Ed eccoci qua, si inizia. Sarà dura eh, però chi ce la fa, mi segua, non rimpiangerà assolutamente il tempo investito nella lettura di pochi minuti. Primo step: cosa provoca e come si pratica l'ascolto dei dischi bianchi di Lucio Battisti.
Anzitutto, per chi non lo sapesse, dicesi dischi bianchi i dischi che il Sommo Cantante ha prodotto insieme al poeta Pasquale Panella. I dischi sono cinque, di cui quattro con la copertina bianca (da qui "dischi bianchi") ed uno - il primo - con copertina giallognola, comunque assimilato al colore bianco. I dischi bianchi definiscono un periodo temporale e soprattutto stilistico della carriera battistiana. Carriera che si può dividere in tre parti ben distinte: il periodo mogoliano, il periodo veleziano (un solo album), il periodo panelliano (o bianco).
Lo so, lo so. Conoscete il primo periodo (a tratti, non tutto), mentre gli altri due non sapete cosa siano. Non è colpa vostra. E siamo qui proprio per rimediare.
Lo so, lo so. Ci avete provato. Avete provato ad ascoltare una canzone bianca e poi avete gettato la spugna, scuotendo la testa sconsolati. Non è colpa vostra. E siamo qui per rimediare.
Partiamo quindi dalla base. Come si ascolta un disco bianco? Cosa si prova all'ascolto di un disco bianco? Dividiamo la procedura in fasi distinte.
FASE 1 - LA SORPRESA
Partiamo dalla prima canzone del primo album del Battisti bianco: "Le cose che pensano". Siamo davanti ad una delle canzoni più belle della discografia battistiana ed a mio avviso della intera discografia italiana. Però la prima volta - ed è una dei brani più "semplici" del periodo - non ci si capisce niente. "E invece costeggiai i lungomai". I lungomai? E che cazzo sono? "In nessun luogo andai, per niente ti pensai": e questo passato remoto? Ma di cosa parla il testo? E questa musica così strana, non esiste nemmeno un ritornello...
FASE 2 - LO STORDIMENTO
Se non avete mollato al punto 1 - e non dovete mollare - riascoltate una seconda volta la canzone. E poi una terza. Arriva lo stordimento. Un senso di nausea unito alla mancanza di punti di riferimento, come quando si sbevucchia un bel bianco bollicinoso fino alla fine. Tenete duro, lo fa, lo deve fare. La musica ed il testo (soprattutto) sta destrutturando la vostra memoria d'ascolto, serve tempo per ricostruire. Continuate ad ascoltare.
FASE 3 - L'INIZIO DELLA MEMORIZZAZIONE
Le canzoni bianche non si memorizzano. O perlomeno si memorizzano dopo moltissimi ascolti, con fatica. Però, seguitando nell'ascolto in loop, iniziano brandelli di testo che rimangono in testa. Ecco "il dolce tedio a sdraio" sul quale "amore t'ignorai". Ecco le domande: "E come sta la straniera? Lei come sta?". Dai dai, piano piano i bianchi stanno riscrivendo la vostra sinapsi. Arriveranno fra poco le cose "che prolungano te".
FASE 4 - LE DOMANDE SUL SIGNIFICATO
Ed eccoci ad una fase bellissima, che in pratica inizia e non finirà mai: il tentativo di capire il significato dei testi panelliani. Si entra in un mondo parallelo pieno di ombre e di luci, nel quale ogni sprazzo di comprensione lascia rapidamente lo spazio a periodi di buio, di assoluta ignoranza, di domande. Domande che portano ricerca. E la ricerca va sulla testa, perchè per leggere i testi di Panella ci vuole molta attenzione, e poi sul cuore, dato che è lì che ognuno di noi trova il senso delle canzoni panelliane. Ed ognuno di noi ci trova un significato diverso, a seconda dell'orientamento del nostro cuore. Si innesca un circuito di Bellezza inaudita, di approfondimento, di studio. Insomma, tutto ciò che il Sommo Cantante avrebbe voluto che facessero i suoi ascoltatori.
