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venerdì 9 novembre 2018

MPS: A FISAS CGIL Libera Nos Domine

Riceviamo e pubblichiamo.


Vi ricordate quando si facevano le processioni rogazionali per propiziare buoni raccolti nei campi? All'alba, durante il percorso verso i poderi, si recitavano delle bellissime litanie in latino con le quali si implorava il perdono di Dio e la liberazione da sciagure e calamità naturali e morali. Quelle invocazioni esprimevano un senso di avvilente inanità dell'uomo nei confronti dei mali che lo circondano, ma quel sentimento veniva sublimato con la fede nella forza salvifica e misericordiosa del suo Dio, alla potenza del quale si rimetteva umilmente alla fine di ogni litania con lo struggente "Libera nos Domine".
Io credo che in quell'elenco di paurose disgrazie potrebbero entrare di diritto anche le gesta di un sindacato da sempre cinghia di trasmissione del Monte Paschi, meglio ancora costola primigenia di Rocca Salimbeni, longa manus dei vertici per il controllo dei dipendenti.
Pochi giorni fa il Segretario nazionale Fisac Cgil Agostino Megale, intervenendo al Congresso regionale toscano della sigla, se ne è uscito con queste dichiarazioni: "Banca Montepaschi ha i fondamentali sani, ha ripreso la via del risanamento sin dall'intervento pubblico di un anno fa". E qui tutto sommato siamo nel campo delle fake news innocue.
Ma nel prosieguo Megale, forse inconsciamente, ci regala l'identikit autentico del sindacato che dirige: "Indubbiamente questa situazione generale dello spread pesa sulle banche, e a maggior ragione pesa su Mps, però nulla può essere attribuibile al gruppo dirigente né a chi sta portando avanti il piano di risanamento, il piano industriale".
Ma siamo sicuri che Megale sia il capo di un sindacato dei bancari e non, che so io, il direttore generale dell'Abi? Forse che la Fisac Cgil svolge la funzione di guardia pretoriana del vertice della banca, di quel management capitanato dal Marco Morelli invischiato nei maneggi seguiti all'acquisizione Antonveneta?
Megale, forse un pochettino frastornato, dopo un penoso farfugliamento sul "controllo democratico" delle banche (roba da Unione Sovietica degli anni trenta del novecento), si traveste da novello Sherlock Holmes e si mette alla ricerca del colpevole della débacle del Monte.
Naturalmente gira alla larga dai personaggi del suo partito che hanno ridotto in cenere la banca e che ancora la guidano. No, perché quelli sono un falso bersaglio, vittime di pregiudizi odiosi, sembra ragionare Megale; bisogna invece puntare sull'altra sponda politica.
Il governo è appena tornato dalla luna di miele? Per il segretario nazionale questo evidentemente è solo un alibi per nascondere intrighi perversi contro il Monte che i giallo-verdi architettavano da tempo. Le prove? Quei sussurri che a Roma sono usciti sulla prossima defenestrazione di Morelli. Ha ragione Megale, un socio che ha solo il 68% del capitale del Monte non dovrebbe permettersi di dire la sua.

Coerentemente il capo della Fisac chiude intimando al governo di non metter becco nelle questioni del Monte dei Paschi, perchè la banca ha imboccato la retta via e l'orizzonte ora è sereno per tutti, anche per gli "oltre ventisettemila dipendenti". Evidentemente la Fisac Cgil è capace anche di moltiplicare i pani e i pesci.

