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lunedì 1 novembre 2021

A cantare per te

Modificare l’ora ogni sei mesi è veramente un disastro. Praticamente è come se ogni 180 giorni mi chiedessero di sostituire il telefono o cambiare tutte le password. Avete presente quando il tecnico informatico dell'ufficio vi aggiorna il sistema operativo che utilizzavate da anni e improvvisamente perdete tutti i riferimenti? Ecco, a me il cambio dell’ora dà la stessa sensazione. 


Ho letto da qualche parte che a Bruxelles alcuni europarlamentari (che sono come quelli italiani soltanto che ci prendono per il culo parlando in inglese) avrebbero avanzato una proposta di legge per abolire uno dei due orari. Solare o legale? Bella domanda. D’impulso direi che se una cosa è legale, dovrebbe essere quella giusta, poiché per esclusione l’altra dovrebbe essere illegale. Tuttavia anche la parola solare mi intriga molto (che brutta espressione): solare come la bella luce di agosto che scalda le lastre e bacia la pelle delle ragazze, facendole diventare tutte bellissime, anche quelle che in realtà bellissime non lo sarebbero. Ma poi esiste davvero una donna brutta? No, secondo me non esiste. Così come non esiste che la sera di ogni 31 ottobre mi ritrovi al portone di casa gruppetti di mocciosetti mezzi travestiti da qualcosa di orribile, che dopo aver suonato il campanello urlano "dolcetto o scherzetto".  La notte ha da passà, cantava Vasco qualche anno fa in una delle sue tante canzoni scritte quando aveva veramente qualcosa da dire. A me piace ascoltarle ad un volume alto, mentre gironzolo scalzo per casa: Alexa, volume 6. Mentre temo veramente che sarà una lunga notte. Ma non per i bimbi che mi assaliranno le scale per reclamare un kinder bueno o un bounty (ok, lo ammetto, con la malignità che solo un un vecchio rancoroso può avere, avevo pensato di acquistare soltanto i cioccolatini ripieni di liquore, tipo i vecchi Boeri che lo scaltro barista ci dava al posto del resto ogni qualvolta riuscivamo a raccattare 500 lire per comprare le patatine, Dixi o Fonzie. E ci lecchavamo le dite molti anni prima che ce lo dicessero alla Tv. Ma poi il mio lato umano ha avuto la meglio e ho desistito). 
No, la notte ha da passà perché domani, anzi oggi per chi legge, finalmente tornerò in trasferta. E dopo l’attesa, dopo mesi di cosmico nulla riempito da un gigantesco niente e di inutili domeniche trascorse a guardare la Robur su youtube, finalmente potrò prendere la sciarpa, stampare il biglietto e salire su quel pullman. Dalla contentezza mi sono scolato una birra al limone, accorgendomi soltanto alla fine che fosse analcolica. Per rimediare ne ho bevute tre normali e adesso il mio cervello vaga indisturbato tra sogni e incubi, in quel luogo sconosciuto dove il presente si fa domani e il futuro appare lontano e incerto. Eppure domani arriverà lo stesso, che lo si voglia o no. E sarà un domani meraviglioso. Non importa se pioverà e magari ci beccheremo 90 minuti di acqua. In fondo, come disse qualcuno, l'inverno è soltanto un’estate che non ti ha conosciuto. E poi siamo appena a novembre, quindi possiamo prendere tutte le previsioni meteorologiche e le loro poche certezze e lasciarle a ortolani e cacciatori, perché noi avremo molto di meglio da fare.
Salire su quel pullman sarà come toglierci di dosso qualche anno e tornare ad essere un po’ più giovani. E la strada sarà un sottile filo grigio di lana di speranza, seguendo il quale arriveremo fino ai piedi dei nostri sogni. Una volta arrivati là, nella verde Umbria, dove la collina si fa montagna e la bicicletta di Don Matteo attende con ansia il ritorno del suo proprietario, saliremo quei gradoni e almeno per 90 minuti saremo tutti uguali. Per un’ora e mezzo non ci saranno ricchi, poveri, drogati o dirigenti (che poi non è detto che i secondi e i primi non siano la medesima persona). Non ci saranno maschi, femmine, grandi o piccini. Saremo soltanto NOI, tutti uguali e tutti bianconeri. Tutti animati dalla stessa unica e meravigliosa passione verso l'unica cosa che ci stringe il cuore e ci unisce. L'unica cosa per cui vale la pena non mollare mai. Nemmeno quando tutto pareva andare malissimo e il Tiferno sembrava il Barcellona. Ci siamo e ci saremo vecchia Robur. Non ci ha fermato la serie D, Mezzaroma, MezzaAnna, tre quarti di Fede e questo maledetto virus, che ha mortificato i rapporti riducendoci a niente, come animali rinchiusi nella propria tana, attaccati al mondo esterno soltanto dalla connessione con il server di Amazon, come la scena del film Matrix, con i bambini coltivati dai robot per fornire loro l'energia necessaria per funzionare. Ecco cosa sei per noi, vecchia Robur: sei l'energia che dà la forza alla nostra vita e riempie le nostre domeniche. E qualche volta anche i lunedì. Domani (oggi, e due) torneremo ad intonare i nostri cori, che sanno di casa come le campane di San Domenico a metà pomeriggio, in terra straniera. E lo faremo tutti insieme, come abbiamo sempre fatto. Tante cellule diverse che unendosi, costruiscono un solo corpo, rosso d'amore ma bianconero nell’anima.
Credo che l'ultima mia trasferta risalga a quel maledetto 16 giugno 2018, nel quale i nostri sogni di serie B si schiantarono contro il Cosenza e i postumi della semifinale di Catania, mentre un venticello fresco puliva il cielo sopra il mare e gli Iron Maiden cantavano le loro canzoni a Firenze. Sembra strano dirlo, ma a distanza di anni non essere andato in serie B con la Durio e Vaira quasi quasi mi fa piacere: almeno non dovrò mai ringraziarli o portare loro quel rispetto che meritano soltanto coloro che riescono a lasciare nella vita di ognuno di noi un segno tangibile del loro passaggio. Pioggia, ecco cosa siete stati. Pioggia che rompe le scatole, bagna e infradicia il giardino. Che sporca l'auto e arriccia i capelli appena fatti. Ma che tanto poi passa, si infogna e scappa via a nascondersi sottoterra. Mentre noi, con le nostre vite misere e le nostre piccole illusioni, domani come fra vent’anni (finché morte non ci separi) saremo ancora là, a riappiccicare con la colla i pezzetti dei nostri sogni infranti da altri. E quella colla sei sempre tu, vecchia Robur. Ti vogliamo davvero bene. E non ti lasceremo mai da sola. Con la pioggia o col vento, col sole o con la neve, noi saremo là, da qualche parte dietro la rete, a cantare per te.
Gubbio - Siena: nel giorno in cui finisce l'era Gila e inizia quella Madda, la bussola della nostra passione punta dritta verso est. Chi siamo veramente? Dove vogliamo andare? Che faremo da grandi? Rispondiamo correttamente a queste domande e sarà più facile tornare al lavoro martedì, con il sorriso sulle labbra e il cuore leggero, come sempre succede dopo ogni vittoria della Robur.
… su quei gradoni, lì ci troverai!

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