“Lallo!”. “Palle”. Questo il nostro ultimo dialogo, qualche settimana fa.
No, poi c’è stato un seguito. “Lillo, dimmi un po’ino di questo Siena”. E io gli ho raccontato un po’ di cose, fra certezze (poche) e speranze (tante). Presa una sedia, siamo stati qualche minuto davanti alla sua amata Rondine. Chissà Lallo quanto tempo avrà passato lì, in quel punto, in vita sua… “Oh, speriamo bene, ma se so’ ragazzi giovani bisogna ave’ pazienza”. Ci siamo salutati promettendoci di ritrovarsi a fare pranzo alla Pania nel pre-partita, ma non ce l’abbiamo fatta.
Con Lallo se ne va un altro pezzetto di quella Siena che la mia generazione ha avuto il culo di vivere, un pezzo di Nicchio, una persona di grandissimo cuore. Lallo è stato uno dei miei (e non solo miei) miti incontrastati in contrada, oltre che un grande amico. Amico, perché me lo disse lui. Ognuno di noi ha mille aneddoti pubblici e privati da condividere con il barbaresco dai baffi giganti, che è giusto che tenga nel cassetto delle cose che si possono anche non condividere. Io oggi vorrei ricordarlo, visto il taglio di questo blog, come un grande tifoso bianconero. E lo faccio con una esperienza condivisa. Che penso faccia capire che tipo di persona fosse.
Anni fa, Siena - Modena, partita che tanti di noi ricordano per un pre ed un post partita frizzantello. L’anno non me lo ricordo, ormai la memoria fa brutti scherzi. Andando verso la curva, quasi davanti all’ingresso della tribuna coperta, vedo da lontano due persone avvinghiate. Affretto il passo e la scena, fra il tragico ed il grottesco, era la seguente: Lallo, bardato di sciarpona di lana bianconera, aveva una bandierina del Siena, che un ragazzotto modenese tentava di rubare. Ma Lallo, seppure ormai non più ventenne, resisteva per non lasciare il suo vessillo, in un tira e molla continuo. Mi metto a correre ed arrivo in suo soccorso. Faccio poche storie e allontano (non con buonissime maniere) il modenese, che scappa. Lallo mi vede e mi abbraccia. Ci si saluta e lui va in tribuna, accanto a mio babbo, e io in curva. La sera, verso l’ora di cena, al tempo era consuetudine che i due - lui e babbo - si sentissero per una lunghissima telefonata per parlare di caccia, piccioni e colombi. Ma quella sera il babbo mi fa: “Vieni, ti vuole Lallo”. “Lallo, dimmi”. “Palle, io ti volevo ringraziare per quello che hai fatto stasera. Mi hai aiutato rischiando di buscarle. Te sei un amico e un grande Nicchiaiolo”. Urlando su “amico”, mentre “Nicchiaiolo” lo dice con voce rotta dalla commozione. Io rimango in silenzio, soltanto ringraziandolo. E ora ci piango.
Ecco, questo era Lallo.
Un abbraccio e che la terra gli sia lieve
RispondiEliminaCiao Simone, grazie per quello che hai scritto su babbo. Era sanguigno e sveglio sia per la sua Contrada che per il Siena, tante volte portato via quando il "caldo" si faceva sentire in quella parte destra della tribuna coperta dove erano anche i tifosi avversari, tante volte il Maresciallo Di Raimo lo ha levato dalle guazze, ma Babbo era così : prendere o lasciare. Ma poi l'amicizia con il Tuo Babbo al capanno dei colombi in tutto il monte Maggio ne vogliamo parlare???? Grazie ancora Simone per le tua parole. Ezio Targi gli ha regalato la maglia di Maccarone e Lorenzo Mulinacci gli ha portato la sciarpa dei Fedelissimi. Vai Lallo : Siena Siena Siena !!!!!!
RispondiEliminaLuca, sai benissimo Lallo cosa ha rappresentato per tutti noi. A me ha insegnato che le passioni, quelle vere, si devono vivere al massimo della intensità. E non mancherò mai nel farlo. I nostri due babbi effettivamente per tante cose si completavano e io, quando li vide o insieme, li percepivo come felici. Sono sicuro che si sono già ritrovati e che stanno benissimo. Grazie
EliminaMio padre è morto qualche anno fa, non so che relazione ci fosse tra i due, comunque quando trovava il Cambi (i due si conoscevano per cognome) era sempre uno scambiarsi strette di mano e battute sulle rispettive contrade (Nicchio e Onda) e naturalmente sul Siena, dopo l'incontro poi mi raccontava che era stato un barbaresco del Nicchio e qualche aneddoto collegato, naturalmente le volte che l'ho incontrato dopo non ho potuto fare a meno di pensare a mio padre, mi piace pensare che i due appartenessero alla stessa razza ovvero a quella dei contradaioli di una volta, quelli nati in contrada, quelli che come mi ha detto qualcuno erano naturalmente "popolari senza essere plebei" ... è una fortuna averli conosciuti. Un abbraccio
RispondiEliminaEsattamente così, popolari. Nel senso nobile dell’accezione. Lallo era proprio così
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