Il canale youtube di wiatutti!

martedì 18 dicembre 2018

Leopoldelle. L'intervento di Silvio Pucci

Terza relazioncina delle ultime Leopoldelle. Parla stavolta il politologo, straniero per l'occasione, quel Silvio Pucci by Portoferraio, che tuttavia per molti anni ha vissuto e frequentato il borgo polveroso essendone - spesso suo malgrado - un protagonista e profondo conoscitore. Il suo intervento è assolutamente interessante, pregno di spunti controcorrente e molto puntuale. Abbeveratevene.
Sono stato invitato a fare due parole alle Leopoldelle ritengo perché per qualcosa come ventisette anni ho vissuto, lavorato e fatto politica e sindacato a Siena, da cui mi sono allontanato ormai da oltre sei anni. Immagino quindi che un punto di vista come il mio, da foresto che però è a conoscenza in modo piuttosto approfondito delle dinamiche politiche e sociali senesi, possa rivestire un qualche interesse. Va anche considerato che con l'attuale inquilino di Piazza del Campo 1, la cui vicenda elettiva è stato il tema centrale di queste Leopoldelle, ho un antico e consolidato rapporto di amicizia e di collaborazione per cui vorrei sgombrare il campo dal sospetto che parli pro domo mea perchè così non è. Fra l'altro, sebbene sia convinto che si stiano facendo critiche a questa amministrazione come se non ci fosse un domani, sommando quindi critiche assennate e ragionate con polemiche sterili e capziose, tuttavia anche io, da fuori, ho motivo di dubitare di alcune delle scelte del Sindaco e della sua Giunta.
La cosa che mi ha colpito di più è stata rilevare quanti parlino di questa amministrazione come di un'amministrazione a trazione leghista. Trovo questa affermazione ridicola e spiego perché. In tanti anni di politica a Siena ho avuto modo di osservare come le dinamiche partitiche che solitamente si osservano in tutta Italia che vedono una politica nazionale riprodotta, con tutti i distinguo, a livello locale, qui a Siena non trovano corrispettivo. Un leghista senese, come l'amico Maurizio Montigiani presente in sala, o come Francesco Giusti invece non presente, a tutto assomigliano salvo che ai leghisti sia old style, sia del nuovo corso salviniano. E questo vale, ho visto, per tutte le formazioni politiche, anche per quanto riguarda il PD (coraggio). Che uno come Luigi De Mossi (o, per dire un altro a caso con cui ho ottimi rapporti, Marco Falorni) possano subire i diktat nazionali lo trovo francamente azzardato e, sempre da foresto, me la spiego così: la senesità prevale sempre sulle convinzioni politiche perché vi si mescola e dalla miscelazione ne deriva un prodotto che spesso, spessissimo non assomiglia per niente a quello di partenza.
Un'altra questione, che mi è cara, e su cui vorrei spendere due parole rileva per quanto riguarda la libertà di espressione, critica e stampa. Dico che mi è cara perché ho subito personalmente violente repressioni in proposito, inclusi diversi processi. Il che mi spinge ad osservare che un'occasione come questa con grande probabilità ai tempi del "regime monacian-ceccuzziano" non sarebbe stata possibile se non comportando probabili, anzi certe, rappresaglie da parte di tutta una serie di emanazioni del partitone. Anche questa è una libertà non da poco. 

Oltretutto sono sempre stato convinto che si debba separare la politica dall'amministrazione cosa che, in altri tempi e con altre quantità di denaro a disposizione, è comprensibile che sia stata difficile da eseguire, ma oggi - considerando la povertà dei bilanci e la cessazione dell'unica fonte di reddito continuo, la banca e la Fondazione - credo vi si possa dare luogo serenamente. In altre parole ritengo che l'amministrazione debba essere giudicata per come amministra e non per come si preoccupa solamente di guadagnare consenso politico al fine di amministrare una fonte di ricchezza che, ormai e ahimé, non esiste più.

Nessun commento:

Posta un commento