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martedì 23 luglio 2013

Qui si piange

Breve introduzione al pezzo.
Il personaggio trattato è così immenso, che addirittura inaugura una nuova rubrica, "L'estrema (pres)Unzione".
Ad oggi, del nostro mito sappiamo assai poco, forse è morto, forse è disperso. Forse nemmeno lui sa dove sta.
Ovunque sia, spero che possa leggere queste mie ultime parole di commiato:

                    ZE LOVE TI AMO




Qui si piange la scomparsa del bello (luglio 2011: “Ho visto che lì in Italia le donne sono tutte pazze per Totti, perché lo vedono come il più bello di tutti. Ma ora che arrivo io il capitano della Roma perderà il trono”), del profetico (“Ora ho la testa solo sul Genoa, penso solo a questo e a un grande campionato in Italia”, 9 presenze, 0 reti nel campionato 2011-12), dell’umile (“Il Milan? Ho una dignità e volevo giocare a calcio, non stare in Hotel come fossi al Grande Fratello: ho vinto la Coppa Libertadores e due campionati paulisti con il Santos, provini non ne faccio”).

Qui si piange la gioia dello staff medico: infortuni muscolari, frattura da stress (?) al piede ed un’infiammazione all’appendice con seguente gag su Twitter: “Se Dio vuole tra dieci giorni torno a giocare”. Dio, o il suo addetto allo sport, non volle, tanto che il non eccitante redhead il giorno dopo cinguettò socialmente: “Tra mezz’ora mi opero d’appendicite”.

Qui si piange il giocatore che più ha lasciato il segno nei compagni, soprattutto del Santos, che per ringraziarlo il giorno del suo compleanno lo legarono al palo della porta per picchiarlo, tirargli addosso acqua e farina.

Qui si piange il palleggiato, tra Siena, Genoa e Vasco da Gama. Come quel portento di bella di Castiglia, tutti l’han voluto e nessuno al fin fine l’ha pigliato.

Qui si piange colui che possiede il passaporto italiano senza dirlo a nessuno.

Qui si piange colui che, con le sue gesta calcistiche, nemmeno s’è meritato un soprannome autonomo, ma ha preso quello di un suo compagno trasferito verso altri lidi. Triste, molto triste.

Qui si piange il disilluso: “Ora sono qui in Brasile per stare accanto a mio padre che non sta tanto bene e anche per trovarmi una squadra che mi faccia giocare. Quando giocavo qui ero un campione, da quando sono approdato al Genoa sono diventato un giocatore di merda”. Tardiva ma centrata presa di coscienza.

Qui si piange il goleador coerente: una marcatura in campionato, una in Coppa Italia.

Qui si piange la fulva chioma e la mano a “Elle”, curiosa quanto rara esultanza, visto le reti di cui sopra.

Qui si piange José, si piange Eduardo, si piange Bischofe, si piange de Almeida, ma soprattutto si piange il Paolo Limiti meteora del pallone italiano, forte come Chiumiento, d’impatto come Arano.

Qui si piange Zé Eduardo detto Love, ma nemmeno troppo, fidatevi.


5 commenti:

  1. Se solo fosse stato mentalmente normodotato, questo era un fenomeno di livello mondiale. tocchettini, autodribbling e movenze brasileire come se piovesse.... qst'uomo l'ho adorato sopratt dopo l'esultanza spropositata dopo un goal su rigore (l'unico?) . ci mancherai, ze love. un uomo ,un perche'

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  2. E dire che lo cercava hollywood. Come nuovo ralph malph. Mancheranno i suoi dribbling ubriacanti. Nemmeno ze love sa quanto e'forte ze love.wsg

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  3. Una ola per chi ha ideato e creato quest'immagine, fantastica!
    ZJK

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  4. La mano che esce è strepitosa!

    Tdf

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  5. ......ze love faceva cacare, però per certi versi a me era simpatico.... soultanga

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