Alzi la mano chi, fra i non ossessivi compulsivi battiateschi, conosce questa canzone!
Poche mani in alto, evidentemente...
A me questo brano piace tantissimo, sia per il testo che (soprattutto) la musica. Quindi iniziamo da quest'ultima.
Canzone bella tosta, ballabile, ipnotica, molto funky-pop-elettro; in pratica è impossibile stare fermi. E con un finale di simil trance spettacolare, per gli amanti - come il sottoscritto - della musica elettronica. Si segnala inoltre un gradevole uso rockettaro della chitarra elettronica da parte di una delle componenti del gruppo MAB, che raccoglie quattro scatenate musiciste sarde-londinesi. Nel corso del brano, fra arpeggi di archi della Royal Philarmonic Orchestra e lunghe escursioni di sintetizzatori, si inserisce più volte un meraviglioso campionamento del gruppo Egschiglen, con ripresa di un brano tradizionale mongolo. Come spesso accade, il campionamento pare essere nato per stare lì, proprio dove Franco lo mette: incredibile. Per altri tratti della canzone, la voce spesso distorta di Battiato è doppiata da un contrappunto femminile, di origine non nota, ma probabilmente appartenente ad una delle componenti del gruppo MAB. Interessante il ritornello in sonorità orientaleggiante cinese.
Passiamo alla sostanza del testo. Testo che si inserisce in un filone molto caro all'ultimo Battiato, quello che canta lo spaesamento dell'uomo contemporaneo, che si muove in un vuoto (come da titolo dell'album in cui la canzone si trova) che non dà punti di riferimento, che produce caos e mancanza di progettualità, nonostante il richiamo accorato del cantante. Egoismo, paura, timore, mancanza di lucidità: queste le caratteristiche che proviamo quotidianamente. Eppure, Battiato ci ha insegnato molti metodi per gestire la situazione e ribaltarla a nostro vantaggio. In questo caso, ci indirizza ancora una volta verso le enormi potenzialità della nostra mente, di fatto indistruttibile. Mente che crea realtà, che può evidentemente anestetizzare il vuoto, inteso nel senso negativo dell'accezione. E non importa quante stelle e quanti pianeti si possano riflettere in un lago e nemmeno quanti universi possiamo immaginare: è la mente la padrona di tutto.
Verrebbe da dire, vedendo la isteria collettiva in cui siamo caduti in questi giorni, che bisognerebbe davvero utilizzarla di più.
I knock at your door
But sometimes a vague fear which I cannot describe
Avrai un progetto o no per la tua vita?
Andiamo
When I reach the selfish stage I enjoy a certain pleasure
But sometimes a vague fear which I cannot describe
Avrai un progetto o no per la tua vita?
Adesso
And stars are reflected in a lake
No matter how many universes there are
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