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domenica 11 luglio 2021

La domenica di Franco. Zone depresse

Sarà, ma quando, come tutti gli anni, mi trovo a dover subire le afose giornate di caldo estivo, in testa mi frulla continuamente il testo di "Zone depresse".

Terza traccia di "Orizzonti perduti", "Zone depresse" è veramente la canzone dell'estate. O perlomeno di come io intendo l'estate. Una stagione fatta di caldo soffocante, di abbassamento di pressione, di nullafacenza indotta, di attesa rituale per qualcosa che quasi sempre è il nulla.

Sicuramente questa è una delle canzoni del filone autobiografico di Battiato, di quelle (e sono tante) che parlano di memoria, di vita vissuta, soprattutto di infanzia siciliana. E Franco, come spesso accade, si gira indietro e si riguarda, fra il serio ed il faceto, fra uno sguardo al contesto generale e qualche pennellata che descrive momenti particolari, quasi intimi. Ma si capisce che, ovunque si volti lo sguardo, esso è pieno d'amore nostalgico.

L'immagine che si ricava è quello di un sud arcaico, dove si va dal barbiere per fare due chiacchiere e leggere il giornale e dove le ragazze sono un sogno lontanissimo, fra occhiate ai balconi e sbirciate dentro le aule delle scuole di ballo. Un mondo fiabesco, senza tragedia, se non quella intima, nel momento in cui, non descritta, la fine arriva improvvisa per un non determinato soggetto.

Al tempo Franco viveva sempre a Milano, ma aveva già iniziato a fare molta spola con l'amata Sicilia. Regione che, ancora oggi, come tutto il Meridione italiano viene spesso designata come zona depressa da parte di chi, più in su, intende la vita in altro modo, con altra velocità, con altre priorità. E sarà proprio in una zona depressa che, dopo pochi anni, Battiato deciderà di passare il resto della sua vita, per seguire la sua stella, come poi canterà.

Musicalmente, la canzone è molto semplice, con la predominanza delle tastiere e della batteria elettrica, come al tempo spesso Franco utilizzava. Siamo di fronte quasi ad una nenia, che ha l'effetto di abbassare le frequenze, proprio come si deve fare in una zona depressa. Salvo il finale, quando forse riaffiora un ricordo infantile, una timida erezione legata ad un rubato sguardo ad saggio ginnico dell'altra/o, caratterizzato da un simpatico inserto in francese, cantato su un'aria di marcetta. Un guizzo, seppur tutt'altro che perentorio, per uscire dalla linea piatta della zona depressa.



Le domeniche pomeriggio d'estate, zone depresse. 

Donne sotto i pergolati a chiacchierare e a ripararsi un po' dal sole, 

uomini seduti fuori dai caffè. 

Poi la fine un giorno arrivò per noi; 

dammi un po' di vino con l'idrolitina. 

Problematiche, differenze di vita, zone depresse. 

Dal barbiere al sabato per chiacchierare e a turno leggere il giornale. 

Le ragazze in casa o fuori nei balconi; 

mi regali ancora timide erezioni; guardavo di nascosto i saggi ginnici nel tuo collegio. 

Deux pas en avant, deux pas en arrière, 

à droite à gauche, 

au contraire, 

faire un tour sur soi meme.

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