Oggi si parla di una cosa che al tempo toccò anche a me, da paziente malato di coviddi. Fui in pratica lasciato in balia di me stesso dal mio medico di famiglia, poi sfanculato alla grande, con 39 di febbre. E quindi mi affidai ad altri Medici, che mi fecero capire come l'indicazione tachipirina & vigile attesa fosse non solo una follia, ma un rischio che non avrei dovuto correre. E difatti giù Brufen ed altro come rena. In qualche giorno, tutto risolto.
Oddio, non ci voleva tanto a capirlo, eh. Cioè, un medico normale (non un genio), ci arriva in un nanosecondo. Al tempo però i Medici che davano queste indicazioni erano letteralmente perseguiti dai propri consimili. Personalmente, ho incontrato due Professionisti che hanno subito violenze psicologiche pesanti, che mi hanno ricordato il caso che andiamo a descrivere.
Il dott. Fabio Milani, subìto un processo per esercizio abusivo della professione medica perché un collega delatore lo aveva segnalato all’Ordine in quanto non vaccinato, ora, dopo tre anni, può finalmente cantare vittoria. Il 20 gennaio scorso un giudice di Bologna lo ha assolto dall’accusa di esercizio abusivo della professione medica ristabilendo così la sua onorabilità professionale, che in tempo di Covid sopperiva alle assenze degli altri colleghi, fra cui quello di Bologna, che lo fece denunciare per esercizio abusivo della professione mentre Milani stava visitando proprio i pazienti che lui non voleva andare a curare.
Il dottor Fabio Milani è uno stimato medico del bolognese che durante il Covid ha curato non solo i suoi pazienti, ma anche quelli degli altri medici che si rifiutavano di andare a casa a visitarli, forti della raccomandazione tachipirina & vigile attesa delle circolari ministeriali, che oggi si cerca di nascondere o negare.
Con l’introduzione del Dl 44/2021, Milani decide di non sottoporsi alla vaccinazione e per questo nel luglio 2021 riceve una segnalazione dalla sua Asl che lo sospende da tutte quelle attività inerenti il rischio di diffusione del Sars-Cov 2. Il 16 dicembre di quello stesso anno, Milani viene contattato da una donna di Bologna che sta male. Anche il marito e la figlia hanno gli stessi sintomi da Covid e necessitano di un medico. Il loro curante, però, per ben due volte si rifiuta di andare a casa a visitarli. Scrive il giudice: "Per tale ragione [la donna] aveva contattato il proprio medico curante, il quale le aveva detto di prendere della Tachipirina e di vedere l’evolversi della malattia, nonostante gli fosse stata rappresentata la gravità della condizione clinica della stessa e del marito".
A quel punto entra in campo Milani, contattato grazie ai suggerimenti di alcuni conoscenti tramite il passaparola, dato che in quei giorni si cercavano disperatamente medici disponibili a curare mentre i titolari di quei pazienti (come il mio medico di famiglia) se ne fottevano in nome della neo Scienza. Milani si reca a casa della famiglia il 16 dicembre riscontrando in tutti i tre componenti una polmonite in atto e prescrive farmaci antibiotici e cortisonici. Dopo qualche giorno, terminata la prima scatola di antibiotici, la donna richiama il medico di medicina generale, lo aggiorna sulle loro condizioni e gli chiede una nuova ricetta per quei farmaci necessari per proseguire le cure. Ma a quel punto accade l’inverosimile: il curante, saputo della visita di Milani a casa dei suoi assistiti, indaga su di lui e scopre che il medico è destinatario di una segnalazione dell’Asl che lo sospende dalle attività di cura. In realtà, Milani non era stato ancora sospeso dall’Ordine dei medici di appartenenza, per cui non aveva alcuna limitazione prescrittiva e di cura. Ma il collega pensa di segnalarlo comunque all’Ordine.
Parte così il procedimento penale per esercizio abusivo della professione medica, che vedrà Milani imputato per diversi anni in un processo che non sarebbe dovuto nemmeno iniziare: "Anzi, invece di indagare quel medico per omissione di soccorso e omissione d’atti d’ufficio, sono venuti da me che sono stato l’unico che ha curato quelle persone", ha detto Milani, aggiungendo che durante le udienze anche la famiglia curata si è precipitata in tribunale per testimoniare a suo favore. Una volta iniziato il processo, anche il Pm si convince dell’estraneità dei fatti di Milani e aderendo alla memoria del legale ne chiede l’assoluzione, che arriva il 20 gennaio scorso. Spiega l'avvocato Luzi: "In punta di diritto, la mossa vincente è stato aver eccepito che il 16 dicembre 2021 il mio assistito non era affatto sospeso dall’esercizio della professione medica. Fino al 31 dicembre 2021, infatti, per l’applicazione della legge 44/2021 era in vigore un regime di sospensione comminato dalle Asl, ma che non inibiva l’esercizio della professione. Quindi Milani a quella data non era sospeso, cosa che invece accadde solo successivamente". Milani chiosa: "È stato pesante, sono stati cinque anni di lotta, ma rifarei tutto perché ho testimoniato che il nostro dovere di medici è quello di curare, cosa che durante la pandemia purtroppo non è sempre avvenuta".
Termino io con qualche domanda. Quanta gente è morta in questa maniera, perché le merde dei medici adepti di Speranza non hanno fatto il loro lavoro? Cosa poteva capitare anche a me medesimo, se avessi seguito il folle consiglio del mio medico? E cosa spinge un collega a denunciare un altro, solo per avere fatto il suo dovere, al di là delle indicazioni legali?
Grande persona e grande medico questo Milani. E grande il nostro Almuta che fa del giornalismo migliore di tante testate.......
RispondiEliminaPersonalmente vissi la medesima situazione con la mia compagna.... e meno male che uno di questi Dottori gli prescrisse appunto Ibuprofene come piovesse e banale grintuss.
Peccato ce ne siano sempre meno di questi Dottori con la D maiuscola. Pewr il resto è la solita invidia di chi non ci capisce una mazza e svalvola vedendo che ancora qualcuno non ha comprato la laurea.
Ovvia restiamo in attesa dei soliti saggi che proveranno a smentire anche questi fatti appena raccontati.
RispondiEliminaAvvio il conto alla rovescia.
Beh sai qui da smentire c’è poco… Una sentenza è una sentenza, stop. Si può dire che il giudice ha sbagliato, ma l’atto resta. Piuttosto sarebbe interessante che qualcuno rispondesse alle domande mie in fondo, soprattutto alla prima. Quanta gente è crepata in casa e negli ospedali per non avere ricevuto le cure di prima assistenza come la medicina fa da millenni? Poi ho un’altra domandona che covo da anni, prima o poi la farò a qualcuno.
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