Oggi tocca a "L'esodo", contenuto nell'album "L'arca di Noè" del 1982. Successivo al successone de "La voce del padrone", l'album rappresentò, come sempre è capitato nella storia musicale di Battiato, una cesura abbastanza netta dal precedente, tanto che qualcuno al tempo rimase molto deluso per non aver ascoltato il bis di "Centro di gravità permanente". Al contrario, le sette canzoni inserite rappresentano, ognuna per conto proprio, sette gioielli da ascoltare e riascoltare.
Il testo de "L'esodo" non è di Battiato, ma di tale Tommaso Tramonte (che nello stesso LP firma anche "Clamori", probabile nostra successiva canzone da approfondimento), che poi scrisse anche altri pezzi battiateschi. Si scoprì poi che si trattava di Henri Thomasson, scrittore e mistico francese allievo di Gurdjieff. Sicuramente Battiato rimise mano e contribuì alla scrittura finale del brano.
"L'esodo" è sorprendente. Battiato immagina temi attualissimi, ma al tempo (1982) poco conosciuti. Si anticipa ad esempio il tema della globalizzazione (la terza rivoluzione industriale), che avrebbe portato ad una guerra nucleare - per ora scampata - e quindi ad un esodo, un grande esodo, per i giovani del futuro, quasi a delineare non tanto e non solo una fuga da una catastrofe, ma un inizio di una nuova era. E si descrive benissimo, con straordinaria lucidità, il motivo dell'esodo: la fine dell'imperialismo degli invasori russi e del colonialismo inglese e americano. Ciò per rappresentare come superate e fallimentari le esperienze di comunismo e capitalismo, due ideologie e due mondi politici che non solo non avrebbero soddisfatto le masse, ma anzi avrebbero provocato sciagure e tragedie. Si cita quindi il problema dell'innalzamento delle temperature climatiche, ma ancora una volta si dipinge questo grande esodo, questa moltitudine che arriva da tutte le parti, come una massa di persone in festa: forse perchè poco coscienti della catastrofe, o forse perchè felici di avviarsi verso un nuovo inizio?
Innegabile, come spesso succedeva nelle canzoni di Battiato del periodo, una critica diretta e feroce verso il modus vivendi del mondo, soprattutto occidentale. Un mondo che ha evidentemente fallito nella sua stupida idea di sviluppo non sostenibile, che ora deve fare i conti con la propria fine. Ma alla fine si sottende l'idea che questa coda interminabile di persone facenti parte dell'esodo (che dovessero entrare forse nell'arca da cui prende il nome l'album?) si trovi in uno stato di contentezza perchè attori di un nuovo inizio, svincolato dalla terza rivoluzione industriale e dalle catastrofi che essa ha apportato.
Il magnifico testo è accompagnato da una base musicale interessantissima. Si parte con un coro poderoso in tedesco, per poi sfociare in un battito di sottofondo di basso e sinth, che pare scandire i passi della folla in esodo, un battito continuo e martellante, sostenuto nelle parti centrali da un refrain di archi sempre più sostenuto. Ma probabilmente la sorpresa più grande è alla fine, quando, terminato il testo, per circa 30 secondi si tiene fissa una nota con i sintetizzatori.
Ultima notazione riguardo al video che accompagna la canzone. Il video è girato in Tunisia e mostra Battiato solo nel deserto, creando uno stato di forte contrapposizione con il testo che parla di moltitudine, folla, code.
"L'esodo" è canzone visionaria, anticipatrice, distopica. Nel 1982 Battiato aveva già visto tanto del futuro.
Prima che la terza Rivoluzione Industriale
Provochi l'ultima grande esplosione nucleare
Prepariamoci per l'esodo
Il grande esodo
Un esodo
Per noi giovani del futuro
Provochi l'ultima grande esplosione nucleare
Prepariamoci per l'esodo
Il grande esodo
Un esodo
Per noi giovani del futuro
Fine dell'imperialismo degli invasori russi
E del colonialismo inglese e americano
Prepariamoci per l'esodo
Il grande esodo
Un esodo
Per noi
E del colonialismo inglese e americano
Prepariamoci per l'esodo
Il grande esodo
Un esodo
Per noi
Nelle vie calde la temperatura s'alzerà
Moltitudine, moltitudine
Non si erano mai viste
Code tanto grandi, tanto lunghe
Tanto grandi, tanto lunghe
Moltitudine, moltitudine
Non si erano mai viste
Code tanto grandi, tanto lunghe
Tanto grandi, tanto lunghe
Moltitudine, moltitudine
Mamma mia che festa
Mamma mia che festa
Arriveranno da tutte le parti
Dalle città, dalle campagne
Dal nord (sud), dal sud (da ponente, da levante) per l'esodo
Il grande esodo
Un esodo
Per noi
Dalle città, dalle campagne
Dal nord (sud), dal sud (da ponente, da levante) per l'esodo
Il grande esodo
Un esodo
Per noi
Nelle vie calde la temperatura si alzerà
Moltitudine, moltitudine
Non si erano mai viste
Code tanto grandi, tanto lunghe
Tanto grandi, tanto lunghe
Moltitudine, moltitudine
Non si erano mai viste
Code tanto grandi, tanto lunghe
Tanto grandi, tanto lunghe
Moltitudine, moltitudine
Mamma mia che festa
Mamma mia che festa
("L'esodo", 1982, "L'arca di Noè")
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