni caso, fatta una certa, ti sarebbe andato bene anche pomiciare con un lampione. 
Intorno a te, il mondo si accoppiava come se fosse stata l’ultima sera della terra. Tu, nulla! Non eri abituato alla Movida e il tuo problema principale non era parlare con le ragazze, ma superare la selezione all’ingresso dei locali. Perché il buttafori normalmente faceva entrare le venti persone davanti a te e le trenta dopo… Tu no, perché – diceva lui – avevi i calzoni a cuccurucù. Quando li avevi comprati alla Febbre Gialla due mesi prima tuttavia, nessuno te lo aveva detto.
Frustrato, tornavi verso l’albergo senza la benchè minima idea di dove fosse e t’imbattevi per caso in un vecchio cartellone pubblicitario che reclamizzava l’annuale meeting di Comunione e Liberazione.
Andavi a letto e ti svegliavi dopo venti anni con due certezze: la Liberazione dalla serie D c’è stata e se Dio vuole “dall’inverno siamo fuori”, mentre la comunione del figlio di un cugino di tua moglie, ancora no. E domenica prossima ti toccherà saltare il match per cappottarti di prosecco e crostini, mentre saluti gente che non vedi, appunto, da venti anni… E se non li vedi da così tanto tempo, un motivo forse c’è!

Siena – Rimini: non potendo permettermi una liberazione (pardon… divorzio), scelgo la comunione. Popolo bianconero, nel frattempo “fate per bene” ma tanto il più è fatto!


Ps. W la Robur e W tutti!!

3 commenti:

  1. A scanso di equivoci, visto che è un bel pezzo e domenica sono di comunione anche io, non l'ho scritto io!
    Complimenti all'estensore.... mi ci sono rivisto in pieno.
    L'Irlandese Festante

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  2. a chi ha scritto l'articolo: se la comunione è a Roma fammelo sapere, si va insiema... (non sarà per caso la stessa??)
    Franz

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  3. Massi': purtroppo è a Firenze! E non aggiungo altro....
    Mir(k)o

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