Questa attrazione fatale verso Rocca Salimbeni ha radici antiche. Ricordate il comunicato a firma di Giuseppe Minigrilli e Antonio Damiani, capataz della Fisac Cgil, all'indomani dell'acquisto di Antonveneta? "Una crescita di grande valore: è la migliore risposta alle tante maliziose accuse del passato, si può crescere mantenendo forte il valore dell’autonomia e del radicamento territoriale". L'affare riconferma "l’assoluta positività di un metodo di relazioni sindacali basato sul confronto che ha permesso... di garantire integralmente i diritti dei lavoratori".
Sembra di sentire un fervorino ciapa no del divino Otelma.
A Siena fino all'altro giorno valeva una regola non scritta: per diventare Sindaco dovevi aver fatto carriera nel sindacato rosso. Tanto è vero che dagli anni novanta in poi, ad eccezione di Ceccuzzi, tutti i sindaci presentavano il marchio Fisac. Qualcuno osò affermare che quel sindacato consumò "ingerenze nel Monte... ed ha avuto sempre un peso fortissimo all'interno del Mps". Quel disfattista sarà mica stato Salvini, oppure Di Maio? Macché, la bocca delle verità apparteneva nientepopodimenoche al boss del Pci/Pd di Siena, Ceccuzzi detto Franchino.
Ma perché un sindacato giura di voler tutelare fino alla morte i lavoratori e poi va a vivere nelle stanze del potere? La Fisac Cgil sedeva regolarmente ai tempi della Siena da bere nei Consigli di amministrazione di Rocca Salimbeni. Fabio Borghi, diessino, ex segretario provinciale Cgil, ex segretario generale della Camera del Lavoro di Siena, e pure gestore apicale di 23 società e organismi vari, sedette nei cda di Mps dal 2003 al 2012. Pare che non sia stato un inflessibile controllore delle politiche del vertice, visto che ha ricevuto da parte della Consob ben quattro multe per un totale di 260 mila euro per violazioni varie inerenti l'affare Antonveneta.

Non c'è da stupirsi quindi che i sindacalisti cigiellini abbiano spinto i dipendenti a disivestire il Tfr per sostenere l'aumento di capitale del 2008, favorendo così perdite di decine di migliaia di euro da parte dei loro assistiti.

Ancora, vorrei che qualcuno mi spiegasse come sia possibile che un sindacalista di alto bordo, ex Responsabile Fisac Monte Paschi, non solo vada a fare il Direttore del Personale di Mps Leasing ai tempi della presidenza di Fabio Borghi, ma addirittura faccia il salto della quaglia andando ad occupare nel Monte la poltrona di Responsabile del DOR (Risorse Umane) dell'Area Territoriale Toscana Nord. Ma la sua spregiudicatezza non si ferma qui ed eccolo arrivare in Direzione Generale come Responsabile dell'Area Gestione Risorse Umane della Divisione Chief Human Capital Officer. Vien da pensare che le vie per fare carriera siano infinite.

Non disturbare i manovratori del Monte: questo sembra essere il core business dei sindacalisti Fisac di ogni ordine e grado. I quali mi dovrebbero spiegare, ad esempio, quali attività concrete svolgano per tutelare i dipendenti dalle vessazioni e pressioni indebite aziendali, un dramma in crescita esponenziale.

Domando loro: al di là del lancio periodico di volantini stereotipati e generici, avete mai sostenuto un dipendente affinché denunciasse pubblicamente o giudizialmente il mobber o lo stalking garantendogli la vostra protezione? Avete mai proclamato un giorno di sciopero, avete mai battuto i pugni sul tavolo della Dalla Riva pretendendo un cambiamento immediato del clima aziendale? Il vostro silenzio vi sconfessa, le sofferenze di tanti, troppi colleghi vi condannano senza appello!
Ricordate, miei cari sindacalisti, quello che disse Morelli al Congresso Nazionale della Fabi il 6 marzo dell'anno in corso? "Quando mi venite a parlare di pressioni commerciali, se la gente (notare il termine generico, indeterminato usato) alle 4-5 del pomeriggio va a casa, i risultati non li farà... Noi non pressiamo nessuno, abbiamo raccontato in maniera chiara e trasparente a tutti i dipendenti gli obiettivi del piano". Come replicaste a quell'affondo eversivo di Morelli nei confronti dei dipendenti? Con l'ennesimo volantino ipocrita e inconcludente, che non ottenne alcuna rettifica, dopodiché è calato il silenzio, il vostro solito silenzio. Il coraggio, meglio, la sfrontatezza la sapete usare solo per fare da scudi umani a protezione di Morelli?
Il tragicomico è poi che ancora tanti dipendenti vi garantiscono l'obolo mensile. E qui mi arrendo: sono di fronte alla soglia dell'insondabile.



Marco Sbarra

1 commento:

  1. Speriamo ci facciano un kartodromo al posto della sede di quella bancaccia di partito che ha mantenuto migliaia di contadini inurbati attaccati alla sua poccia!
    Falliti!

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