FASE 5 - LA MUSICA
In tutti questi passaggi, avrete notato che la musica quasi non esiste, vista la pregnanza dei testi. La musica c'è, ma è strana: meccanica, destrutturata, a-melodica, ingegnerizzata, elettronica. Ma che Battisti è? Ma i violini, la chitarra classica? Ma dove è andato a finire il Battisti degli anni '70? Ragazzi, non c'è. Anzi, c'è, è tutto lì. Ma ora bisogna ascoltarlo. Sì, bisogna mettere attenzione nell'ascolto. I dischi bianchi non si sentono, si ascoltano. Bisogna mettersi lì, con le cuffie e la musica ad alto volume, preferibilmente soli ed andare in meditazione. Ci vuole pratica, ci vuole cultura, ci vuole pazienza. ma poi il premio arriva.
FASE 6 - IL SOVRAPPENSIERO
Arriviamo all'ultimo step. Dopo che avrete digerito i punti sopra (ci vuole tempo, ci vogliono centinaia di passaggi), vi ritroverete a canticchiare sovrappensiero brandelli di canzone, farete da mangiare e sotto sotto arriverà "la tua testa estranea che rotolò", mentre guidate affiorerà la "dolcezza e liturgia, orgetta e leccornia" (una delle frasi più meravigliose che un uomo possa dedicare alla propria amata). Ecco, la vostra mente è stata cambiata, il vostro subconscio è aperto, potete ora andare in estasi continua.
Abbiamo parlato di:
Le cose che pensano - Don Giovanni, 1986
https://youtu.be/DFlOuVwou3o?si=lWBKwRi-8Dyr663D
In nessun luogo andai
Per niente ti pensai
E nulla ti mandai
Per mio ricordo
Sul bordo m'affacciai
D'abissi belli assai
Su un dolce tedio a sdraio
Amore, ti ignorai
E invece costeggiai
I lungomai
M'estasiai
Ti spensierai
M'estasiai
E si spostò
La tua testa estranea
Che rotolò
Cadere la guardai
Riflessa tra ghiacciai
Sessanta volte che
Cacciava fuori
La lingua e t'abbracciai
Di sangue m'inguaiai
Tu quindi come stai?
Se è lecito, che fai
In quell'attualità
Che pare vera?
Come stai,
Ti smemorai
Ti stemperai
E come sta
La straniera?
Lei come sta?
Son le cose
Che pensano ed hanno di te
Sentimento
Esse t'amano e non io
Come assente rimpiangono te
Son le cose, prolungano te
La vista l'angolai
Di modo che tu mai
Entrassi col viavai
Di quando sei
Dolcezza e liturgia
Orgetta e leccornia
La prima volta che
Ti vidi non guardai
Da allora non t'amai
Tu come stai?
(come stai?)
Rimpiangono te
Son le cose, prolungano te
Certe cose
da ascoltare accompagnandola con un bel cartone di acido lisergico o,forse meglio,dopo due bocce di Amarone della Valpollicella.
RispondiEliminaMeglio se mischiati. Al-Mutanabbi
EliminaCi provo ma non so se riesco a cogliere nel segno, comunque è come leggere Pascoli pensando che quello sia l'archetipo del poeta e poi passare di colpo a Quasimodo (o Mario Luzi per esempio), si rimane disorientati. E comunque parla d'amore tanto per cambiare, di un amore finito e degli infiniti sforzi che si fanno per allontanarlo da noi nonostante le cose siano sempre pronte a ricordarcelo, maledette benedette cose, non ti amo più ma le cose prolungano te, un modo alto per descrivere un sentimento antico. E comunque alla fine c'è la voce di Battisti a riconciliarci con il testo, è vero, il testo appare estraniante ma la voce ci è familiare ed in qualche modo lo rende più digeribile, anche a noi profani. Grazie per il suggerimento, l'avevo già ascoltata ma non ci avevo riflettuto troppo sopra. Cecco
RispondiEliminaGrazie Cecco. Comparazione azzeccata, soprattutto se riferita a Mogol (paroliere) e Panella (poeta). Circa l'interpretazione del testo, ricorda che Panella si può leggere a molteplici livelli, sempre. Ti faccio un esempio e ti do una idea alternativa: pensa a le cose che pensano = canzoni, lui = Battisti il cantante, lei = l'ascoltatrice. Ecco, su questo piano, Panella ci dice che il cantante non prova più passione nel cantare ora le canzoni, ma sono solo le canzoni che prolungano la passione e quindi appagano l'ascoltatrice, che è invece estranea al cantante. Visto come cambia tutto? Ecco, TUTTE le canzoni dei dischi bianchi sono così, ed è per questo che sono una droga. Circa la voce di Battisti nei bianchi, ne parlerò con articolo ad hoc. Al-Mutanabbi
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