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giovedì 27 novembre 2025

Un no vax al 5%, d’improvviso

Altro giro (elettorale), altra corsa (di mostri). Come sempre, hanno vinto tutti. In realtà, perdiamo noi. A parte…


Le elezioni regionali appena svoltesi hanno confermato in modo impietoso quanto il sistema marcio si stia svuotando: meno del 44% degli elettori si è presentato ai seggi, segno di una fiducia nel sistema partitico e politico ormai evaporata. La maggioranza degli italiani non crede più che il voto (regionale e non) possa incidere sulla propria vita, anzi…

L’affluenza precipitata a meno del 44% certifica un collasso che non è congiunturale ma strutturale. Ormai va a votare chi è in qualche modo costretto, chi è dentro il sistema, chi non si dà per vinto; il resto del Paese guarda da lontano un rito politico percepito come sterile, spesso schifandolo.

In questo vuoto generalizzato, i presunti trionfi diventano vittorie solo sulla carta. “Trionfo” di Stefani, Fico, Decaro. Tutta gente che, tirate le somme, rappresentano concretamente meno di un cittadino su quattro. Ovvio che, sulla base di questi numeri, qualsiasi entità veramente democratica sarebbe da riformare, formattando tutto e ripartendo da capo. Tutte, tranne il carrozzone politico che, formalmente, potrebbe andare avanti anche in virtù di un solo voto valido.

Dentro questo panorama desertificato emerge un’unica eccezione: il 5% raccolto da R-Esistere in Veneto. Un 5% che non sposta gli equilibri, ma rappresenta un segnale vivo in mezzo all’immobilismo, una piccola crepa in un sistema politico che sembrava completamente impermeabile alle novità eretiche. Il Veneto dimostra che una scintilla può ancora accendersi anche quando tutto sembra fermo: se un movimento senza mezzi né alleanze riesce a farsi spazio, allora il problema non è la forza del nuovo, ma la fragilità del vecchio. Quel 5% è poco, ma è reale, ed è l’unico segnale capace di rompere il silenzio dell’astensione.

Di tutto ciò, percependolo ovviamente come un pericolo, se ne è accorta anche l’informazione serva, come testimonia lo stizzito articolo del Corriere del Siero. Stizzito perché questo movimento ha osato abbattere la barriera di ingresso del 3% dei voti e di ottenere ben due seggi in consiglio. Grande attenzione dei servi va al leader del movimento, Riccardo Szumski, medico “che si definisce free vax e piace ai no vax” e per questo radiato dall’Ordine ma ancora esercitante in virtù di un ricorso vinto (quindi probabilmente aveva ragione lui?) ed in attesa di quello definitivo. Il giornale da culo parla di “sorpresa” e di “stupore”, soprattutto quando Szumski riuscì a trovare le 30.000 firme per partecipare alle elezioni. Da lì una campagna elettorale completamente autofinanziata, con il botto del 5% finale. 

In un altro articolo, il Corriere del Siero chiede in modo pruriginoso: “Amato dalla galassia no vax, si definisce free vax. Che cosa significa?”. “Significa scelta dopo che uno è stato informato in maniera corretta sul da farsi, con pro e contro, come per l’aspirina che è un farmaco ‘antico’ ma ancora oggi ha i contro. L’obbligo di iniezioni, dicendo ‘tanto non fa male’ mi dà fastidio. Sono stato attaccato come no vax, ma io non sono contrario ai vaccini a prescindere. I no vax che simpatizzano per me? Anche da altre parti ci sono. Almeno da noi c’è dibattito”. “Se la chiamano no vax si arrabbia?”. “Ritengo sia denigrazione. Non mi arrabbio, vuol dire che sono io che do fastidio. In realtà chi usa quell’etichetta si squalifica da solo”.

Già, si qualifica da solo.


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